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The Rasmus: il ritorno a Milano del fenomeno rock finlandese

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Era il dicembre del 1994 quando quattro adolescenti finlandesi salirono su un palco improvvisato nella loro scuola superiore di Helsinki per esibirsi alla festa di Natale. Lauri Ylönen, Eero Heinonen, Pauli Rantasalmi e Jarno Lahti avevano quindici anni e chiamavano la loro band Sputnik, prima di ribattezzarla semplicemente Rasmus. Nessuno di loro poteva immaginare che quella sarebbe stata la prima tappa di una carriera straordinaria che li avrebbe portati a vendere oltre cinque milioni e mezzo di dischi in tutto il mondo.

La storia dei The Rasmus è intessuta di quella determinazione tipicamente nordica, fatta di silenzi eloquenti e passioni che bruciano sotto la superficie ghiacciata. Nel 1995 registrarono il loro primo EP, 1st, attraverso un’etichetta indipendente, vendendo mille copie in poche settimane. Un risultato impressionante per una band di liceali che suonava un funk rock ispirato ai Red Hot Chili Peppers. La Warner Music Finland se ne accorse immediatamente, offrendo loro un contratto che nel 1996 si concretizzò con l’album di debutto Peep, disco d’oro in patria.

Ma è con il secondo e terzo album, Playboys (1997) e Hell of a Tester (1998), che i Rasmus iniziarono davvero a farsi notare oltre i confini finlandesi. Il singolo Liquid divenne una presenza costante su MTV Nordic, votato canzone dell’anno dalla critica musicale finlandese. La band si faceva le ossa aprendo i conceri di mostri sacri come Garbage, Red Hot Chili Peppers, Rancid e Dog Eat Dog.

The Rasmus feat. Tyler Connolly of Theory of a Deadman - Creatures of Chaos (Lyric Video)

La metamorfosi: quando l’oscurità diventa arte

Nel 2000 arrivò una svolta fondamentale. La band aggiunse l’articolo “The” al proprio nome per evitare confusione con un DJ svedese omonimo, e soprattutto cambiò formazione: il batterista Aki Hakala, che fino a quel momento aveva venduto merchandising ai loro concerti, sostituì Janne Heiskanen dietro le pelli. Con Into (2001), il quarto album, i The Rasmus abbandonarono definitivamente il funk delle origini per abbracciare un rock più diretto e melodico. Il disco debuttò al primo posto in Finlandia e conquistò il doppio platino.

Ma la vera esplosione arrivò nel 2003 con Dead Letters, l’album che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Registrato negli studi svedesi con i produttori Mikael Nord Andersson e Martin Hansen, il disco rappresentava una metamorfosi completa: sound più pesante, atmosfere gotiche, testi introspettivi e carichi di inquietudine esistenziale. Lauri Ylönen stava attraversando un periodo difficile, sentendo il peso della fama e l’ansia di dover affrontare il servizio militare obbligatorio finlandese.

In the Shadows nacque quasi per caso durante un soundcheck. Mentre Lauri finiva di pranzare seduto dall’altra parte della sala, i suoi compagni iniziarono a suonare il riff principale. Tra un boccone e l’altro di panino, il frontman cominciò a canticchiare quella melodia che sarebbe diventata il loro biglietto per la gloria mondiale. Curiosamente, Lauri non voleva nemmeno pubblicarla come singolo: fu l’etichetta discografica a insistere, e quella decisione cambiò tutto.

Il fenomeno globale che nessuno si aspettava

Quando In the Shadows uscì nel febbraio 2003, l’effetto fu devastante. Il brano scalò le classifiche di tutta Europa e Oceania, raggiungendo il terzo posto nel Regno Unito e conquistando la vetta in Germania, Finlandia, Nuova Zelanda e altri paesi. La canzone conteneva quello che gli esperti avrebbero poi chiamato “millennial whoop”, un pattern vocale melodico che sarebbe diventato onnipresente nella musica pop del nuovo millennio. I The Rasmus ne erano stati pionieri inconsapevoli.

