Ecco il segreto, ha detto Ernest, ridurre al minimo le pretese di felicità.
«Gli astri predispongono e non predestinano». Ho pensato, se gli astri non predestinano, tu papà cosa potevi saperne dell’avvenire?
Trovo abbastanza ignobile questo modo silenzioso che hanno gli uomini di restituirti al corso del tempo. Come se bisognasse ricordarci, a ogni buon conto, che l’esistenza è discontinua. … Scegliamo dei volti fra gli altri, ci inventiamo delle boe per segnare il corso del tempo. Tutti vogliono avere qualcosa da raccontare.
Un giorno bisognerebbe studiarlo, questo particolare silenzio dei viaggi in macchina, della notte, quando si torna a casa dopo aver sfoggiato una serenità a uso e consumo degli altri, un misto di conformismo e autoinganno.
La luce dei luoghi chiusi mi aggredisce nell’intimo. Colpisce gli oggetti e mi colpisce l’anima. Certe luci sopprimono in me ogni senso di futuro.
Il tempo modifica perfino l’anima dei volti.
Se sapesse a che punto Roquebrune abbia perso ogni significato per me. A che punto quel passato si sia dissolto e volatizzato. Due persone vivono fianco a fianco e ogni giorno la loro immaginazione li allontana in modo sempre più definitivo.
Gli oggetti si accumulano e diventano inutili. E noi uguale. Tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi è già passato. Non sono triste. Le cose sono fatte per svanire.
Ci sono parole che in certi casi non vanno dette. È uno strano imperativo, consolami. Tra tutti gli altri imperativi (molti non lo fanno), consolami è inimmaginabile. Quello che voglio veramente non si può verbalizzare.
Non sono sicuro di voler sentire altre parole. I poeti non hanno la percezione del tempo. Ti trascinano in una spirale di malinconie inutili. Da qualche parte dentro di me lui ha lasciato una traccia che non riesco a definire. È un sapore di tristezza. Una cosa impalpabile, più profonda di quanto si possa supporre, e che non ha niente a che vedere con il reale.
Non si parla abbastanza dell’influenza che hanno i luoghi sui sentimenti. Certe nostalgie tornano a galla senza preavviso. Gli individui cambiano natura, come nelle favole.
Ecco cos’era essere giovani, avere la vita davanti. Niente di niente. Un baratro profondo. Ma non un baratro in cui precipiti. Questo è in alto, ce l’hai di fronte.
… essere felici è un talento. Non puoi essere felice in amore se non hai un talento per la felicità.
Una donna chiedeva al confessore, bisogna cedere alla tristezza, oppure combattere e reprimerla? Il confessore aveva risposto, trattenere i singhiozzi non serve a niente. La tristezza ci resta dentro da qualche parte.
Ho pensato a Ernest, mio marito, è uguale a quelle ombre fosche. Subdolo, bugiardo, senza pietà. E pure io deve avere qualche rotella fuori posto per aver cercato di farmi amare da quest’uomo. Le donne soccombono al fascino degli uomini terribili perché gli uomini terribili si presentano mascherati come a un ballo.
Viviamo nel miraggio della ripetizione, come il sole che si alza e va a dormire.
Un libro fatto di racconti, ogni racconto ha un protagonista che in qualche modo è legato al protagonista di un altro racconto.
Il modo migliore per leggere il libro è farsi una mappa di ogni singolo protagonista e magari annotare qualche dettaglio perché poi sarà antagonista di un altro racconto.
Un gruppo di personaggi, che in qualche modo sono legati gli uni alle esistenze degli altri, ci racconta, a volte in modo banale, surreale, triste, patetico, bambinesco, tagliente, la loro esistenza e il sistema di vivere le loro vite vuote o insoddisfacenti e il modo che hanno di cercare la felicità. Perché la felicità è come un talento: da solo non basta ma va coltivato.
La scrittura di Yasmina Reza, attraverso il racconto dell’esistenza dei protagonisti, ci rivela vite fatte di violenza, solitudine, disperazione, risentimento, illusione e inganno.
Un libro spietato e tagliente che, anche se sembra scritto di getto, scava nel profondo dell’animo umano e dell’esistenza di ogni singolo personaggio mettendo a nudo le illusioni, le fragilità, la cattiveria, l’incapacità di dare una svolta alla propria vita e perseguitare a viverla arrivando addirittura a mentire a sé stessi.
Perché si ha tutti bisogno di raccontare i propri segreti, anche quelli più ridicoli, più profondi, più angoscianti, anche quando ci si vergogna, anche quando il “segreto” non è nostro ma ci avvolge come la pellicola con il formaggio, e Yasmina Reza ce li racconterà tutti senza indugi di parole.
Può sembrare un libro banale e mal scritto ma in realtà è un’analisi profonda dell’animo umano.
Felici i felici
di Yasmina Reza
Adelphi
traduzione di Maurizia Balmelli