Immaginate di percorrere chilometri sugli sci, il respiro che brucia nei polmoni, il battito che rimbomba nelle tempie. Poi, improvvisamente, fermarsi. Impugnare un fucile. Mirare a un bersaglio distante cinquanta metri con il pulsare accelerato che raggiunge i 180 battiti al minuto. Centrare cinque colpi, tutti perfetti, o pagare il prezzo dell’errore con penalità che possono costare il podio. Benvenuti nel biathlon, la disciplina che alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 promette emozioni allo stato puro ad Anterselva, nella cornice mozzafiato delle Dolomiti altoatesine.
Il biathlon combina lo sci di fondo con il tiro al bersaglio, creando una competizione dove il tempo più veloce al traguardo viene premiato con la medaglia d’oro olimpica. Non è solo questione di gambe potenti o di mira infallibile: serve una combinazione straordinaria di resistenza fisica, precisione millimetrica e controllo mentale che pochi sport riescono a richiedere con tale intensità.
Dalle foreste scandinave alle piste olimpiche: la storia del biathlon
Le origini del biathlon affondano nelle foreste della Scandinavia, dove le persone cacciavano con gli sci e i fucili in spalla già nel XVIII secolo. Una necessità pratica nata tra neve e silenzio, quando sopravvivere significava muoversi rapidamente sugli sci e colpire con precisione la preda. La prima competizione in stile biathlon registrata ebbe luogo nel 1767 tra unità di pattuglia di frontiera in Norvegia e Svezia, e nel 1861 la Norvegia fondò il primo club ufficiale di biathlon, il Trysil Rifle and Ski Club.
Il viaggio olimpico iniziò nel 1924 in occasione dei primi Giochi invernali di Chamonix, in Francia, dove apparve come sport dimostrativo con il nome di “military patrol”, una versione che combinava lo sci di fondo con il tiro con la carabina e rifletteva le abilità utilizzate dai soldati nella guerra invernale. Nell’edizione di Garmisch-Partenkirchen del 1936 si registra l’unico successo italiano in questa disciplina dimostrativa.
Il biathlon si unì ufficialmente al programma olimpico nel 1960 in occasione dei Giochi invernali di Squaw Valley, in California, con una competizione maschile. Le donne dovettero attendere molto più a lungo: il biathlon femminile fece il suo debutto olimpico nel 1992 ad Albertville, in Francia. Dal 1993, il biathlon è governato dall’Unione Internazionale del Biathlon (IBU), che supervisiona l’evoluzione dello sport e le competizioni globali.
Le regole che trasformano il ghiaccio in battaglia
A Milano Cortina 2026 ci saranno undici eventi di biathlon che premieranno con medaglie, divisi tra gare maschili, femminili e miste. Ogni specialità ha caratteristiche uniche che la rendono uno spettacolo a sé.
Nell’individuale, gli uomini percorrono 20 chilometri e le donne 15, con quattro serie di tiro a terra e in piedi alternate. Qui ogni errore costa caro: nelle gare individuali un bersaglio mancato comporta un minuto aggiunto al tempo complessivo. È la prova della concentrazione assoluta, dove un solo colpo sbagliato può far crollare i sogni di gloria.
Lo sprint prevede 10 chilometri per gli uomini e 7,5 per le donne con due serie di tiro, una in piedi e una a terra. La velocità diventa protagonista, ma non bisogna dimenticare che al poligono si gioca tutto. Nell’inseguimento, nella mass start e nella staffetta, ogni colpo mancato comporta un giro supplementare su un anello di penalità di 150 metri, che allunga la distanza da percorrere senza aggiungere penalità di tempo.
Nell’inseguimento, che si svolge il giorno successivo allo sprint, i biatleti partono con un intervallo di tempo che li separa dal vincitore dello sprint. È una caccia affascinante, dove vedere chi recupera terreno e chi crolla sotto pressione.
Nella mass start trenta atleti partono contemporaneamente, creando uno spettacolo irripetibile: battaglie di posizione lungo il percorso, tattiche di gara, sorpassi mozzafiato. È considerata tra le più spettacolari del biathlon, con il primo atleta a tagliare il traguardo che diventa il vincitore della competizione.
La staffetta è composta da quattro atleti dello stesso sesso che devono percorrere tre giri con una prova di tiro, una in posizione a terra ed una in piedi. La staffetta mista prevede due donne e due uomini della stessa nazionalità, con le prime due frazioni effettuate dalle donne e la terza e quarta dagli uomini.
