Lungo il tranquillo corso del Brenta, dove l’acqua scorre lenta tra salici piangenti e antiche sponde, si erge maestosa Villa Pisani di Stra (Veneto), un colosso architettonico che da tre secoli domina il paesaggio con la sua imponente facciata neoclassica. Quando ci si avvicina dalla strada principale, lo sguardo viene catturato immediatamente dall’enormità di questa dimora patrizia: centoquattordici finestre scandiscono il ritmo della facciata principale, un numero simbolico scelto per onorare Alvise Pisani, il centoquattordicesimo doge di Venezia.
La villa, concepita inizialmente dall’architetto padovano Girolamo Frigimelica de’ Roberti, fu poi completata da Francesco Maria Preti, creando un edificio di 114 stanze che si estende per oltre duecentocinquanta metri di lunghezza. È impossibile non restare ammutoliti di fronte a questa dimostrazione di potenza economica e raffinatezza artistica, dove ogni elemento architettonico racconta la gloria di una delle famiglie più influenti della Serenissima Repubblica.
Il timpano centrale, sorretto da quattro colonne corinzie, si innalza come un tempio greco trasportato nelle campagne venete, mentre le ali laterali si distendono in un abbraccio infinito che sembra voler contenere l’intera storia della nobiltà veneziana. La pietra d’Istria, candida come la schiuma dell’Adriatico, riflette la luce del sole creando giochi di ombre che mutano durante le ore del giorno, trasformando l’edificio in una scenografia vivente.
Il salone delle feste e l’apoteosi di tiepolo
Varcata la soglia principale, il visitatore viene immediatamente trasportato in un mondo di magnificenza barocca che trova il suo apice nel Salone delle Feste. L’imponente salone, articolato su doppia altezza, fu interamente affrescato fra il 1760 e il 1762 da Gianbattista Tiepolo in collaborazione con Pietro Visconti, Giambattista Crosato, Jacopo Guarana e il figlio Giandomenico.
Alzando lo sguardo verso il soffitto, si rimane letteralmente sbalorditi dalla vastità dell’affresco che celebra l’Apoteosi della famiglia Pisani. Quest’opera rappresenta l’ultimo capolavoro realizzato da Giambattista Tiepolo in Italia, un turbinio di figure allegoriche, divinità olimpiche e membri della famiglia Pisani che sembrano librarsi nell’aria in un trionfo di colori e movimento.
Le figure dipinte dal maestro veneziano posseggono una grazia e una leggerezza che sfidano le leggi della gravità: la Fama alata suona la tromba annunciando le gesta della famiglia, mentre Nettuno emerge dalle acque con il suo corteo di tritoni, simboleggiando il dominio veneziano sui mari. I personaggi storici della famiglia Pisani, ritratti nei loro abiti settecenteschi, appaiono come se stessero per scendere dal cielo per incontrare i visitatori, creando un dialogo tra passato e presente che lascia senza fiato.
Il genio di Tiepolo risiede nella capacità di creare un’illusione prospettica perfetta: le colonne dipinte sembrano reali, le architetture fittizie si fondono con quelle autentiche, e lo spazio del salone si dilata oltre i suoi confini fisici, trasformandosi in un teatro cosmico dove si celebra l’eternità di una dinastia.
Il misterioso labirinto d’amore e i suoi segreti
Nel parco di undici ettari che circonda la villa, tra viali alberati e aiuole fiorite, si nasconde uno dei labirinti vegetali più affascinanti d’Europa: il cosiddetto “Labirinto d’Amore”. Formato da nove cerchi concentrici di siepi di bosso, è uno dei più grandi d’Europa e rappresenta una delle attrazioni più enigmatiche dell’intera proprietà.
Il labirinto fu realizzato su progetto dell’architetto padovano Girolamo Frigimelica de’ Roberti, autore anche della torretta centrale che si erge al centro del dedalo vegetale. Questa costruzione ottagonale, che si innalza come una vedetta sul mare verde delle siepi, offre l’unica possibilità di orientamento per chi si avventura tra i sentieri intricati.
La storia narra che persino Napoleone Bonaparte, nel 1807, si perse completamente nel labirinto, dovendo essere soccorso dalle sue guardie. Questa aneddotica alimenta il fascino misterioso del luogo, dove ogni svolta può rappresentare la strada giusta o un vicolo cieco, in una metafora perfetta delle complessità dell’amore e della vita.
Le siepi di bosso, potate con maestria artigianale, creano muri verdi alti oltre due metri che isolano completamente chi cammina al loro interno dal mondo esterno. Il silenzio che regna nel labirinto è interrotto soltanto dal fruscio delle foglie e dal canto degli uccelli che nidificano tra i rami, creando un’atmosfera sospesa nel tempo che richiama i giochi galanti dell’aristocrazia settecentesca.
Come descrive Gabriele D’Annunzio nella sua opera “Il Fuoco”, il labirinto fu “composto per il diletto delle dame e dei cicisbei nel tempo dei calcagnini e dei guardinfanti”, evocando un’epoca di raffinata civetteria dove il perdersi tra le siepi rappresentava un pretesto per incontri romantici e conversazioni sussurrate.
