A Milano è in corso la retrospettiva dedicata all’artista scozzese scomparso lo scorso marzo: oltre 80 opere al Museo della Permanente raccontano la sua poetica noir tra glamour e malinconia.
Un destino segnato tra miniere e pennelli
La storia di Jack Vettriano sembra scritta da Dickens: figlio di minatori nella fredda contea di Fife, in Scozia, inizia a lavorare a dieci anni per aiutare la famiglia. A sedici abbandona la scuola per diventare apprendista tecnico minerario. La sua esistenza poteva finire lì, inghiottita dalle gallerie di carbone del Mare del Nord. Invece, a ventun anni, una ragazza gli regala una scatola di acquerelli per il compleanno. Quel gesto cambia tutto.
Jack Hoggan – questo il suo nome all’anagrafe – comincia a dipingere da autodidatta, di nascosto, copiando gli impressionisti nelle ore rubate al buio delle miniere. Ci vorranno quasi quindici anni prima che riesca a esporre i suoi quadri in un ambiente professionale: nel 1988, alla Royal Scottish Academy di Edimburgo, entrambe le sue opere vengono vendute il primo giorno. È l’inizio di una carriera che lo porterà a diventare uno dei pittori britannici più venduti e controversi della sua epoca.
L’eredità italiana e il nome d’arte
Il trasferimento a Edimburgo coincide con la fine del matrimonio e la scelta di un nuovo nome: Vettriano, mutuato dal cognome della madre, figlia di un emigrante italiano di Belmonte Castello, in provincia di Frosinone. Un tributo alle radici mediterranee che si intreccia con la nebbia scozzese delle sue tele, dove donne dalla bellezza conturbante e uomini eleganti si muovono in atmosfere sospese tra sogno e realtà.
I suoi quadri evocano il cinema noir degli anni Quaranta, con scene ambientate in lussuose camere d’albergo, club esclusivi, sale da ballo. Il maggiordomo cantante (The Singing Butler), la sua opera più celebre, raffigura una coppia che danza sulla battigia durante una tempesta, protetta dagli ombrelli di una cameriera e di un maggiordomo che, nell’immaginazione dell’artista, intona Fly me to the moon di Frank Sinatra. Nel 2004 il quadro venne battuto da Sotheby’s per quasi 750.000 sterline, cifra record per un artista scozzese vivente.
Il successo contro la critica
La carriera di Vettriano è stata una battaglia continua contro l’establishment artistico britannico, che non gli ha mai perdonato la formazione da autodidatta e lo ha accusato di proporre un’estetica superficiale. Eppure il pubblico lo amava: le sue stampe sono diventate tra le più vendute al mondo, le sue immagini hanno decorato copertine di libri per editori come Adelphi, Sellerio e Rizzoli. Persino Jack Nicholson, Sir Alex Ferguson e Sir Tim Rice hanno acquistato le sue opere.
Nel 2004, anno d’oro per l’artista, la Regina Elisabetta II lo insignisce dell’onorificenza OBE (Ordine dell’Impero Britannico) per i servizi alle arti visive. La retrospettiva del 2013 alla Kelvingrove Art Gallery di Glasgow attira 123.300 visitatori, battendo il record di presenze detenuto da una mostra di Van Gogh del 1948.
L’ultima mostra a Milano
Vettriano muore il primo marzo 2025 nella sua casa di Nizza, all’età di 73 anni, per cause naturali. Pochi giorni prima, il 26 febbraio, si era inaugurata a Bologna la sua prima mostra italiana a Palazzo Pallavicini. Ora il Museo della Permanente di Milano gli dedica una retrospettiva (aperta fino al 25 gennaio 2026) con oltre 80 opere: nove oli su tela, lavori su carta museale a tiratura unica, fotografie dello studio dell’artista realizzate da Francesco Guidicini, ritrattista ufficiale del Sunday Times, e un video in cui Vettriano racconta la sua evoluzione stilistica.
La mostra, curata da Francesca Bogliolo e organizzata da Pallavicini s.r.l. in collaborazione con Jack Vettriano Publishing, è un viaggio nelle atmosfere che hanno reso inconfondibile il suo stile: quella sensualità malinconica, quel romanticismo inquieto che ha conquistato milioni di persone nel mondo, trasformando il minatore diventato pittore in un’icona pop dell’arte contemporanea.
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