Parlami di Lucy, opera postuma del regista Giuseppe Petitto, arriverà al cinema il 19 aprile mettendo in scena un sofisticato dramma psicologico dalle tinte noir.
Questo è inoltre il suo primo ed ultimo passo nel cosiddetto cinema di finzione dopo una carriera volta esclusivamente al mondo dei documentari.
Nicole è una donna attenta a controllare la propria vita fin nei minimi dettagli. Sua figlia Lucy è una bambina di otto anni taciturna e solitaria e suo marito Roman, invece, è un uomo ancora affascinante e colpevole di aver messo a repentaglio il loro matrimonio per una relazione clandestina. Sogni inquietanti ed inspiegabili eventi iniziano a tormentare la quotidianità di Nicole. Oscure presenze si manifestano sia all’esterno che all’interno della solitaria villa di montagna. La vita di Lucy è chiaramente in pericolo e la protagonista deve trovare la forza di mettere tutto in discussione pur di salvarla da un’ignota minaccia. Più Nicole crede di avvicinarsi alla soluzione di quello che ormai era diventato un incubo, più il pericolo si mostra tangibile.
Concepito come un dramma psicologico, ogni elemento della trama viene percepito solamente ed esclusivamente sotto un unico punto di vista, quello della protagonista. Parlami di Lucy è in sostanza una minuziosa indagine introspettiva che coinvolge non solo i personaggi, ma anche il pubblico in sala. Ciò che all’inizio sembrava inspiegabile e confusionario alla fine appare lineare e sensato senza però dare una vera spiegazione allo spettatore che dunque rimane fino alla fine senza parole. Un film dal climax crescente che si conclude proprio nel suo massimo apice. L’evento scatenante viene finalmente mostrato, il mistero viene risolto e il personaggio di Roman, il marito fedifrago, ottiene anche la sua redenzione.
Questa pellicola si potrebbe tranquillamente definire come una sorta di ricerca della verità. Più Nicole si sforza a capire l’origine di questi eventi paranormali e più essi peggiorano. Proprio quando credeva di essersi avvicinata alla realtà dei fatti ecco che tutto viene inspiegabilmente stravolto e si ritrova di nuovo al punto di partenza. Solo dopo un doloroso percorso interiore, la protagonista capisce che le spiegazioni che sta cercando sono strettamente legate ad un segreto insopportabile con cui dovrà convivere per tutta la vita. Le opzioni che si presentano sono dunque due: o continuare a vivere senza verità oppure prenderne coscienza.
Anche l’ambientazione gioca un ruolo fondamentale nella comprensibilità della trama. Si potrebbe quasi affermare che sia un personaggio a se stante. Il racconto infatti si sviluppa quasi interamente tra le mura della villa, in una zona montana completamente isolata e nel bel mezzo del nulla. Sentieri pericolosi e vaste pareti rocciose circondano l’abitazione come a simboleggiare il tortuoso e doloroso percorso introspettivo che Nicole dovrà affrontare per ottenere la verità.
Ciò che rende davvero interessante e completamente innovativo è lo sviluppo psicologico della protagonista. Nicole è infatti un personaggio che all’inizio, per come è stata caratterizzata, non incontra per niente il favore dello spettatore. Si presenta infatti come fredda, cattiva ed obsoleta, per farla breve la classica casalinga depressa attenta esclusivamente alle apparenze. Però, mentre la storia si sviluppa, la sua umanità inizia a rivelarsi e il pubblico in sala inizia a provare persino pena per lei.
Parlami di Lucy è dunque un racconto complesso dal ritmo incalzante che tende a coinvolgere anche lo spettatore all’interno della vicenda. Una storia intensa ed enigmatica che cerca di mettere in luce fino a dove si spinge l’amore materno per i propri figli.
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