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Short Track: viaggio nelle lame che volano sul ghiaccio alla vigilia di Milano-Cortina 2026

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Immaginate un ovale di ghiaccio lungo appena 111,12 metri, dove i pattinatori si lanciano a velocità impressionanti, i loro corpi inclinati quasi paralleli alla superficie ghiacciata, le mani che sfiorano la pista nelle curve mozzafiato. Questo è lo short track, la disciplina più adrenalinica delle Olimpiadi invernali, dove non si gareggia contro il cronometro ma direttamente contro gli avversari, gomito a gomito, lama contro lama.

Nato tra il Canada e gli Stati Uniti agli inizi del Novecento, quando i pattinatori si allenavano sui campi da hockey in assenza di piste da 400 metri, lo short track ha fatto la sua comparsa olimpica come sport dimostrativo a Calgary nel 1988. Quattro anni dopo, ad Albertville 1992, è entrato di diritto nel programma olimpico con due gare individuali e due staffette. A Salt Lake City 2002 il programma si è ampliato a otto eventi, mentre a Pechino 2022 è stata introdotta la staffetta mista, portando il totale a nove specialità che saranno disputate anche a Milano-Cortina 2026.

La pista, ricavata all’interno dei palazzetti per l’hockey su ghiaccio, diventa un teatro dove strategia e coraggio si fondono con la tecnica pura. Gli atleti partono in gruppo, solitamente da quattro a otto per batteria, e solo i primi due di ogni manche accedono al turno successivo, fino alla Finale A dove si assegnano le medaglie. È uno sport di eliminazione diretta, dove un millimetro può fare la differenza tra gloria e delusione.

Le regole del gioco: quando la velocità incontra la tattica

Sul ghiaccio dello short track valgono regole precise che rendono questa disciplina unica nel suo genere. Gli atleti possono sorpassare sia all’interno che all’esterno della pista, ma ogni contatto irregolare può costare la squalifica. Tre sono i falli principali: il crosstrack, ovvero tagliare la strada a un avversario in fase di sorpasso; l’impending, che consiste nel provocare una caduta o un rallentamento durante un tentativo di sorpasso; e il kicking-out, un movimento pericoloso effettuato con le lame dei pattini.

Le distanze delle gare individuali comprendono i 500 metri (quattro giri e mezzo), i 1000 metri (nove giri), i 1500 metri (tredici giri e mezzo), mentre le staffette si disputano sui 3000 metri per le donne e sui 5000 metri per gli uomini. La staffetta mista, introdotta di recente, vede quattro atleti – due donne e due uomini – pattinare per 2000 metri secondo uno schema fisso: donna-donna-uomo-uomo-donna-donna-uomo-uomo.

L’equipaggiamento è fondamentale per la sicurezza: dal casco obbligatorio alle tute realizzate con materiali anti-taglio, dai parastinchi al collarino in gommapiuma. I pattini hanno lame più lunghe e decentrate rispetto a quelli del pattinaggio di velocità, piegate nel senso della curva per permettere quelle inclinazioni spettacolari che caratterizzano lo short track. Le calzature sono rigide per garantire il controllo della traiettoria, mentre i guanti hanno punte rinforzate in vetroresina o colla bicomponente per scivolare meglio quando la mano tocca il ghiaccio nelle curve.

Gli aneddoti che hanno fatto la storia

La storia olimpica dello short track è costellata di episodi che ne hanno definito il fascino imprevedibile. Il più celebre resta quello di Steven Bradbury a Salt Lake City 2002. L’australiano, ultimo nella finale dei 1000 metri maschili, sembrava destinato a chiudere la sua ultima Olimpiade senza gloria. Ma all’ultima curva accadde l’impensabile: tutti e quattro i pattinatori davanti a lui caddero in una carambola spettacolare, lasciando Bradbury incredulo a tagliare per primo il traguardo e regalare all’Australia il primo oro olimpico invernale della sua storia.

Quella finale vedeva protagonisti alcuni dei migliori pattinatori del mondo: l’americano Apolo Anton Ohno, il cinese Li Jiajun, il canadese Mathieu Turcotte e il coreano Ahn Hyun-soo, tutti finiti al tappeto nel tentativo di sorpassarsi nell’ultimo giro. Paradossalmente, uno di quei caduti – Ahn Hyun-soo – si sarebbe preso una clamorosa rivincita quattro anni dopo.

A Torino 2006, infatti, il ventenne sudcoreano dominò completamente la scena, conquistando tre ori (1000, 1500 metri e staffetta) e un bronzo nei 500 metri, diventando l’atleta più medagliato di quell’edizione olimpica. Il suo dominio sigillò lo strapotere asiatico nella disciplina, con la Corea del Sud che ancora oggi guida il medagliere storico olimpico con 53 medaglie totali.

