C’è una sottile ironia nel destino dell’Albania. Mentre per decenni i riflettori del turismo mediterraneo si sono concentrati sulle isole greche e sulla costa croata, questo lembo di terra affacciato sullo Ionio ha coltivato in silenzio il suo tesoro: oltre trecento chilometri di litorale dove il tempo sembra essersi fermato a un’epoca in cui il viaggio significava ancora scoperta. Non stupisce che il Washington Post, nelle sue recenti cronache di viaggio del 2025, abbia dedicato ampio spazio a questa destinazione emergente, catturando l’essenza di un luogo che ancora riesce a sorprendere.
Ma l’Albania non è più un segreto sussurrato tra viaggiatori esperti. È una rivelazione che si sta dispiegando sotto gli occhi del mondo, e il momento di scoprirla è adesso, prima che le dinamiche del turismo di massa ne trasformino inevitabilmente il carattere. Questo non è un invito nostalgico a un passato idealizzato, ma un riconoscimento lucido: esistono luoghi che meritano di essere vissuti nella loro autenticità, e la Riviera albanese appartiene ancora a questa categoria.
La geografia dell’incanto: dove le montagne incontrano il mare
La costa sud-occidentale dell’Albania si snoda come un racconto geologico millenario. Le Alpi Albanesi precipitano verso il mare con una drammaticità scenografica che ricorda la Costiera Amalfitana, ma con un’intensità quasi selvaggia. Qui la roccia calcarea, scolpita da millenni di erosione, crea anfratti nascosti e baie riparate dove il turchese dell’acqua raggiunge tonalità che sembrano impossibili senza l’intervento di un filtro fotografico.
La realtà supera ogni aspettativa. Le correnti marine che risalgono dal fondale, come quelle che caratterizzano Uji i Ftohte – letteralmente “acqua fredda” in albanese – creano microclimi marini che mantengono la temperatura dell’acqua sorprendentemente fresca anche nei mesi estivi più torridi. È un fenomeno naturale che i locali conoscono da sempre e che i visitatori scoprono con meraviglia: un tuffo rigenerante che spezza l’afa agostana con una precisione quasi chirurgica.
Ma la vera magia della costa albanese risiede nella sua varietà. A pochi chilometri di distanza, il paesaggio muta radicalmente: da spiagge di ghiaia bianca finissima a distese sabbiose dorate, da calette accessibili solo via mare a litorali attrezzati che si estendono per chilometri. Questa diversità non è un caso, ma il risultato di una geologia complessa e di correnti marine che hanno plasmato ogni insenatura con cura millimetrica.
Dhermi e la leggenda della spiaggia infinita
Cinque chilometri. È questa la misura della spiaggia di Dhërmi, un’estensione che in piena estate albanese – quando il sole sembra non voler mai tramontare – assume proporzioni quasi mitiche. Eppure, nonostante la sua fama crescente, questa distesa di ciottoli e ghiaia mantiene una caratteristica rara nel Mediterraneo contemporaneo: spazi vuoti, silenzio, possibilità.
Il villaggio di Dhërmi, arroccato sulla collina soprastante, conserva l’architettura tradizionale delle case di pietra e i ritmi lenti di una comunità che vive ancora del mare e della terra. Al tramonto, quando i beach bar lungo la costa iniziano a diffondere musica che si mescola al suono delle onde, si percepisce quella tensione creativa tra tradizione e modernità che caratterizza tutta l’Albania contemporanea.
Non lontano, Drymades ha scelto una strada diversa. Definita la spiaggia “più cool” del paese, ha abbracciato con entusiasmo l’estetica contemporanea del turismo balneare: ulivi secolari che ombreggiano bar minimalisti, festival musicali che attirano giovani da tutta Europa, alloggi per ogni budget che spuntano come funghi dopo la pioggia. È il volto nuovo dell’Albania, quello che guarda a Mykonos e Ibiza senza però rinunciare alla propria identità. Ad agosto, l’atmosfera è elettrica, vibrante di quella energia che solo le spiagge giovani sanno generare.
Il canyon e il mare: Gjipe e i suoi segreti verticali
Alcune destinazioni si meritano con la fatica. La spiaggia di Gjipe è una di queste. Protetta da pareti rocciose alte settanta metri, si nasconde alla fine di un canyon che si apre sul mare come una ferita geologica. Il sentiero che scende verso l’acqua è impervio, a tratti vertiginoso, e richiede una preparazione fisica adeguata. Ma chi raggiunge questa lingua di sabbia comprende immediatamente il valore dell’impegno.
