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#Ti va di scrivere un libro su di me?

Spesso andavamo insieme a fumare sulla scala o a bere un caffè e gradualmente ci abituammo l’uno all’altro, come ci si abitua a un vestito nuovo, che si appende per qualche tempo nell’armadio prima di osare metterselo.

«Il mistero consiste nel vuoto che c’è in mezzo», disse, «quello che non si vede, gli assi di simmetria».

«Le asimmetrie hanno sempre una causa», disse Agnes. «È l’asimmetria che rende la vita anche solo possibile. La differenza tra i sessi. Il fatto che il tempo corra solo in una direzione. Le asimmetrie hanno sempre una causa e un effetto».

«Non sei felice di come stiamo vivendo?»

«Al contrario», dissi, «ma la felicità non porta a dei buoni racconti. La felicità non si lascia descrivere. È come la nebbia, come il fumo, trasparente e fugace. Hai mai visto un pittore capace di dipingere il fumo?»

Ci recammo all’Art Institute di Chicago e tentammo di trovare un quadro raffigurante la nebbia o il fumo, oppure delle persone felici.

«La felicità la si dipinge con dei punti, l’infelicità con delle linee», disse. «Se vuoi descrivere la nostra felicità, devi fare tanti piccoli punti, come Seurat. E che si tratta di felicità, lo si vedrà solo a distanza».

 

Un libro che è come la nebbia quando rimane sospesa nell’aria. A tratti risulta claustrofobico. Nel leggerlo si ha la sensazione di tristezza sin dai primi paragrafi. Intenso e malinconico. Bellissimo lo stile narrativo.

L’incipit fa presagire il finale e malgrado ciò non si ha la voglia di arrivare alla fine non perché già si intuisce la svolta che la storia tra i due protagonisti prenderà, tutt’altro, il motivo è che un libro così meravigliosamente scritto non vorremmo finisse mai.

L’incontro tra un uomo e una donna in una biblioteca di Chicago, lui rimane così folgorato dal suo sguardo e decide di aspettare che si alzi dalla sedia dove è seduta per poi raggiungerla presso il caffè. La saluta e da lì inizia il loro rapporto.

Lui è svizzero e sta scrivendo un romanzo, lei è americana e studia fisica e suona il violoncello.

Il protagonista è quasi asettico, algido non è capace di trasmettere coinvolgimento e sentimenti ad Agnes la quale, invece, brama a tale desiderio.

Il finale, non è un vero e proprio finale, il lettore avrà modo di riflettere sull’incapacità di comunicazione tra due persone. Di certo è una storia che il lettore si porterà dietro per un po’.

Non è uno dei libri migliori che abbia letto ma lo stile narrativo, la trama insolita fanno si che ve ne consigli la lettura a patto che non amiate le storie tristi e dal finale “vissero tutti felici e contenti.

Recensione Agnes di Peter Stamm, #Ti va di scrivere un libro su di me?

Agnes
di Peter Stamm
Neri Pozza 2001 (155 pp.)
traduzione di Francesca Gimelli

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