Quando la vita si trasforma in arte, quando il dolore diventa colore e la sofferenza si fa musica, allora si racconta Frida Kahlo. Da ottobre, la MIC International Company porta nei teatri italiani “Frida Opera Musical”, firmato da Andrea Ortis e Gianmario Pagano, un progetto che non si limita a narrare la biografia di un’artista, ma vuole “attraversare” la sua esistenza con rispetto ed emozione.
Frida Kahlo nacque nel 1907 a Città del Messico, nella Casa Azul di Coyoacán, quella dimora dalle pareti azzurro cobalto che ancora oggi custodisce le sue ceneri. A diciotto anni un terribile incidente d’autobus le frantumò il corpo: la colonna vertebrale spezzata, la pelvis fratturata, un’asta di ferro che le trapassò l’addome . Da quel momento, la sua vita divenne un equilibrio precario tra la sofferenza fisica e l’irrefrenabile voglia di esistere. Nel 1928 incontrò Diego Rivera, già celebre muralista, che riconobbe immediatamente il suo talento. L’anno seguente si sposarono, dando inizio a una relazione appassionata e turbolenta, segnata da infedeltà reciproche e da un legame viscerale che sarebbe durato fino alla morte di lei, nel 1954.
Una Catrina che danza tra i vivi
Sul palco, accanto a Federica Butera nei panni di Frida e ad Andrea Ortis in quelli di Diego, compare una figura emblematica: la Catrina, interpretata da Drusilla Foer. La Catrina nacque come creazione dell’illustratore José Guadalupe Posada tra il 1910 e il 1913, originariamente chiamata “Calavera Garbancera”, una satira feroce contro la borghesia messicana che rinnegava le proprie radici indigene per imitare lo stile europeo. Fu Diego Rivera a ribattezzarla “Catrina” nel suo celebre murale “Sogno di una domenica pomeriggio nell’Alameda Centrale”, trasformandola in icona della cultura popolare messicana.
Oggi la Catrina rappresenta il Día de los Muertos, la festa in cui vita e morte danzano insieme in un’esplosione di colori e gioia. Nel musical diventa la voce dissacrante e poetica che accompagna il viaggio di Frida, incarnando quel Messico profondo dove convivono tradizioni azteche, musica e passione.
Un ponte culturale tra Italia e Messico
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il Museo Frida Kahlo “Casa Azul” e il Museo Diego Rivera Anahuacalli di Città del Messico, con il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia. Perla Labarthe, direttrice della Casa Azul, ha sottolineato come la vita e l’arte di Frida continuino a ispirare nuove generazioni in tutto il mondo, trasformando il palcoscenico in uno spazio dove la memoria si fa presente.
Il regista Andrea Ortis ha spiegato che dietro il progetto ci sono tre anni di studi, approfondimenti e viaggi in Messico per raccontare una Frida autentica, lontana da ogni stereotipo. Non un semplice racconto biografico, ma un’immersione nel Messico post-rivoluzionario, tra fermenti ideologici, murales monumentali e figure storiche come Emiliano Zapata, Lev Trotsky, André Breton e Tina Modotti.
Le musiche di Vincenzo Incenzo, le coreografie di Marco Bebbu che spaziano dalle danze tribali allo swing, i costumi di Erika Carretta e le scenografie di Gabriele Moreschi costruiscono un affresco vibrante in cui il palcoscenico diventa tela. Il tour toccherà i principali teatri italiani: anteprima nazionale ad Avellino il 21 e 22 ottobre, poi Milano al Teatro Arcimboldi dal 30 ottobre al 2 novembre, Firenze al Teatro Verdi dal 7 al 9 novembre, Roma al Teatro Brancaccio dal 12 al 23 novembre e Torino al Teatro Alfieri dal 4 al 7 dicembre.
Frida Opera Musical è un inno alla libertà di essere, al coraggio dell’arte che trasforma ogni ferita in bellezza. È una dichiarazione d’amore alla vita, anche quando fa male. Perché Frida non è mai morta: continua a vivere ovunque qualcuno abbia il coraggio di guardare in faccia il proprio dolore e trasformarlo in qualcosa di luminoso.
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