Quando nel lontano 1988 nascevano gli Almamegretta nelle strade pulsanti di Napoli, nessuno avrebbe immaginato che quella miscela esplosiva di reggae, dub, trip hop e tradizione partenopea avrebbe cambiato per sempre il panorama musicale italiano. Il nome stesso, latino volgare per “anima migrante”, racchiude l’essenza di un progetto che da oltre tre decenni continua a esplorare territori sonori inesplorati, costruendo ponti tra culture musicali apparentemente distanti.
La genesi del gruppo affonda le radici nell’incontro tra Gennaro T (batteria), Raiz (voce) e Gianni (chitarre), tre anime inquiete che nel 1991 decidono di dare vita a qualcosa di completamente nuovo nel panorama musicale italiano. L’energia vulcanica di Napoli, città di contraddizioni e di struggente bellezza, diventa il terreno fertile per sperimentazioni che mescolano le atmosfere caraibiche del reggae con il calore della canzone napoletana, creando un sound unico e immediatamente riconoscibile.
L’esplosione artistica: da “Figli di Annibale” al trionfo di “Animamigrante”
Il primo assaggio di quello che sarà il futuro degli Almamegretta arriva nel 1992 con “Figli di Annibale”, un mini album di 4 brani che faranno parte della colonna sonora del film “Sud”. È solo l’antipasto di una rivoluzione che prenderà forma l’anno successivo con “Animamigrante”, il primo album completo che ottiene la Targa Tenco come migliore opera prima.
“Animamigrante” rappresenta molto più di un debutto discografico: è la nascita di un nuovo linguaggio musicale che riesce a parlare simultaneamente ai quartieri popolari di Napoli e alle discoteche londinesi. Le produzioni sono affidate a mani esperte, ma è la voce di Raiz a diventare il vero marchio di fabbrica del gruppo, capace di passare dal napoletano più puro all’inglese senza mai perdere quel calore mediterraneo che caratterizzerà tutte le loro produzioni.
“Sanacore”: il capolavoro che definisce un’epoca
Se “Animamigrante” ha aperto le porte, è con “Sanacore” del 1995 che gli Almamegretta raggiungono la piena maturità artistica. L’album, prodotto dal leggendario Adrian Sherwood – guru della scena dub britannica – rappresenta il punto di incontro perfetto tra la tradizione partenopea e le sperimentazioni elettroniche più avanzate.
“Sanacore” rimarrà il momento più alto nella storia di un gruppo tra i più vibranti e carnali della musica italiana degli anni 90. Il disco contiene alcuni dei brani più iconici della band, tracce che ancora oggi risuonano nei club e nei festival di tutto il mondo. La produzione di Sherwood aggiunge quella patina industriale e quell’uso sapiente degli effetti che trasformano ogni canzone in un viaggio sensoriale, dove i bassi profondi del dub si mescolano alle melodie nostalgiche della tradizione napoletana.
L’evoluzione continua: tra sperimentazione e tradizione
Gli anni successivi vedono gli Almamegretta consolidare la propria posizione di innovatori del panorama musicale italiano. Nel 1998 arriva “Lingo”, seguito da una serie di lavori che dimostrano la costante evoluzione del gruppo. Ogni album rappresenta una nuova tappa di un viaggio musicale che non conosce confini geografici o stilistici.
Il 2001 segna un altro momento storico con “Imaginaria”, disco che si aggiudica per la seconda volta la Targa Tenco per il miglior disco in dialetto e la cui copertina vince l'”Italian Grammy Awards” per il miglior progetto grafico. L’album conferma la capacità del gruppo di rinnovarsi continuamente senza mai tradire la propria identità artistica.
Un aneddoto che racconta la dimensione raggiunta dal gruppo è il concerto del 31 dicembre 2001, quando gli Almamegretta suonano davanti a 70.000 persone a Napoli, in piazza del Plebiscito, per il concerto di Capodanno. Un momento magico che suggella il rapporto speciale tra la band e la sua città, in una delle piazze più belle d’Italia trasformata in una gigantesca dance floor sotto le stelle.
L’era delle metamorfosi: separazioni e ritorni
Come spesso accade nelle storie dei grandi gruppi, anche gli Almamegretta attraversano momenti di cambiamento. Nel 2003 Raiz lascia la band per intraprendere una carriera solista, periodo che vede il carismatico frontman esplorare territori musicali sempre più personali con album come “Wop”, “Uno” e “YA!”.
