Al Teatro Carcano di Milano dal 15 al 26 aprile è in scena lo spettacolo Una pura formalità.
“Due rette parallele non si incontrano mai. Tuttavia, è possibile immaginare l’esistenza di un punto così lontano nello spazio, ma così lontano nell’infinito, da poter credere e ammettere che le due rette vi si incontrino. Ecco! Chiameremo quel punto, punto improprio.”
Uno spettacolo avvincente e ricco di mistero. Uno sparo nella notte, un uomo, Onoff, famoso scrittore, è in fuga sotto una pioggia incessante ed è privo di documenti.
Viene fermato per accertamenti, da alcune guardie e portato in un comando di polizia sperduto tra le campagne.
Inizia per lui un incubo, tramite un serrato interrogatorio.
Il colloquio, è condotto da un ambiguo commissario di polizia che cercherà di portare il protagonista, attraverso un impietoso viaggio interiore, a scoprire i propri limiti, le proprie paure, le fragilità e le insicurezze.
La tesi sostanziale dello spettacolo è, la ricerca di se stessi attraverso la propria memoria, risalendo alle proprie origini attraverso continui colpi di scena che danno al dramma una reale ed effettiva connotazione del thriller, che arriverà alla verità con un inatteso finale.
Atmosfere kafkiane, sottolineate dalla presenza su una parete, di un orologio senza lancette, a testimonianza dell’assenza di tempo.
I dialoghi sono magnifici, i due attori principali sublimi e fuori dall’ordinario, la realizzazione è semplicemente perfetta.
Si tratta di uno spettacolo davvero toccante, che lascia il pubblico senza fiato.
Un interpretazione appassionante da vero teatro, questa volta da non perdere.
Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.