Mentre il mondo accelera, c’è chi sceglie di rallentare. E lo fa pedalando. Nel 2024, l’Italia ha registrato 89 milioni di presenze cicloturistiche, con un aumento del 54% rispetto all’anno precedente e un impatto economico stimato in quasi 9,8 miliardi di euro. Numeri che raccontano molto più di una semplice tendenza: parlano di una trasformazione profonda nel modo in cui gli italiani – e non solo – scelgono di viaggiare, esplorare e vivere il territorio.
Nel cuore di questa trasformazione si inserisce l’Irpinia, territorio montuoso della provincia di Avellino, storicamente lontano dai grandi flussi turistici ma ricchissimo di quella autenticità che oggi i viaggiatori cercano con sempre maggiore insistenza. Soprannominata “la verde Irpinia” per i suoi boschi rigogliosi e le sorgenti cristalline, questa terra custodisce borghi riconosciuti tra i più belli d’Italia come Frigento, Monteverde, Nusco, Savignano Irpino, Summonte e Zungoli, ciascuno con la propria identità, le proprie storie da raccontare.
Quando pedalare diventa un fenomeno economico
Il cicloturista medio spende circa 95 euro al giorno in beni e servizi, cifra che sale a 104,5 euro per i turisti stranieri – valori significativamente superiori rispetto alla media del turismo tradizionale. Non si tratta solo di pernottamenti, ma di una spesa diffusa sul territorio: trattorie, produttori locali, artigiani, piccole botteghe. È un turismo che irriga l’economia come la pioggia primaverile irriga i campi, goccia dopo goccia, ovunque arrivi.
Il cicloturismo rappresenta ormai più del 10% del totale dei turisti in Italia, con un profilo interessante: circa la metà appartiene alla generazione dei millennial (30-44 anni), mentre il 35,4% rientra nella generazione X (45-60 anni), caratterizzata da una maggiore capacità di spesa e dal desiderio di esperienze autentiche lontane dal turismo di massa.
Il turismo che rigenera i territori
C’è un termine che sta ridefinendo il settore: turismo rigenerativo. A differenza del passato, quando l’attenzione era focalizzata sul soddisfare le esigenze dei visitatori con infrastrutture stagionali che lasciavano pochi benefici alle comunità locali, il cicloturismo offre un modello che si integra armoniosamente con il tessuto sociale delle destinazioni.
L’Irpinia incarna perfettamente questo modello. Terre che hanno conosciuto l’emigrazione, il terremoto devastante del 1980, lo spopolamento dei borghi, oggi vedono nel cicloturismo un’opportunità concreta di rinascita. Non si costruiscono megastrutture, non si stravolgono i paesaggi: si valorizza ciò che già esiste, creando una rete capillare di percorsi che collegano piccoli centri abitati, ognuno con le proprie peculiarità.
Il territorio irpino è punteggiato di borghi e casali, ricchissimo di boschi e sorgenti. Abitata fin dalla remota antichità dagli Irpini – popolo sannita che adorava il lupo, animale ancora oggi simbolo di queste terre – l’area conserva testimonianze che spaziano dall’epoca romana al Medioevo normanno, dal Rinascimento al Barocco.
Donne in sella: il nuovo volto del cicloturismo
Uno dei trend più evidenti è il ruolo crescente delle donne nel mondo del cicloturismo, in particolare quelle over 50. Un segmento un tempo poco considerato che sta diventando una delle forze più dinamiche del settore. Queste viaggiatrici cercano esperienze avventurose e autentiche, a contatto con la natura e le comunità locali. La bicicletta diventa strumento di libertà, mezzo per abbracciare nuove sfide, scoprire luoghi e incontrare persone.
Lungo alcune ciclovie italiane, la componente femminile raggiunge percentuali significative: 63% sulla Ciclovia dei Castelli in Toscana, 43% sulla Ciclovia Arenzano-Varazze in Liguria, 41,4% sulla Ciclovia dei Parchi in Calabria. Un cambiamento che sta modificando l’offerta turistica, con strutture sempre più attente alle esigenze di sicurezza, assistenza e socialità.
L’avventura del gravel: pedalare fuori dagli schemi
Il terzo grande trend è l’ascesa del gravel, uno stile di ciclismo che combina la velocità della bici da strada con la capacità di affrontare terreni sconnessi. Non è solo una pratica sportiva, ma un vero stile di viaggio che permette di esplorare territori lontani dai circuiti tradizionali, regalando un forte senso di libertà.
L’Irpinia, con le sue strade bianche che attraversano vallate silenziose, altopiani ventosi e boschi secolari, si presta perfettamente a questa modalità. Qui il gravel trova il suo habitat naturale: percorsi che alternano asfalto e sterrato, salite impegnative e discese panoramiche, sempre lontano dal traffico intenso.
Storie di territorio e identità
Chiamata “cantina della Campania”, l’Irpinia è la patria di tre celebri vini DOCG: il Greco di Tufo, il Taurasi e il Fiano di Avellino. Ma non è solo questione di vino. Il Pecorino di Carmasciano, prodotto con latte di pecora di razza Laticauda che vive solo nell’Appennino Campano, ha un gusto unico influenzato dall’ambiente sulfureo della Valle d’Ansanto, dove le acque ribollenti della Mefite – che Virgilio identificò nell’Eneide come accesso agli inferi – creano un microclima particolare.