Ma l’anima migrante non può restare ferma a lungo. Il richiamo della musica collettiva si fa sentire, e negli anni successivi il gruppo ritrova la sua configurazione, continuando a sperimentare e a portare sui palchi di tutto il mondo quella miscela esplosiva che li ha resi famosi. La loro capacità di reinventarsi costantemente, pur mantenendo intatta la propria identità artistica, è forse il segreto della loro longevità.
Il presente e il futuro: l’eredità di un’avanguardia che non invecchia
Oggi gli Almamegretta rappresentano molto più di una band: sono diventati un simbolo della capacità della musica italiana di innovare e di dialogare con le culture musicali di tutto il mondo. Con una carriera che abbraccia oltre tre decenni, gli Almamegretta continuano a essere una presenza influente nella scena musicale italiana, noti per la loro capacità di fondere generi diversi e per il loro impegno nella sperimentazione sonora.
Il concerto del 3 settembre 2025 a Milano rappresenta l’ennesima tappa di un viaggio che sembra non avere fine. Sul palco salirà una band che ha attraversato mode e tendenze senza mai perdere la propria autenticità, continuando a proporre quella miscela unica di suoni che ha fatto innamorare generazioni di ascoltatori.
La formazione attuale vede ancora una volta Raiz alla voce, affiancato da musicisti che negli anni hanno contribuito a mantenere vivo lo spirito innovatore del gruppo. La storia include collaboratori come Stefano, entrato come sound engineer nel 1993 durante la produzione di Animamigrante, il cui talento visionario lo ha portato a trasformarsi in un membro imprescindibile della band.
Milano attende l’anima migrante
Il concerto milanese si preannuncia come un evento imperdibile per tutti gli amanti della musica che non conosce confini. Gli Almamegretta porteranno sul palco non solo i loro successi più celebri, ma anche il bagaglio di esperienze accumulate in oltre trent’anni di carriera. Sarà l’occasione per ascoltare dal vivo brani iconici come “Nun te scurdà”, struggente ballata reggae imbottita di elettronica, in cui Raiz canta in prima persona da un punto di vista femminile, raccontando la storia di una donna che esprime la sua voglia di amare in maniera libera.
L’appuntamento milanese rappresenta anche l’opportunità di assistere a quella magia che solo i concerti dal vivo sanno creare, quando la musica degli Almamegretta trasforma ogni venue in un crocevia di culture, un luogo dove il Mediterranean dub incontra le anime di chi sa ancora emozionarsi di fronte alla bellezza della musica autentica.
Un’eredità che continua a migrare
Guardando alla carriera degli Almamegretta, ciò che colpisce maggiormente è la coerenza di un progetto artistico che non ha mai tradito le proprie origini pur evolvendosi continuamente. La loro musica è una miscela di trip hop, reggae, dub, rap e canzoni napoletane. Sono tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe Tenco.
Questo riconoscimento critico testimonia non solo la qualità artistica del gruppo, ma anche la sua capacità di mantenere viva la tradizione musicale italiana innovandola dall’interno. Gli Almamegretta hanno dimostrato che è possibile essere profondamente radicati nella propria cultura d’origine e allo stesso tempo cittadini del mondo musicale, costruendo ponti tra Napoli e Kingston, tra la canzone d’autore italiana e le sperimentazioni elettroniche più avanzate.
Il 3 settembre Milano avrà l’opportunità di accogliere questa anima migrante che continua il suo viaggio senza mai fermarsi, portando ovunque vada il calore del Mediterraneo e la forza innovatrice di chi non smette mai di sperimentare. Un concerto che si preannuncia come una celebrazione non solo della musica degli Almamegretta, ma di tutto ciò che la cultura italiana sa offrire quando incontra il mondo senza paura di contaminarsi e di crescere.

Appassionata di musica, racconto storie, emozioni e tendenze che vibrano nel mondo sonoro di oggi. Attraverso interviste, recensioni e approfondimenti, esploro generi diversi, dal mainstream alle scene indipendenti, con uno sguardo attento ai talenti emergenti e alle icone della musica internazionale. Amo immergermi nelle note e nei testi per offrirne una lettura originale e coinvolgente, capace di raccontare non solo i brani, ma anche le storie dietro gli artisti e le influenze che plasmano le loro opere. Con uno stile fresco e appassionato, cerco di trasmettere al pubblico l’energia e la magia della musica, strumento di cultura, emozione e condivisione universale.