Il successo fu tale che due dirigenti musicali tedeschi decisero di distribuire Dead Letters in tutta Europa, sicuri che sarebbe stato “la prossima grande cosa”. Avevano ragione: l’album vendette oltre un milione e settecentomila copie, conquistando otto dischi d’oro e sei di platino. Fu il primo disco finlandese a entrare nella top ten britannica, un traguardo storico per la scena rock del paese scandinavo.

MTV Europe trasmetteva il video di In the Shadows in continuazione, e la band si ritrovò catapultata in un vortice di tournée internazionali. Viaggiavano più di duecento giorni all’anno, aprendo i concerti di HIM e Roxette, conoscendo un successo che Lauri stesso avrebbe definito “travolgente”. Era il sogno che si avverava, ma anche un incubo di pressioni e aspettative.

Il battesimo del fuoco al Reading Festival

Non tutto, però, fu rose e fiori. Il 29 agosto 2004, i The Rasmus vissero quello che Lauri ricorda ancora oggi come il momento più doloroso della loro carriera. Al Reading Festival, uno dei più prestigiosi d’Europa, la band fu inserita in una line-up dominata da artisti hardcore e metal. Appena saliti sul palco, una pioggia di bottiglie, fango e oggetti vari iniziò a piovere dal pubblico. Uno striscione tra la folla recitava minacciosamente: “Burn The Rasmus”.

Riuscirono a suonare solo First Day of My Life – titolo tristemente ironico – prima che una bottiglia colpisse il bassista Eero Heinonen vicino all’occhio, facendolo sanguinare. “Piansi dopo,” confesserà anni dopo Lauri. “Ero così entusiasta di suonare al Reading, c’ero andato come turista in passato. Ma quando Eero fu colpito, pensai: ‘Al diavolo, non voglio che nessuno perda la vista per questo’.” Fu l’unico concerto che i The Rasmus non completarono mai.

Eppure, quella dolorosa esperienza non li fermò. Continuarono a macinare chilometri e palcoscenici, pubblicando album di successo come Hide from the Sun (2005), che vendette quattrocentomila copie nel mondo, e Black Roses (2008), registrato tra Helsinki, Nashville, Stoccolma, Singapore, Berlino e persino in Grecia.

Il sodalizio con le leggende del rock

Durante le registrazioni di Black Roses, i The Rasmus incontrarono nella Repubblica Dominicana il leggendario produttore Desmond Child, l’uomo dietro ai successi di Kiss, Bon Jovi, Aerosmith e Alice Cooper. Fu l’inizio di una collaborazione che avrebbe segnato profondamente il loro suono. Nel 2022, proprio con Child, crearono Jezebel, il brano con cui rappresentarono la Finlandia all’Eurovision Song Contest, classificandosi ventunesimi ma conquistando comunque il pubblico internazionale.

Un altro incontro memorabile fu quello con James Hetfield dei Metallica, quando i The Rasmus aprirono un loro concerto in Sudafrica. Il frontman dei giganti del metal li cercò per ringraziarli personalmente: suo figlio era un grande fan e aveva difficoltà a trovare i loro album negli Stati Uniti. Lauri corse immediatamente a recuperare alcune copie dal backstage. Hetfield lodò la loro musica, citando influenze dei Def Leppard che avevano effettivamente ispirato il giovane Ylönen. Un cerchio che si chiudeva, considerando che la prima canzone mai suonata dai Rasmus nel concerto scolastico del 1994 era stata proprio Master of Puppets dei Metallica.

L’addio del chitarrista storico e la nuova energia

Nel gennaio 2022 arrivò una notizia che scosse i fan: Pauli Rantasalmi, chitarrista e membro fondatore, lasciò la band dopo ventotto anni. La separazione fu amichevole, dettata dal desiderio di Pauli di seguire un proprio percorso artistico. Al suo posto entrò Emilia “Emppu” Suhonen, portando una ventata di energia fresca e una prospettiva nuova al sound consolidato della band.

