Rabbrividendo, compresi che ciò che aveva sofferto ultimamente perdurava non soltanto da settimane o mesi, ma da anni ormai.

Tommy e io affrontammo questo argomento e la sua versione di come iniziarono i suoi guai mi confermò della convinzione di quella notte.

«Un giorno, forse non molto lontano, imparerai come si ci sente». Così rimani in attesa, anche se non sai esattamente di cosa, in attesa del momento in cui comprenderai che sei davvero diversa da loro; che là fuori ci sono persone che non ti odiano o ti augurano alcun male, ma che tuttavia rabbrividiscono al solo pensiero di una come te e che sono terrorizzate all’idea che la tua mano sfiori la loro. La prima volta che cogli l’immagine di te attraverso gli occhi di una persona simile, è una sensazione tremenda.

Forse ognuno di noi a Hailsham nascondeva dei piccoli segreti come quello – minuscoli rifugi fatti di niente dove rimanere soli con le nostre paure e i nostri desideri. Il solo fatto di provare simili bisogni, tuttavia, a quel tempo ci sembrava sbagliato – come se in un certo senso deludessimo le aspettative che gli altri avevano riposto in noi.

Poi, quando ci ripenso, sento che quell’immagine di noi il primo giorno, stretti in gruppo davanti alla casa colonica, non è poi così strana dopotutto. Perché forse, in un certo senso, non ci eravamo lasciati alle spalle quello che ritenevamo di aver abbandonato. Perché, sotto sotto, una parte di noi rimase sempre così: timorosa del mondo intorno e – non importa quanto ci disprezzassimo per questo – incapaci di staccarci l’uno dall’altra.

Ciò che intendo dire è che tutti noi stavamo lottando per adattarci alla nostra nuova vita, e immagino che tutti noi facessimo cose che avremmo rimpianto in seguito. Soffrii per le parole di Ruth allora, ma non ha senso tentare di giudicare lei o chiunque altro per come si comportò durante i primi tempi ai Cottages.

Guardai di nuovo Chrissie e Rodney di fronte a me che fissavano Ruth, e cercai di interpretare le espressioni sui loro volti. Chrissie appariva insieme spaventata e speranzosa. Rodney sembrava sulle spine, come se non si fidasse di sé stesso, come se pensasse di non riuscire a trattenere qualche parola sconsiderata che non avrebbe dovuto pronunciare.

Negli occhi di Tommy era apparsa un’espressione che mi aveva fatto mancare il fiato. Una di quelle che non gli vedevo da tempo, e che apparteneva al Tommy che aveva costretto i compagni a barricarsi in classe mentre rovesciava i banchi a calci. Poi quello sguardo svanì: sollevò la testa verso il cielo ed emise un respiro profondo.

Poi c’è la solitudine. Cresci circondata da moltissime persone, che sono sempre state il tuo mondo, e all’improvviso sei diventata un’assistente. Passi ora dopo ora sola, in giro per l’intero paese, da un centro all’altro, da un ospedale all’altro, negli ostelli dove trascorri le notti, senza nessuno con cui condividere le tue angosce, nessuno con cui ridere.

Così quella sensazione mi afferrò di nuovo, sebbene cercassi di allontanarla: la sensazione che fosse ormai troppo tardi; che c’era stato un tempo in cui tutto avrebbe avuto un senso, ma che avevamo perso l’occasione, e che ci fosse qualcosa di ridicolo, di riprovevole addirittura, nel modo in cui stavamo pensando di pianificare il futuro.

L’unica concessione che mi regalai, un’unica volta, un paio di settimane dopo che Tommy ebbe completato il suo ciclo, fu di andare nel Norfolk, anche se non ce n’era alcun bisogno. Non stavo cercando niente di particolare, e non andai su fino alla costa. Forse avevo soltanto voglia di vedere tutti quei campi regolari e gli enormi cieli grigi.

La fantasia non andò mai al di là di questa immagine – non glielo permisi – e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata. Aspettai un poco, poi tornai verso l’auto e mi allontanai, ovunque fossi diretta.

 

Hailsham è considerato da molti il miglior collegio del paese. Collegio dove vivono dei bambini che non sono dei veri e propri orfani. Bambini che vengono istruiti e accuditi da dei tutori. In questo particolare collegio imparano le scienze, la letteratura, lo sport e l’arte.

Tra questi ci sono Kathy, Tommy e Ruth. Ognuno con la propria personalità, il proprio carattere e le proprie capacità.

Kathy riesce a cogliere ogni aspetto e turbamento di Tommy, sempre in modo discreto e mai invadente.

Tommy che in età preadolescenziale inizia ad avere problemi a relazionarsi con gli altri compagni del collage per i suoi scatti d’ira.

Ruth è da sempre la più pacata e altruista del gruppo.

Gli anni passano, i sentimenti cambiano le domande a cui non sempre troveranno risposte si moltiplicano.

Li seguiremo fino all’età adulta quando per loro le strade si divideranno per le inevitabili decisioni che avranno preso.

Tra Kathy, Tommy e Ruth nasce un’amicizie e in seguito un amore che durerà per tutta la loro vita.

Scrittura lineare, storia non proprio facile da digerire. Il lettore si troverà non sempre ad accettare gli sviluppi che lo scrittore ha deciso di intraprendere.

Ishiguro ci pone difronte a un dilemma che ognuno di noi affronterebbe in modo diverso se quello che viene raccontato nel libro fosse reale.

Voi cosa fareste se sapeste di essere stati “creati” per rimpiazzare gli organi non più funzionanti di un essere umano che ha ceduto le proprie cellule alla scienza della clonazione?

Diventereste donatori o assistenti?

Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, Corpi di ricambio

Non lasciarmi
di Kazuo Ishiguro
Einaudi (291 pp.)