Gjipe è considerata una delle spiagge più belle dell’Albania non per retorica turistica, ma per una ragione oggettiva: è rimasta quasi interamente selvaggia. Non ci sono stabilimenti, né file ordinate di ombrelloni. Solo la natura nella sua manifestazione più pura: roccia, mare, vegetazione mediterranea che profuma di timo e rosmarino. Le guide locali organizzano tour in barca per chi preferisce evitare la discesa a piedi, ma il consiglio è di affrontare il sentiero: la prospettiva che si guadagna, passo dopo passo, è parte integrante dell’esperienza.
Poco più a sud, Grama Bay rappresenta l’estremo di questa filosofia dell’isolamento. Raggiungibile solo via mare, questa baia incontaminata ha mantenuto la sua bellezza proprio grazie alla sua inaccessibilità. I water taxi che partono da Himare conducono i visitatori attraverso acque così trasparenti da sembrare irreali, fino a depositarli su una spiaggia che sembra appartenere a un’altra era geologica.
Porto Palermo e il peso della storia
La storia in Albania non è mai solo un dettaglio decorativo. È una presenza tangibile, stratificata, che emerge dalla terra e dal mare con la stessa insistenza delle correnti marine. A Porto Palermo, questa presenza assume la forma di un castello che domina la baia dall’alto di un promontorio roccioso. Le origini veneziane dell’edificio sono evidenti nella struttura, anche se le modifiche ottomane hanno lasciato il loro segno indelebile.
La baia stessa, con le sue spiagge di ciottoli bianchi e acque di una trasparenza cristallina, offre un contrasto affascinante: la natura incontaminata che si specchia nelle pietre di una fortezza che ha visto passare conquistatori e commercianti, guerre e periodi di pace. Non ci sono stabilimenti balneari qui – è un luogo per chi cerca contemplazione più che comfort, per chi è disposto a portarsi ombrellone e provviste in cambio di un’esperienza autentica.
La storia continua a manifestarsi lungo tutta la costa. Ogni promontorio nasconde rovine, ogni insenatura custodisce leggende. È un palimpsesto culturale che i veneziani, gli ottomani, i greci antichi e poi i bizantini hanno scritto e riscritto per millenni, lasciando tracce che oggi emergono tra gli ulivi e le rocce calcaree.
Saranda: dove il mare incontra la vita notturna
Se Dhërmi è la spiaggia della tranquillità e Drymades quella della gioventù festaiola, Saranda rappresenta il compromesso perfetto: una città balneare che riesce a essere sia destinazione di mare che centro di vita urbana. La spiaggia degli Specchi, incastonata tra le rocce, offre sabbia di ghiaia bianca e un mare che giustifica pienamente il suo nome poetico.
L’accesso non è semplice – un sentiero tortuoso che scoraggia i meno motivati – ma anche qui la fatica viene ripagata con generosità. La possibilità di noleggiare ombrelloni e sdraio rappresenta un compromesso tra selvaggio e civilizzato che molti viaggiatori apprezzano: la bellezza naturale con un pizzico di comfort.
Ma Saranda è molto più della sua spiaggia. È un porto vivace, un punto di partenza per escursioni verso l’interno, un crocevia di culture dove la lingua albanese si mescola al greco (l’isola di Corfù è visibile dalla costa) e dove i ristoranti servono piatti che raccontano secoli di contaminazioni culinarie. La sera, il lungomare si anima di una passeggiata che ricorda le migliori tradizioni mediterranee: lenta, conviviale, punteggiata da caffè all’aperto e gelati artigianali.
Ksamil e le isole che puoi toccare
A pochi chilometri da Saranda, Ksamil rappresenta forse l’immagine più iconica della costa albanese. Le isolette rocciose che punteggiano la baia, due delle quali – le Isole Gemelle – connesse da una sottile striscia di terra emersa, creano un paesaggio da cartolina che ha fatto il giro dei social media. Ma la realtà supera ogni fotografia.
L’acqua qui raggiunge tonalità di azzurro e turchese che sembrano appartenere ai Caraibi piuttosto che al Mediterraneo. Le isole possono essere raggiunte a nuoto dai bagnanti più esperti, oppure con un breve tragitto in pedalò o water taxi. Una volta sbarcati, ci si trova in un ambiente protetto dal Parco Nazionale di Butrint, il che impone – giustamente – comportamenti responsabili e rispettosi.
Ksamil non è la località più economica dell’Albania – il suo successo ha inevitabilmente fatto lievitare i prezzi – ma rimane comunque sensibilmente più accessibile rispetto a destinazioni italiane o greche di pari bellezza. E questo equilibrio tra qualità e costo rappresenta uno degli elementi che stanno trasformando l’Albania in una destinazione di tendenza per il turismo europeo.