L’epoca napoleonica e la trasformazione imperiale
La storia di Villa Pisani subì una svolta drammatica nel 1807, quando la villa fu venduta a Napoleone, trasformandosi da residenza patrizia veneziana in dimora imperiale francese. Questa transizione segnò profondamente l’identità dell’edificio, che si arricchì di arredi e decorazioni in stile Impero, ancora oggi visibili nelle stanze del piano nobile.
Le sale napoleoniche conservano un fascino particolare, dove la sobrietà neoclassica francese si fonde armoniosamente con la sontuosità barocca veneziana. Tra i numerosi mobili in Stile Impero spiccano un grandioso letto a baldacchino e splendidi cassettoni intarsiati di Giuseppe Maggiolini, testimonianze tangibili del gusto raffinato dell’epoca.
Particolarmente suggestiva è l’elegante portantina progettata da Giuseppe Borsato per Eugène de Beauharnais, figliastro di Napoleone e viceré d’Italia, che soggiornò frequentemente nella villa. Questo mezzo di trasporto, riccamente decorato e dorato, rappresenta il simbolo di un’epoca in cui ogni oggetto quotidiano veniva trasformato in opera d’arte.
Nelle stanze dedicate alla famiglia imperiale si possono ammirare anche una graziosa culla e una poltroncina utilizzate dai piccoli figli del Viceré, oltre a due raffinate stanze da bagno risalenti al periodo napoleonico, esempi precoci di comfort moderno in una residenza storica.
Il parco: un teatro di architetture e natura
Il parco di Villa Pisani è stato insignito del premio “Il Parco più bello d’Italia 2008”, un riconoscimento che celebra la sapiente integrazione tra architettura e natura che caratterizza questi undici ettari di meraviglie paesaggistiche.
Passeggiando lungo i viali ombrosi, si scoprono continuamente scenografiche architetture che punteggiano il paesaggio come quinte teatrali: l’esedra semicircolare con le sue gallerie di glicine che in primavera si trasformano in tunnel profumati di viola, le scuderie monumentali che chiudono la prospettiva verso il fiume, e i numerosi padiglioni settecenteschi che offrono punti di sosta e contemplazione.
Il giardino all’italiana, con le sue aiuole geometriche e le fontane zampillanti, si contrappone armoniosamente alle zone più naturali del parco, dove alberi secolari creano ombrose navate verdi. Platani, cedri del Libano, magnolie grandiflora e rari esemplari botanici provenienti da tutto il mondo trasformano il parco in un museo vivente della botanica internazionale.
Le serre storiche, ancora funzionanti, custodiscono piante esotiche e fiori rari che durante la bella stagione vengono disposti nei parterre esterni, creando composizioni cromatiche che mutano con il ritmo delle stagioni. L’acqua, elemento sempre presente grazie alla vicinanza del Brenta, alimenta un sistema di canali e fontane che dona vita e movimento al paesaggio, creando riflessi cangianti che moltiplicano la bellezza architettonica della villa.
Un patrimonio artistico dalle mille sfaccettature
Oltre al celeberrimo affresco di Tiepolo, Villa Pisani custodisce un patrimonio artistico di inestimabile valore che si distribuisce nelle sue centoquattordici stanze. Nelle sale si possono ammirare opere di Giambattista Crosato, Giuseppe Zais, Jacopo Guarana, Giovanni Carlo Bevilacqua, Francesco Simonini, Jacopo Amigoni e Andrea Urbani, una collezione che rappresenta il meglio della pittura veneta del Settecento.
Ogni stanza racconta una storia diversa attraverso decorazioni pittoriche, stucchi dorati, mobili d’epoca e oggetti d’arte che testimoniano i gusti e lo stile di vita dell’aristocrazia veneziana. Le tappezzerie di seta, i damaschi preziosi e le dorature creano un’atmosfera di lusso raffinato che trasporta il visitatore in un’epoca di splendore e magnificenza.
La Sala da Pranzo, con la sua tavola imbandita secondo l’etichetta settecentesca, permette di immaginare i sontuosi banchetti che si svolgevano tra questi muri, dove si decidevano spesso le sorti politiche ed economiche della Serenissima. I servizi di porcellana, l’argenteria cesellata e il grande centrotavola in alabastro creano una scenografia perfetta per evocare la vita quotidiana dei nobili veneziani.
Villa Pisani non è semplicemente un monumento del passato, ma un organismo vivente che continua a raccontare la sua storia millenaria attraverso ogni pietra, ogni affresco, ogni angolo del suo sterminato parco. Visitarla significa intraprendere un viaggio emozionale nel tempo, dove la bellezza dell’arte si fonde con la potenza evocativa della storia, creando un’esperienza indimenticabile che continua a risuonare nell’anima del viaggiatore anche molto tempo dopo aver varcato i suoi cancelli.