La 18° sessione del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO a Luque, Paraguay, ha decretato 66 nuove entrate nella lista dei patrimoni intangibili dell’umanità.

Oggi vi vogliamo parlare in particolare di tre eccezionali tradizioni gastronomiche che si sono aggiunte alla prestigiosa lista UNESCO. Lo shochu giapponese, il casabe caraibico e il sapone d’olio d’oliva palestinese rappresentano non solo prodotti di eccellenza, ma vere e proprie testimonianze viventi di culture millenarie. Questi riconoscimenti sottolineano l’importanza della preservazione delle tradizioni gastronomiche e artigianali come elementi fondamentali dell’identità culturale dei popoli.

Lo Shochu: l’arte della distillazione giapponese

Lo shochu rappresenta l’essenza della raffinata arte distillatoria nipponica. Questo distillato tradizionale, con una storia millenaria, radicata nelle isole del Kyushu e di Okinawa, si distingue per il suo metodo di produzione unico che prevede l’utilizzo di koji, un fungo utilizzato nella fermentazione.

A differenza del più noto sake, lo shochu viene distillato e non semplicemente fermentato, risultando in una bevanda dal carattere deciso con una gradazione alcolica che può variare tra il 25% e il 45%. La sua produzione coinvolge una varietà di materie prime, dal riso dolce alla patata dolce (imo), dall’orzo al grano saraceno, ognuna delle quali conferisce caratteristiche organolettiche distintive al prodotto finale. La tecnica di distillazione del shochu è un’arte che si tramanda di generazione in generazione, con maestri distillatori che custodiscono gelosamente i segreti delle loro miscele.

Il suo sapore unico è influenzato non solo dagli ingredienti, ma anche dall’acqua e dal clima delle regioni in cui viene prodotto. Questo distillato ha conquistato un posto di rilievo nella cultura giapponese, utilizzato non solo come bevanda ma anche in cerimonie e rituali.

Il Casabe: il pane ancestrale dei Caraibi

Dall’altra parte del mondo, il casabe rappresenta un’antica tradizione alimentare originaria delle culture indigene dell’America Latina, in particolare delle regioni amazzoniche e caraibiche. Questo pane sottile e croccante, prodotto dalla radice della manioca, una radice tuberosa che cresce in abbondanza nelle regioni tropicali, è stato per secoli un alimento base per le popolazioni indigene dei Caraibi.

La preparazione del casabe è un processo lungo e laborioso che inizia con la raccolta e la sbucciatura delle radici di manioca, seguite dalla loro grattugiatura e pressatura per estrarre il succo amaro e tossico. La polpa viene quindi setacciata, disposta su una piastra calda e cotta fino a ottenere un pane piatto, sottile e croccante, dalla straordinaria capacità di conservazione, che può durare mesi senza deteriorarsi. Il casabe ha una consistenza unica, simile a quella di un cracker, e può essere conservato per lunghi periodi, rendendolo un alimento prezioso per le comunità indigene.

Questo pane rappresenta non solo un’importante fonte di nutrimento, ma anche un simbolo di resilienza e adattamento culturale, mentre il metodo di preparazione rappresenta un esempio eccezionale di come le antiche conoscenze abbiano permesso di trasformare un tubero potenzialmente tossico in un alimento sicuro e nutriente.

Il Sapone d’olio d’oliva palestinese: tradizione millenaria di Nablus

Il sapone di Nablus, prodotto artigianalmente con olio d’oliva puro, rappresenta una delle più antiche tradizioni saponiere al mondo. Questo sapone, la cui produzione è concentrata principalmente nella città di Nablus in Cisgiordania, viene realizzato seguendo metodi tramandati di generazione in generazione da oltre mille anni che lo rendono uno dei prodotti artigianali più antichi e preziosi del Medio Oriente. La produzione del sapone è un processo meticoloso che richiede tempo e abilità, e che viene tramandato di generazione in generazione nelle famiglie di Nablus. Il processo di produzione,

Questo sapone viene prodotto con metodi tradizionali che risalgono a oltre mille anni fa, richiede che almeno tre mesi di stagionatura, inizia con la miscelazione di olio d’oliva locale di alta qualità con una soluzione di soda caustica e acqua. La miscela viene poi bollita in grandi caldaie di rame, versata su superfici piane per il raffreddamento, tagliata in cubetti e impilata in caratteristiche torri coniche per la stagionatura. Il risultato è un sapone dalle straordinarie proprietà emolienti, idratanti e lenitive, apprezzato in tutto il Medio Oriente e oltre.

La purezza e la qualità dell’olio d’oliva utilizzato conferiscono al sapone un profumo delicato e una consistenza cremosa, che lo distinguono dai saponi industriali. Questo prodotto non è solo un esempio di artigianato tradizionale, ma anche un simbolo della cultura e dell’identità palestinese.

L’importanza della preservazione

Questi tre prodotti ci ricordano che, in un mondo in costante cambiamento, le radici culturali e le pratiche tradizionali continuano a giocare un ruolo fondamentale nella nostra identità collettiva. Con questo riconoscimento dell’UNESCO da un impulso alla salvaguardia di tradizioni gastronomiche e artigianali che rischiano di scomparire sotto la pressione della modernizzazione e della produzione industriale. La loro inclusione nella lista dei patrimoni intangibili dell’umanità non solo ne garantisce la protezione, ma promuove anche la loro conoscenza a livello globale, permettendo a queste preziose tradizioni di continuare a vivere e prosperare nel mondo contemporaneo.