Butrint: quando tremila anni ti guardano dalle rovine
A quindici minuti di auto da Ksamil, il Parco Nazionale di Butrint rappresenta un’escursione obbligatoria per chi visita questa parte dell’Albania. Il sito archeologico, patrimonio UNESCO, custodisce i resti di una città che fu greca, romana, bizantina e veneziana. Il teatro antico, il battistero romano, le mura che si arrampicano sulla collina: ogni pietra racconta una storia di civiltà che si sono sovrapposte e mescolate.
Ma Butrint non è solo archeologia. Il parco si estende su quasi diecimila ettari di natura protetta, includendo zone umide, foreste e tratti di costa incontaminata. Camminare tra le rovine significa attraversare secoli di storia umana, ma anche immergersi in un ecosistema mediterraneo che ospita specie rare di uccelli e una vegetazione lussureggiante.
La visita richiede alcune ore e un buon paio di scarpe da trekking. Il sole può essere impietoso durante l’estate, quindi cappello e acqua sono indispensabili. Ma l’esperienza di vedere le isole di Ksamil dalle alture di Butrint, con il mare turchese che si estende fino all’orizzonte greco, vale ogni goccia di sudore.
La praticità del viaggio: quando e come
L’Albania è accessibile. Voli diretti collegano diverse città italiane a Tirana, la capitale, da cui la costa sud dista circa quattro ore di auto. In alternativa, traghetti stagionali collegano porti pugliesi direttamente a Saranda e Valona. Il periodo migliore per visitare la Riviera albanese si estende da maggio a ottobre, con i mesi di luglio e agosto che vedono il picco di affollamento e temperature.
Ma uno dei vantaggi dell’Albania è che anche a fine estate, quando altrove le spiagge si svuotano e i servizi iniziano a chiudere, qui il sole continua a splendere e le temperature rimangono gradevoli. Settembre e ottobre rappresentano forse il momento ideale: mare ancora caldo, meno folla, prezzi più contenuti e quella luce particolare che solo l’autunno mediterraneo sa regalare.
La rete stradale è in costante miglioramento, anche se alcuni tratti richiedono ancora attenzione. Noleggiare un’auto è consigliabile per chi vuole esplorare con libertà, anche se bus e taxi collettivi collegano i principali centri costieri. L’albanese è la lingua ufficiale, ma l’italiano è sorprendentemente diffuso, soprattutto tra le generazioni più anziane che sono cresciute guardando la televisione italiana.
Un ultimo pensiero prima di partire
L’Albania sta cambiando. Ogni estate porta nuovi hotel, nuovi stabilimenti balneari, nuove strutture turistiche. È un processo inevitabile e, per molti versi, positivo: porta sviluppo economico, migliora le infrastrutture, offre opportunità a una popolazione giovane e dinamica. Ma porta anche il rischio di standardizzazione, di perdita di quell’autenticità che oggi rende la Riviera albanese così speciale.
Visitare l’Albania oggi significa essere testimoni di una transizione, di un momento storico in cui un paese si sta aprendo al mondo senza ancora aver perso completamente se stesso. È un’opportunità rara nel turismo contemporaneo: scoprire un luogo prima che diventi “scoperto”, nel senso meno autentico del termine.
Non è nostalgia facile né retorica del “c’era una volta”. È semplicemente il riconoscimento che esistono ancora luoghi dove il viaggio mantiene quella dimensione di scoperta che il turismo di massa ha eroso altrove. L’Albania, con le sue spiagge cristalline, i suoi canyon segreti, i suoi villaggi arroccati e le sue rovine millenarie, è uno di questi luoghi. Per quanto tempo ancora, nessuno può dirlo con certezza. Ma il momento di andarci è sicuramente adesso.

Racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a raccontare non solo le destinazioni, ma anche i modi di viaggiare, le emozioni, i suggerimenti pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e narrativo, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire, con curiosità e apertura mentale. Per me, il viaggio è un incontro continuo con l’altro, un arricchimento personale e una fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli cerco di trasmettere questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue molteplici sfaccettature.Reporter appassionata di viaggi in tutte le loro sfaccettature, racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a narrare non solo le destinazioni, ma anche le modalità di viaggio, le emozioni, i consigli pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e coinvolgente, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire con curiosità e apertura mentale. Il viaggio per me è incontro, arricchimento personale e fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli trasmetto questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue sfumature.





































