Formatosi a Firenze a partire dal 1855, il movimento nacque come reazione all’inerzia formale delle Accademie, ma fu molto più di questo. I Macchiaioli erano un gruppo di pittori italiani attivi in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento che, rompendo con le convenzioni antiquate insegnate dalle accademie d’arte italiane, credevano che le aree di luce e ombra, o “macchie” fossero le componenti principali di un’opera d’arte. Dal 3 febbraio al 14 giugno 2026, Palazzo Reale ospita per la prima volta una delle più importanti retrospettive sul movimento, curata da Francesca Dini, Elisabetta Matteucci e Fernando Mazzocca.
Quando l’arte divenne militanza politica
Molti dei membri avevano partecipato ai moti del 1848 e alla continua lotta risorgimentale. Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini: non erano solo pittori, erano combattenti. Attraverso oltre 90 opere provenienti dai principali musei italiani e da collezioni private, la mostra racconta un arco temporale che va dal 1848 al 1873, l’anno della morte di Giuseppe Mazzini. Una scelta non casuale: i macchiaioli cercarono di contribuire con le loro opere alla rinascita e all’unificazione dell’Italia, e con la scomparsa del loro ispiratore politico si esaurì anche la loro carica rivoluzionaria.
Il Caffè Michelangelo e la nascita di un linguaggio nuovo
Si ritrovavano nel Caffè Michelangelo, dove discutevano e riflettevano su tutte le tematiche artistiche. In quella saletta fumosa, tra dibattiti accesi e visioni condivise, nacque una tecnica pittorica rivoluzionaria. La teoria della macchia fa sì che la visione delle forme sia creata dalla luce attraverso macchie di colore, distinte, accostate e sovrapposte ad altre. Diego Martelli, critico e mecenate, e pittori come Adriano Cecioni teorizzarono questo nuovo modo di vedere, mentre nelle campagne toscane gli artisti traducevano in pennellate la loro visione del vero.
Un’illusione magnifica che divenne storia
Nel settembre del 1861, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti al parco delle Cascine di Firenze per celebrare l’Unità d’Italia, fu un evento ufficiale di rilievo significativo. Ma gli ideali risorgimentali non si realizzarono come sperato. La società nuova sognata dai Macchiaioli rimase un’aspirazione incompiuta. Eppure la loro arte sopravvisse, ottenendo nei decenni il meritato riconoscimento. L’esposizione milanese, che rientra nel programma culturale delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 e vede come partner l’Istituto Matteucci di Viareggio, restituisce attraverso nove sezioni questa esperienza irripetibile: quando giovani pittori credettero di poter cambiare la società attraverso la bellezza e la verità della luce.

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