Jeff Nichols torna nelle sale italiane con Loving, film presentato in anteprima al Festival di Cannes 2016.
Racconta la vera storia di una giovane coppia americana perseguitata dalle leggi razziali, il tutto con un cambio d’abito per la filmografia del regista statunitense. Dal 16 marzo al cinema.
1958, Mildred e Richard vivono in una campagna del Virginia e stanno per sposarsi. Ma Richard è di razza bianca e Mildred una giovane afroamericana. Per unirsi in matrimonio i due sono costretti ad uscire dallo stato, unico modo per raggirare le leggi razziali che vietano l’amalgama tra le due razze. Rientrata a casa, la coppia comincia un vero supplizio legale.
Loving, ma prima Il diritto di contare, e ancora prima Barriere. Sono usciti in Italia quasi assieme, in un pacchetto unico che potrebbe far imbronciare più di uno spettatore. L’andazzo l’abbiamo capito, e sappiamo anche quale forza generatrice produce il desiderio di raccontare queste storie. La pizza è buona, ma se la mangiate ogni sera non è più così gustosa. Forse per un solo anno ne abbiamo già abbastanza.
C’è da dire anche che Jeff Nichols ha cambiato totalmente direzione. Dopo Midnight Special , e ancora prima Mud e Take Shelter aspettavo decisamente qualcosa di diverso.
Loving parla di leggi razziali, di confini disumani continuamente valicati per ragioni umane, e della brutalità dell’esilio. La riuscita della confezione è messa nelle mani di Ruth Negga e Joel Edgerton, due giovani sposi che lottano per la propria felicità e libertà. Ma “lottano” in questo caso è un po’ una forzatura. La regia si assottiglia, si appiattisce sulle due icone flebili, due centri gravitazionali che attirano poco la materia che vi è attorno. Va bene sempre asciugare, ma se evapora tutto non resta più nulla di cui parlare. Se Nichols fosse Antonioni tutto prenderebbe una piega diversa. Le cose però, aimè, sono disposte in modo assai diverso. Richard e Mildred sono due anime erranti, due vagabondi dai costumi semplici che non riescono a rappresentare fedelmente i drammi che due uomini nel loro stato dovrebbero mostrare. Non un eccesso, bozzetti di crolli emotivi nel loro silenzioso e sconfinato amore. Sono due bambole che, strapazzate dalla legge da una parte e dalle famiglie dall’altra, non oppongono mai resistenza, quasi privi di autocoscienza nel vortice del loro incubo; preferiscono stringersi in un abbraccio silenzioso che allo spettatore non può bastare.
L’estro di Nichols è sempre venuto fuori con il contagocce. Se in Take Shelter l’ossessione era “spesa” con molta parsimonia lungo tutta la durata del film, questa volta si vive di semplice attesa all’interno di Loving, questo biografico un po’ smorto, che quasi non crede in se stesso, che più volte siamo tentati di lasciare a metà. Film che tuttavia ha guadagnato una nomination agli oscar per l’interpretazione di Ruth Negga. Quasi viene da preferire il galattico e visionario finale di Midnight Special, film catastroficamente acerbo,dove almeno qualcosa d’interessante da guardare sullo schermo c’era: navi spaziali e grattacieli alieni. Loving vorrebbe far sentire il fiato sul collo dell’intransigenza statale, della sua para-noia, peccato solo che in via definitiva resti solo la noia più totale.
Basato su una storia vera e mai abbastanza vero, mai vissuto sul serio e mai accordato un intreccio empatico con chi osserva. Dunque Nichols vira, carpisce tutte le informazioni e le critiche del suo tempo per restaurare un vecchio mausoleo, tralasciando il proprio percorso registico per parlare di ciò che al momento sta a cuore a mezzo mondo. Noi siamo dall’altra parte, tra chi spinge e freme per un’ ascesa del cinema e non per un ritorno insipido al passato.