L’attrezzatura della doppia disciplina
Dal 1978 è stata introdotta la carabina, fucile leggero a piccolo calibro (.22 LR), il cui peso varia dai 3,5 ai 6 chilogrammi e la cui ripetizione avviene esclusivamente manualmente. Fucili con ripetizione automatica o semiautomatica sono vietati, e il dispositivo di puntamento non può avere effetto d’ingrandimento del bersaglio.
Le munizioni hanno un diametro di 5,6 millimetri e non possono superare la velocità di sparo di 320 metri al secondo. Il poligono è dotato di 30 corsie di tiro, con gli atleti che sparano su cinque bersagli per corsia a una distanza di 50 metri. I bersagli sono di due diametri: 45 millimetri per il tiro da terra e 115 millimetri per quello in piedi.
Gli sci utilizzati sono quelli da fondo a tecnica libera, con la lunghezza che varia dall’altezza dell’atleta ma deve essere come minimo pari all’altezza dell’atleta meno 4 centimetri.
I campioni che hanno scritto la leggenda
Il biatleta più medagliato alle Olimpiadi Invernali è il norvegese Ole Einar Bjørndalen, con un totale di tredici medaglie: otto ori, quattro argenti e un bronzo. Ai Giochi olimpici invernali di Salt Lake City 2002 realizzò l’impresa di conquistare la medaglia d’oro in tutte e quattro le competizioni di biathlon: fino a quel momento nessun biatleta aveva mai vinto più di due ori nella stessa rassegna a cinque cerchi.
Bjørndalen ha gareggiato non solo nel biathlon ma anche nello sci di fondo, e nel 2001 collezionò due secondi posti in gare di Coppa del Mondo. La sua carriera straordinaria conta 194 podi con 135 vittorie in Coppa del Mondo, 6 classifiche generali vinte e 45 medaglie ai Mondiali con ben 20 ori. Nel 2006 a Gallivare vinse la 15 chilometri a tecnica libera di Coppa del Mondo di fondo diventando il primo e unico sciatore capace di cogliere un successo internazionale nel fondo e nel biathlon.
Nel 1999 l’Unione Internazionale di Biathlon fondò il club d’élite simbolico Zero, composto da biatleti e biathlete che hanno vinto una gara individuale ai Giochi Olimpici o ai Campionati del mondo senza mancare un tiro. Ci sono attualmente 18 eccellenze olimpiche in questo prestigioso club, un riconoscimento che testimonia la difficoltà estrema di combinare perfezione nel tiro e velocità sugli sci.
Il medagliere italiano: sette volte sul podio olimpico
L’Italia non ha mai vinto un oro nel biathlon alle Olimpiadi, ma ha comunque conquistato sette medaglie. Un palmares che racconta la crescita di un movimento che nelle Alpi ha trovato terreno fertile.
La prima medaglia azzurra è di Johann Passler, bronzo a Calgary 1988 nell’individuale. A Calgary, Passler conquistò poi una seconda medaglia di bronzo nella staffetta 4×7,5 chilometri con i compagni Werner Kiem, Gottlieb Taschler e Andreas Zingerle.
A Nagano 1998 il bergamasco di Serina Pieralberto Carrara è argento nella 20 chilometri, l’unica medaglia d’argento mai conquistata dall’Italia nel biathlon olimpico.
A Sochi 2014 Dorothea Wierer, Karin Oberhofer, Dominik Windisch e Lukas Hofer sono terzi alle spalle di Norvegia e Repubblica Ceca nell’esordiente staffetta mista. Due le medaglie conquistate dall’Italia a Pyeongchang 2018: il bronzo di Dominik Windisch nella sprint e il bronzo nella staffetta mista di Dominik Windisch, Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer e Lukas Hofer.
Ai Giochi Olimpici di Beijing 2022 Dorothea Wierer conquistò uno storico bronzo nella gara individuale di sprint, confermando ancora una volta il suo status di campionessa.
Le azzurre che fanno sognare l’Italia
Dorothea Wierer, l’atleta italiana migliore in questa disciplina, è tre volte campionessa mondiale a livello individuale e due volte vincitrice della Coppa del mondo di biathlon. È stata la terza atleta in assoluto ad aver ottenuto un successo in tutti i sette formati di gara del biathlon, dopo i francesi Martin Fourcade e Marie Dorin.