Il palmares azzurro: una miniera d’oro sul ghiaccio

L’Italia può vantare una tradizione straordinaria nello short track, con 15 medaglie olimpiche totali che la collocano al quinto posto nel medagliere storico della disciplina. Il primo trionfo risale a Lillehammer 1994, quando la staffetta maschile composta da Maurizio Carnino, Diego Cattani, Orazio Fagone, Hugo Herrnhof e Mirko Vuillermin conquistò uno storico oro. Sempre in quella edizione, Vuillermin aggiunse un argento individuale nei 500 metri.

Da allora, solo un’edizione olimpica – Nagano 1998 – si è conclusa senza medaglie italiane. A Torino 2006 arrivò la prima medaglia femminile con il bronzo della staffetta 3000 metri, dove debuttò una quindicenne che avrebbe scritto pagine indimenticabili della storia olimpica azzurra. A Salt Lake City 2002 la staffetta maschile conquistò un altro argento, mentre a Pechino 2022 l’Italia ha vissuto la sua miglior edizione di sempre con quattro medaglie: due ori, un argento e un bronzo.

Il medagliere azzurro dello short track si arricchisce continuamente: tre ori, sei argenti e sei bronzi rappresentano un bottino impressionante per un movimento che in Italia conta relativamente pochi atleti rispetto ai giganti asiatici e nordamericani. La capacità di competere ai massimi livelli mondiali con numeri così limitati rende questo palmares ancora più straordinario.

Arianna Fontana: la leggenda vivente del ghiaccio italiano

Se l’Italia ha un volto nello short track, questo è senza dubbio quello di Arianna Fontana. Con 11 medaglie olimpiche (due ori, quattro argenti e cinque bronzi), la valtellinese è non solo l’atleta italiana più medagliata nella storia dei Giochi Invernali, ma anche la pattinatrice di short track più vincente di tutti i tempi a livello mondiale. Nessuno – né uomini né donne – è mai riuscito a eguagliare questo record. Gli inseguitori più vicini, Victor An e Apolo Anton Ohno, si sono fermati a otto medaglie.

La sua carriera olimpica iniziò proprio in Italia, a Torino 2006, quando a soli 15 anni conquistò il bronzo nella staffetta 3000 metri, diventando la più giovane medagliata olimpica italiana negli sport invernali. Da quel giorno è iniziata una collezione impressionante: bronzo nei 500 metri a Vancouver 2010, argento e bronzo a Sochi 2014, oro nei 500 metri a Pyeongchang 2018 (quando fu anche portabandiera azzurra), e il doppio oro-argento di Pechino 2022, dove vinse i 500 metri con una rimonta mozzafiato a due giri dalla fine e conquistò l’argento nei 1500 metri per soli tre millesimi.

Fontana contribuisce a oltre il 70% di tutte le medaglie italiane conquistate nella storia dello short track olimpico. A Milano-Cortina 2026 avrà l’opportunità unica di gareggiare per la seconda volta davanti al pubblico di casa, festeggiando i vent’anni dal suo debutto olimpico. Ma non solo: la campionessa valtellinese ha annunciato l’ambizioso progetto di competere anche nel pattinaggio di velocità su pista lunga, nelle gare di partenza in linea e nell’inseguimento a squadre, tentando una doppietta che sarebbe epica.

Pietro Sighel: la stella nascente del movimento azzurro

Accanto a Fontana, il movimento italiano ha trovato un nuovo protagonista in Pietro Sighel, trentino di 26 anni delle Fiamme Gialle. Figlio d’arte – suo padre Roberto fu campione del mondo di pattinaggio velocità nel 1992 – Pietro ha costruito una carriera già ricca di successi: argento nella staffetta mista e bronzo in staffetta a Pechino 2022, oro mondiale nei 500 metri a Seul 2023, e ben undici medaglie iridate complessive in carriera.

Nella stagione 2024-2025, Sighel ha brillato particolarmente nel World Tour, conquistando la sua prima vittoria in carriera nei 1000 metri a Montreal in ottobre 2025, ponendo fine a un digiuno italiano che durava dal 2007. Il trentino ha collezionato otto podi individuali nella stagione, chiudendo al terzo posto della classifica generale dei 500 metri e confermandosi nella top 10 anche nelle altre distanze. Agli Europei di Dresda nel gennaio 2025 ha dominato con due ori individuali nei 1000 metri (confermandosi campione continentale) e con la staffetta maschile, più tre medaglie complessive.

