È un fenomeno che diamo per scontato ogni giorno, eppure nasconde un complesso universo biologico: lo stesso corpo può ospitare capelli lisci e fluenti sulla testa e peli corti e ricci altrove. Questa diversità, presente in un unico organismo, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della biologia umana. Come un tessuto variegato che riveste la nostra pelle, i capelli e i peli raccontano una storia di evoluzione, genetica e adattamento che merita di essere esplorata.
Due tipologie, infinite variazioni
La dermatologia ci svela che esistono essenzialmente due categorie di peli sul nostro corpo. I peli vellus, quella sottile peluria quasi invisibile che ricopre gran parte della nostra epidermide, e i peli terminali, più spessi e scuri, che compaiono sul capo, sul torace, sotto le ascelle e nella zona pubica. La distinzione fondamentale tra capelli e peli risiede nella durata del loro ciclo di crescita, un processo biologico sorprendentemente complesso.
Il segreto sta nel tempo
Ogni singolo pelo sul nostro corpo nasce da un follicolo pilifero annidato nello strato dermico della pelle. Ciascun follicolo segue un ciclo regolare di crescita, regressione, riposo e caduta. Durante la fase di crescita, chiamata anagen, il follicolo produce un nuovo fusto – la parte visibile del pelo. La differenza cruciale tra i capelli della testa e i peli del corpo sta proprio nella durata di questa fase anagen. Per i capelli, può durare diversi anni, permettendo loro di raggiungere lunghezze considerevoli. Il dottor Ross Radusky, dermatologo e direttore medico del Dermatology Treatment & Research Center di Dallas, paragona questa fase all’adolescenza umana: se non massimizziamo la crescita entro un certo periodo, la statura che raggiungiamo è quella che avremo per il resto della vita. Per i peli del corpo, la fase anagen dura solo poche settimane o mesi, limitandone significativamente la lunghezza.
Un arcobaleno di pigmenti
Ma le differenze non si fermano alla lunghezza. Anche il colore e la consistenza variano notevolmente. I nostri follicoli reagiscono in modo differente agli influssi ormonali e ambientali, come l’abbigliamento e lo stile di vita. La variazione cromatica è dovuta alla melanina, lo stesso pigmento responsabile del colore della pelle. Esistono due tipi di melanina nei capelli: la feomelanina, che produce capelli biondi e rossi, e l’eumelanina, che crea tonalità più scure. L’equilibrio tra questi due tipi è regolato da oltre 100 geni, spiegando così l’incredibile varietà di sfumature che possiamo osservare sul nostro corpo.
La battaglia contro il tempo
Con l’avanzare dell’età, non solo il colore cambia – bambini con capelli biondo platino possono ritrovarsi adulti con una tonalità castano chiaro – ma anche lo spessore può diminuire. Il paradosso della calvizie maschile, dove si perdono i capelli sulla testa ma si mantengono peli folti sul corpo, si spiega con la conversione del testosterone. Un enzima chiamato 5-alfa reduttasi trasforma questo ormone in diidrotestosterone, che a sua volta fa restringere i follicoli piliferi, producendo peli più sottili e fini. La caratteristica stempiatura maschile è dovuta alla posizione dei recettori del diidrotestosterone, tipicamente concentrati nelle tempie e sulla corona della testa. Nelle donne, questi recettori sono disposti in modo più centralizzato, causando un diradamento uniforme su tutta la testa.
L’assenza di questi recettori nel resto del nostro corpo spiega perché alcune zone possono rimanere pelose anche quando la nostra attaccatura dei capelli ha perso la sua battaglia contro questi cambiamenti ormonali. Un ennesimo esempio di come la biologia umana sia un complesso mosaico di interazioni genetiche, ormonali e ambientali che continua a sorprenderci e a porre nuove domande alla scienza moderna.