Nel 2019 Wierer vinse la Coppa del Mondo generale di biathlon, un risultato che nessun atleta italiano aveva mai ottenuto nella storia del biathlon. Nata a Brunico e cresciuta ad Anterselva, comune della provincia autonoma di Bolzano, sede della tappa italiana della Coppa del Mondo di biathlon, Wierer si avvicinò alla disciplina per via dei due fratelli più grandi.
Lisa Vittozzi ha scritto la storia del biathlon italiano conquistando la Coppa del Mondo nella stagione 2023-2024, che si aggiunge al primo titolo iridato a livello individuale e all’oro mondiale con le compagne in quella leggendaria staffetta di Oberhof 2023. La sappadina ha dimostrato una determinazione straordinaria, ripartendo dopo anni difficili per tornare al vertice mondiale.
Michela Carrara, classe 1997, nata tra le montagne della Valle d’Aosta, è inserita nella squadra Milano Cortina 2026 della nazionale di biathlon. Campionessa iridata juniores nella sprint e argento nell’inseguimento a Brezno-Osrblie 2017, ai Campionati del mondo di Lenzerheide 2025 si è classificata al quinto posto nella sprint. Porta avanti il cognome di una dinastia sportiva italiana, essendo nipote di Pieralberto Carrara.
La stella emergente: Tommaso Giacomel
Tommaso Giacomel, reduce da un’annata in cui è stato il miglior under 25 in Coppa del mondo, sta avanzando a piccoli passi trovandosi al fianco dei più grandi campioni nei podi più prestigiosi del circuito. Ha conquistato la sua prima vittoria tra i big nella mass start di Ruhpolding, e rappresenta la grande speranza azzurra per le gare maschili.
Sul podio ad Anterselva nella settimana del test event olimpico per Milano Cortina 2026, Giacomel ha confermato l’ottimo momento di forma. La sua capacità di gestire la pressione e il sostegno del pubblico italiano potrebbero fare la differenza nell’appuntamento più importante.
Anterselva: la casa del biathlon che aspetta il mondo
La valle di Anterselva/Antholz è uno dei luoghi più suggestivi delle Alpi italiane, fatto di montagne, neve, prati, boschi, intorno a un ameno lago. L’Anterselva Biathlon Arena è tra i più famosi centri sportivi invernali internazionali, sede di sei Campionati iridati nel 1975, 1976, 1983, 1995, 2007 e 2020, e della Coppa del mondo di biathlon IBU ogni gennaio dal 1978.
A Milano Cortina 2026 le gare maschili e femminili si disputeranno ad Anterselva/Antholz, nella Provincia Autonoma di Bolzano, dall’8 al 21 febbraio. Il pubblico italiano ha dimostrato un calore probabilmente senza eguali in tutto il circuito, creando un’atmosfera elettrizzante che spingerà gli azzurri verso imprese memorabili.
Per la prima volta nella storia dello sport, le competizioni olimpiche si svolgeranno sul territorio altoatesino, un riconoscimento all’eccellenza di un impianto che negli anni ha ospitato le più grandi sfide del biathlon mondiale.
Il dominio scandinavo e la sfida per Milano-Cortina
In prima posizione tra le nazioni più medagliate ai Giochi Olimpici Invernali nel biathlon c’è la Norvegia con 55 medaglie, 22 ori, 18 argenti e 15 bronzi, seguono Germania con 54 medaglie, 20 ori, 21 argenti e 13 bronzi, e Francia con 32 medaglie, 12 ori, 9 argenti e 11 bronzi.
I paesi scandinavi dominano questa disciplina grazie a una tradizione radicata e a un sistema di preparazione che parte dalle scuole. In Germania e Russia il biathlon è tra gli sport più seguiti, con eventi che riempiono stadi da calcio come la Veltins Arena di Gelsenkirchen, che a dicembre ospita il World Team Challenge davanti a oltre 62.000 spettatori.
L’Italia, pur non avendo la stessa tradizione, ha saputo costruire negli ultimi vent’anni un movimento competitivo che può ambire a grandi risultati. Sia Dorothea Wierer che Lisa Vittozzi puntano all’eccellenza ai Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026, davanti al loro pubblico nella sede storica di Anterselva.
Il febbraio 2026 si avvicina, e con esso l’occasione di vedere gli atleti azzurri competere su una delle piste più difficili e affascinanti del circuito, sostenuti dal boato del pubblico italiano. Il biathlon è pronto a regalare emozioni che resteranno nella memoria collettiva di un’intera nazione.
Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.

