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L’Italia delle osterie si racconta in 1980 indirizzi

Guida Osterie d'Italia 2026, L’Italia delle osterie si racconta in 1980 indirizzi

Dalle OGR di Torino parte il viaggio nella trentaseiesima edizione della guida Osterie d’Italia, presentata con la passione di chi sa che ogni trattoria, ogni tavolo apparecchiato, ogni piatto fumante racconta un pezzo del nostro Paese. 1980 locali sparsi da nord a sud, scelti da oltre 250 collaboratori che per un anno intero hanno visitato in anonimato ristoranti, agriturismi, enoteche con cucina. Non cercavano l’eccellenza patinata, ma l’autenticità: quella che si respira quando entri e senti profumo di ragù che sobbolle da ore, quando il menu cambia ogni giorno seguendo il mercato, quando il conto non ti mette in difficoltà.

Quando la diversità diventa identità

Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, lo dice chiaro: «Le diversità sono la nostra ricchezza». E questa guida è esattamente questo: un libro mastro che codifica non una cucina italiana unica e monolitica, ma un mosaico di tradizioni locali, ricette tramandate, gesti che si ripetono da generazioni. Dalle malghe trentine ai fornelli pugliesi, dai bacari veneziani ai tegamini piemontesi, ogni regione porta la sua voce. Il Piemonte guida con 187 segnalazioni, ma è la Campania a conquistare il maggior numero di Chiocciole – il massimo riconoscimento – con 39 locali premiati.

Storie di resistenza e ritorno

Tra i premi speciali emergono narrazioni potenti. Come quella di Zio Salvatore a Siderno, dove un ragazzo di 22 anni torna in Calabria con la voglia di far rivivere il suo borgo attraverso la cucina. O la Locanda dei pescatori del Trasimeno, presidio di biodiversità che difende la piccola pesca e le ricette semplici del lago. C’è l’Osteria Storica Morelli a Pergine Valsugana, salvata dalla comunità quando sembrava destinata a chiudere. Luoghi che non sono solo ristoranti, ma tessuto sociale, memoria collettiva, economia sostenibile.

Il superfluo necessario

«Frequentare le osterie appartiene alla categoria del superfluo necessario», spiega Carlo Bogliotti, responsabile editoriale della guida. In tempi di ristrettezze economiche può sembrare un lusso, ma è qualcosa di più profondo: è educazione civica, è relazione, è la capacità di ritrovarsi attorno a un tavolo e riconoscersi. Mentre a dicembre l’Unesco potrebbe dichiarare la cucina italiana patrimonio immateriale dell’umanità, questi locali dimostrano ogni giorno che quel patrimonio è vivo, pulsante, in continua evoluzione pur restando fedele alle radici.

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