La sua tecnica sopraffina e la capacità di effettuare sorpassi apparentemente impossibili lo rendono uno degli atleti più spettacolari da seguire. Il talento naturale, unito a una preparazione maniacale che include anche allenamenti di atletica, ciclismo e palestra d’estate, fa di Sighel il candidato principale per un podio olimpico individuale a Milano-Cortina 2026.

La squadra azzurra verso le Olimpiadi di casa

Oltre ai due leader indiscussi, l’Italia schiera una formazione competitiva sia al maschile che al femminile. Tra gli uomini, Luca Spechenhauser (bronzo mondiale nei 1000 metri a Rotterdam 2024), Thomas Nadalini (settimo nella classifica mondiale dei 1500 metri), Andrea Cassinelli e Lorenzo Previtali formano una staffetta maschile solida, capace di vincere l’oro europeo a Dresda dopo 15 anni dall’ultimo trionfo continentale.

Nel settore femminile, accanto a Fontana militano atlete di grande valore: Elisa Confortola, fidanzata di Pietro Sighel e medagliata europea nei 1000 e 1500 metri; Gloria Ioriatti, argento europeo nei 1500 metri; Arianna Sighel, sorella di Pietro e prima medagliata individuale agli Europei nei 500 metri; e Chiara Betti, bronzo europeo sempre nei 500 metri. Tutte e cinque le pattinatrici italiane presenti agli Europei 2025 hanno conquistato almeno una medaglia individuale, testimonianza della profondità del movimento femminile.

Particolarmente impressionante è stata la prestazione della staffetta femminile nella stagione 2024-2025, che ha conquistato il Crystal Globe di Coppa del Mondo chiudendo al primo posto a pari merito con il Canada: un oro e quattro argenti in sei tappe, con una sola gara fuori dal podio. Questo risultato rappresenta uno dei momenti più alti del movimento azzurro e alimenta le speranze per Milano-Cortina 2026.

Il test event di Milano: un assaggio di futuro

Nel febbraio 2025, la Milano Ice Skating Arena ha ospitato la tappa finale del World Tour, fungendo da test event per le Olimpiadi. L’impianto, situato nell’ex Palasharp, ha superato a pieni voti l’esame, con gli atleti che hanno elogiato la qualità della pista e l’atmosfera creata dal pubblico italiano. Oltre 3000 studenti lombardi hanno riempito gli spalti grazie al programma Gen26, mentre per la prima volta sono stati coinvolti attivamente i volontari di Team26, per cui sono arrivate oltre 95mila candidature.

Le stelle internazionali presenti hanno confermato le loro ambizioni per il 2026: la statunitense Kristen Santos-Griswold, campionessa mondiale in carica nei 1000 metri, ha definito il ghiaccio milanese “esaltante”; l’olandese Xandra Velzeboer, proveniente da una dinastia di pattinatori, ha apprezzato l’impianto moderno; il canadese William Dandjinou, dominatore della stagione 2024-2025, ha già messo nel mirino l’oro olimpico.

Le gare si svolgeranno dal 10 al 20 febbraio 2026 alla Milano Ice Skating Arena, con 112 atleti (56 uomini e 56 donne) provenienti da tutto il mondo. L’Italia avrà il vantaggio del pubblico di casa, un fattore che nella storia dello short track si è spesso rivelato determinante. Come ha detto Luca Spechenhauser: “Ho i brividi sin da adesso al pensiero di un pubblico tutto azzurro”.

L’attesa cresce: febbraio 2026 si avvicina

Milano-Cortina 2026 rappresenta per lo short track italiano un’occasione irripetibile. Gareggiare in casa, con il sostegno di un pubblico appassionato, potrebbe fare la differenza in una disciplina dove l’aspetto psicologico è determinante quanto quello fisico e tecnico. L’Italia ha dimostrato di poter competere ai massimi livelli mondiali, con una squadra equilibrata tra veterani di grande esperienza come Fontana e giovani talenti affamati come Sighel.

Il ghiaccio della Milano Ice Skating Arena è pronto ad accogliere le lame più veloci del mondo. Le curve vertiginose, i sorpassi impossibili, le cadute spettacolari e i duelli serrati che caratterizzano lo short track faranno vibrare gli spalti milanesi. Per l’Italia, che ha sempre avuto un feeling speciale con questa disciplina imprevedibile e affascinante, l’obiettivo è chiaro: trasformare il tifo di casa in medaglie da appendere al collo e nuove pagine di storia da scrivere.

Quando le luci si accenderanno sul ghiaccio milanese, quando i pattinatori prenderanno posizione sulla linea di partenza, quando il silenzio prima dello start lascerà il posto al rombo delle lame che mordono il ghiaccio, l’Italia sarà pronta. Pronta a sognare, pronta a lottare, pronta a volare su quelle 111,12 metri che separano l’anonimato dalla gloria olimpica.

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