Trevico, soprannominato il “Tetto d’Irpinia”, con i suoi 1.094 metri è il borgo più alto di tutta la Campania. Da quassù, nelle giornate limpide, lo sguardo spazia dall’Appennino al Tirreno, dall’Adriatico alle pianure pugliesi. Gesualdo è invece conosciuto come la “Città del Principe dei Musici”, legata indissolubilmente a Carlo Gesualdo, uno dei più grandi madrigalisti del tardo Rinascimento.
Le sfide del presente e le prospettive future
La crescita del cicloturismo in Italia appare più frutto della capacità imprenditoriale privata che di una vera policy di sistema coordinata a livello nazionale. Servono investimenti in sicurezza, segnaletica, punti di ristoro e assistenza tecnica. Tra le priorità indicate dai cicloturisti ci sono punti di rifornimento d’acqua (47,4%), aree di ristoro e riposo (46%), punti di primo soccorso (42%).
Eppure, nonostante le carenze infrastrutturali, l’Italia si posiziona al primo posto come destinazione per i cicloturisti internazionali, superando Francia e Germania, grazie a una combinazione unica di storia, arte, natura e cultura dell’ospitalità.
Il valore del viaggio lento
Cosa spinge milioni di persone a scegliere la bicicletta come strumento di viaggio? Non è solo una questione di sostenibilità ambientale, benché questa resti centrale. È una scelta esistenziale, una risposta alla frenesia contemporanea. Pedalare significa riappropriarsi del tempo, sentire la fatica muscolare che si trasforma in soddisfazione, percepire il cambiamento del paesaggio metro dopo metro, fermarsi quando si vuole, dialogare con chi si incontra.
Il 44,6% dei cicloturisti indica la ricchezza del patrimonio artistico e culturale come principale motivazione di scelta della destinazione, seguita dalla facilità di raggiungimento (33,1%) e dalla ricerca di momenti di relax (30,7%). Non cercano l’avventura estrema, ma l’esperienza autentica. Non inseguono record, ma emozioni.
L’Irpinia, con i suoi silenzi rotti solo dal vento tra le foglie e dal canto degli uccelli, con i suoi borghi dove il tempo sembra essersi fermato, con la sua gastronomia che affonda le radici in saperi antichi, rappresenta esattamente ciò che questi viaggiatori cercano. Un luogo dove rallentare non è una rinuncia, ma una conquista. Dove la bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, ma uno strumento per riconnettersi con l’essenziale: la bellezza, la natura, la comunità.
Progetti come “Pedala in Hirpinia e Baronia” – che coinvolge 19 comuni irpini con l’obiettivo di creare una rete organica di percorsi per oltre 1.500 chilometri tra strade asfaltate e sterrate – dimostrano che anche i territori considerati “marginali” possono diventare protagonisti di questo fenomeno. L’iniziativa propone un tracciato principale di 440 chilometri suddivisi in dieci tappe, con 8.500 metri di dislivello complessivo, e oltre 1.100 chilometri aggiuntivi di percorsi locali pensati per ogni livello di esperienza.
Una scelta di campo
C’è un aspetto simbolico degno di nota in queste iniziative: molte hanno scelto di non creare app dedicate, proprio per evitare l’impatto ambientale derivante dall’uso intensivo dei server dati. Le informazioni vengono raccolte in mappe digitali scaricabili, lasciando ai viaggiatori la libertà di gestire il proprio viaggio con gli strumenti preferiti. Una scelta che va controcorrente rispetto alla tendenza dominante di digitalizzare ogni aspetto dell’esperienza turistica, ma che si inserisce perfettamente nella filosofia del turismo lento e consapevole.
Il cicloturismo italiano sta vivendo una stagione straordinaria, con una crescita del 76,4% nell’impatto economico rispetto al 2023. Ma i numeri, per quanto impressionanti, raccontano solo una parte della storia. L’altra parte è fatta di strade bianche polverose sotto il sole estivo, di pause in piccole trattorie dove assaggiare prodotti a chilometro zero, di conversazioni con artigiani che tramandano mestieri antichi, di albe silenziose su borghi addormentati.
È l’Italia che resiste alla standardizzazione, che difende la propria identità plurale fatta di mille campanili diversi, ognuno con la propria voce. È l’Italia delle aree interne che si rifiuta di morire e trova nel turismo lento un’ancora di salvezza, non solo economica ma anche culturale e sociale.
Mentre il mondo corre sempre più veloce verso mete lontane ed esotiche, c’è chi sceglie di rallentare per guardare meglio ciò che ha vicino. E pedalando tra i borghi dell’Irpinia, tra castelli normanni e abbazie romaniche, tra vigneti e pascoli dove ancora pascolano le pecore Laticauda, si scopre che spesso il viaggio più straordinario è quello che inizia a pochi chilometri da casa. Basta avere il coraggio di salire in sella e lasciarsi sorprendere.
Racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a raccontare non solo le destinazioni, ma anche i modi di viaggiare, le emozioni, i suggerimenti pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e narrativo, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire, con curiosità e apertura mentale. Per me, il viaggio è un incontro continuo con l’altro, un arricchimento personale e una fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli cerco di trasmettere questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue molteplici sfaccettature.Reporter appassionata di viaggi in tutte le loro sfaccettature, racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a narrare non solo le destinazioni, ma anche le modalità di viaggio, le emozioni, i consigli pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e coinvolgente, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire con curiosità e apertura mentale. Il viaggio per me è incontro, arricchimento personale e fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli trasmetto questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue sfumature.

