Nel cuore di Milano, dove le vie si snodano tra architetture contemporanee e memorie industriali, sabato 18 ottobre si prepara a consumarsi un rito che da sedici anni scandisce il calendario degli appassionati di vino italiano. Non sarà una semplice degustazione, ma un incontro tra anime: quelle dei vignaioli che lavorano la terra con rispetto quasi sacrale e quelle di chi cerca nel calice qualcosa di più profondo di una semplice bevanda.
Al Superstudio Maxi di via Moncucco, gli spazi si trasformeranno in un racconto liquido dell’Italia vitivinicola. Oltre 450 produttori presenteranno più di 900 vini selezionati, ognuno portando con sé non solo bottiglie ma storie di terra, di scelte coraggiose, di resistenza contro la standardizzazione. Tra questi, 133 aziende faranno il loro debutto nella guida, portando linfa nuova e visioni inedite in un panorama già ricchissimo di eccellenze.
La sostenibilità inizia dal vetro
La grande novità di quest’anno è l’introduzione della grammatura del vetro come informazione presente per tutti i vini recensiti, con l’invito alle aziende a ridurre il peso medio delle bottiglie da 0,75 litri a meno di 450 grammi entro la fine del 2026. Un gesto apparentemente tecnico che nasconde una rivoluzione culturale: perché quella pesantezza del vetro che per decenni ha comunicato lusso e qualità è in realtà un fardello inutile che grava sull’ambiente.
Attualmente sono 3.023 i vini presenti in guida con bottiglie di peso uguale o inferiore a 450 grammi, un numero che testimonia come molti produttori abbiano già intrapreso questo percorso. Il messaggio è chiaro: la sostenibilità nel vino non si ferma al biologico e al biodinamico, ma attraversa l’intera filiera, dal vigneto fino al momento in cui la bottiglia lascia la cantina per raggiungere le tavole.
Oltre l’etichetta: un manifesto per il futuro
La guida Slow Wine rappresenta qualcosa di più di un semplice elenco di eccellenze enologiche. È un manifesto che parla di vino buono, pulito e giusto: buono perché deve essere espressione autentica di un territorio, pulito perché deve nascere da pratiche agricole rispettose, giusto perché deve garantire dignità a chi lo produce e accessibilità a chi lo consuma.
Quest’anno la guida recensisce 7.972 vini e 1.172 cantine che praticano agricoltura biologica o biodinamica certificata, o che sono in conversione. Numeri che raccontano un’Italia vitivinicola sempre più consapevole, dove la certificazione biologica non è più un’eccezione ma sta diventando una norma condivisa.
L’iniziativa sulla riduzione del peso delle bottiglie si inserisce in un percorso già tracciato durante l’ultima Slow Wine Fair con la guida “Unpacking Wine”, dedicata interamente al tema del packaging sostenibile. Perché ogni scelta conta, dalla selezione delle uve fino alla capsula che protegge il tappo: tutto comunica un’etica, una visione del mondo.
L’incontro che fa la differenza
Ciò che rende unica la degustazione di Slow Wine è l’opportunità dell’incontro diretto. Non ci saranno intermediari tra chi produce e chi degusta: i vignaioli stessi racconteranno le loro scelte, spiegheranno perché hanno deciso di convertirsi al biologico, come hanno affrontato annate difficili, quali compromessi si sono rifiutati di fare. È un dialogo che va oltre il sapore del vino: è uno scambio di valori, di visioni, di sogni coltivati insieme alle viti.
In un’epoca in cui tutto sembra standardizzato e omologato, questo rimane l’unico appuntamento in Italia dove un numero così significativo di produttori presenta personalmente le proprie etichette. Un format che resiste alla tentazione della spettacolarizzazione, privilegiando l’autenticità del confronto.
Le 242 Chiocciole premiate quest’anno rappresentano le eccellenze riconosciute dalla guida, ma ogni banco d’assaggio racconta una storia degna di essere scoperta. Perché dietro ogni calice c’è una famiglia, spesso più generazioni che si sono passate il testimone, c’è un territorio con le sue peculiarità pedoclimatiche, ci sono scelte agronomiche coraggiose e spesso in controtendenza rispetto alla logica del profitto immediato.
Una chiamata all’azione collettiva
L’invito a ridurre il peso delle bottiglie non è un diktat calato dall’alto, ma una chiamata all’azione collettiva. Slow Wine chiede ai produttori di fare la loro parte, ma interpella anche i consumatori: siamo disposti a riconoscere la qualità oltre l’apparenza? Possiamo accettare che una grande etichetta arrivi in una bottiglia più leggera, rinunciando a quell’illusione di lusso data dal peso?
La risposta passa attraverso l’educazione e la consapevolezza. Ogni volta che scegliamo una bottiglia più leggera, contribuiamo a ridurre le emissioni legate al trasporto, diminuiamo il consumo di materie prime, supportiamo un modello di economia circolare. Gesti apparentemente piccoli che sommati generano un impatto significativo.
L’edizione 2026 della guida, disponibile dal 15 ottobre in libreria e su slowfoodeditore.it, non è quindi solo uno strumento per orientarsi tra le migliaia di etichette italiane, ma un vademecum per scegliere con consapevolezza, privilegiando chi lavora bene e in modo sostenibile.
Il biglietto d’ingresso alla degustazione costa 49 euro (39 euro per i soci Slow Food e Fisar) e include una copia della guida, un dettaglio non secondario che sottolinea come l’evento non sia pensato come puro intrattenimento ma come momento formativo, di approfondimento.
La viticoltura che verrà
Osservando i banchi d’assaggio che si prepareranno al Superstudio Maxi, si potrà intravedere il futuro della viticoltura italiana: più attenta all’ambiente, più trasparente nelle sue scelte, più legata al territorio. Un futuro dove la qualità non si misura solo in punteggi o premi, ma nella capacità di produrre vino rispettando la terra e chi la abita.
Le 133 aziende presenti per la prima volta rappresentano proprio questa nuova generazione: giovani che tornano alla terra con competenze nuove, famiglie che decidono di intraprendere la strada della certificazione biologica, piccole realtà che emergono grazie alla qualità del loro lavoro silenzioso e ostinato.
Ogni calice che verrà degustato quel sabato milanese racchiuderà una promessa: che è possibile produrre vini straordinari senza compromessi, che la sostenibilità non è un limite ma un’opportunità, che il rispetto per l’ambiente e la qualità organolettica possono e devono camminare insieme.
Milano, per un giorno, diventerà la capitale di un’Italia vitivinicola che guarda avanti senza dimenticare le radici, che innova restando fedele alla tradizione, che produce eccellenza tenendo lo sguardo fisso sull’orizzonte di un pianeta da preservare per le generazioni future. E ogni bottiglia, più leggera ma non meno preziosa, porterà con sé questo messaggio di speranza e responsabilità.

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