Proprio in quel periodo i The Rasmus stavano lavorando a un libro di memorie, un progetto che ironicamente rischiò di far implodere il gruppo. “Avevamo deciso che non ci sarebbe stato un libro sui The Rasmus finché non avessimo smesso,” raccontò Lauri. “Il titolo provvisorio era ‘The Rise and Fall of The Rasmus’, ovviamente.” Durante la pandemia, le tensioni accumulate negli anni erano emerse, aggravate dall’isolamento forzato e dalle videochiamate con le telecamere spente. Ma quel processo di riflessione, guidato dal giornalista finlandese Ari Väntänen, si rivelò paradossalmente terapeutico, permettendo ai membri rimasti di riscoprire la gioia di suonare insieme.

Il ritorno travolgente sul palco dell’Alcatraz

Ora, il 18 novembre 2025, i The Rasmus torneranno a Milano per il Weirdo Tour, facendo tappa all’Alcatraz, uno dei templi del rock milanese. Non è la prima volta che la band finlandese conquista il pubblico italiano: nell’ottobre 2022, al Fabrique, si presentarono davanti a code infinite di fan di tutte le età, molti arrivati con i camper da ogni parte d’Italia. Quella sera Lauri si mosse sul palco con la sua consueta energia sbarazzina, saltando e interagendo continuamente con il pubblico, arrivando persino a intonare Volare di Modugno insieme alla folla in delirio.

Il nuovo singolo Rest In Pieces, pubblicato nell’ottobre 2024, anticipa quello che promette di essere uno show carico di emozioni. “È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che siamo andati in tournée,” ha dichiarato Lauri, “quindi siamo davvero entusiasti di girare il mondo nel 2025. Non vediamo l’ora di ritrovare i nostri fan. Sarà divertente rivederli, siamo come una famiglia.”

Con l’aggiunta di Emppu alla chitarra, la formazione attuale – completata da Eero Heinonen al basso e Aki Hakala alla batteria – vanta una chimica rinnovata e un’energia che trasuda da ogni nota. Il loro ultimo album, Rise (2022), rappresenta la maturazione di un sound che sa guardare al futuro senza dimenticare le radici gotiche e melanconiche che li hanno resi celebri.

L’eredità di una band che ha attraversato tre decenni

Trent’anni di carriera, dieci album in studio, oltre cinque milioni di copie vendute, cinque dischi di platino, dieci dischi d’oro. Ma i numeri, per quanto impressionanti, non raccontano la storia completa dei The Rasmus. Ciò che rende questa band speciale è la sua capacità di trasformare l’oscurità interiore in bellezza sonora, di dare voce a generazioni di giovani che si sentono diversi, fuori posto, intrappolati nelle ombre della società.

In the Shadows non era solo una canzone accattivante con un riff memorabile: era un inno all’ansia esistenziale, al desiderio di libertà, alla ribellione contro un mondo che pretende di plasmarti secondo i suoi schemi. “È un brano completamente frainteso,” ha spiegato Lauri. “Dietro i testi c’è un’angoscia profonda. È un inno per i giovani che si sentono diversi.”

Quella sensazione di essere sempre in bilico tra luce e ombra, tra conformismo e autenticità, attraversa tutta la discografia dei The Rasmus. Dalle atmosfere funk dei primi album alla pesantezza gotica di Dead Letters, passando per gli elementi sinfonici di Black Roses fino alla maturità riflessiva di Rise, la band ha sempre mantenuto una coerenza emotiva, un filo rosso fatto di malinconia nordica e passione mediterranea.

Quando saliranno sul palco dell’Alcatraz, Lauri, Eero, Aki ed Emppu non porteranno solo una scaletta di successi: porteranno tre decenni di vita vissuta intensamente, di cadute e risalite, di amicizie messe alla prova e rafforzate dal tempo. Porteranno la storia di quattro ragazzi di Helsinki che un giorno decisero di salire su un palco per suonare Master of Puppets davanti ai loro compagni di classe, e che non sono mai più scesi da quel palco.

Il rock finlandese ha conquistato il mondo grazie a band come HIM, Nightwish e Apocalyptica, ma i The Rasmus rimangono unici nel loro genere: maestri del rock melodico oscuro, capaci di far convivere riff taglienti e melodie struggenti, aggressività e vulnerabilità, ghiaccio e fuoco. Milano si prepara ad accoglierli ancora una volta, consapevole che assistere a un loro concerto non significa solo ascoltare musica, ma partecipare a un rito collettivo dove le ombre diventano finalmente luce.

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