“Dalla baita ho visto la montagna con occhi nuovi e quindi la racconto con parole nuove. Non c’è la conquista della vetta, non ci sono eroi che sfidano le cime, ma uno sguardo che da lontano cerca di trovare l’equilibrio e la leggerezza della libertà nella natura. Non è importante la meta, ma il viaggio”, spiega Soffici.
Una filosofia basata sulla necessità di riappropriarsi di un tempo antico e dilatato. “Più facile se lo fai con un cielo blu sopra la testa e dentro il cuore. Blu come sono le montagne in lontananza. Blu come le sfumature dell’acqua del mare: il colore della vastità, dell’incontenibile e del desiderio”, si può leggere ancora. Insomma, uno sguardo dal di dentro, che racconta la montagna con un approccio intelligente, poetico, dolce, ironico e disincantato.
“Al pascolo si può stare zitti seguendo i propri pensieri. Si può leggere. Si può disegnare e fare schizzi su un quadernetto. Si può intagliare un legno per farne un fischietto o un bastone da pastore il cui manico verrà poi curvato nel siero caldo dei formaggi. La Regina delle Caprette può fare tutto questo, ma quando arrivo io le piace anche parlare di capre e mi racconta storie di montagna e di alpeggi”, scrive l’autrice.
Caterina Soffici è nata a Firenze. Vive tra Londra e la Valle d’Aosta. Ha un marito, due figli e un cane. È editorialista de La Stampa, collabora con TuttoLibri e altri giornali. Crede nel potere delle parole di cambiare il mondo e per questo tiene corsi di scrittura al Ministry of Stories, il laboratorio di East London per bambini e ragazzi di ambienti svantaggiati, dove si lavora sulla creatività, il racconto e la memoria.

Direttore responsabile di No#News Magazine.