Nato in un teatrino da 80 posti all’interno di un pub di Londra, questa commedia si è guadagnata immediatamente popolarità tra il pubblico per il suo essere esilarante nella sua semplicità, fatta di imprevisti e colpi di scena.
Attraverso la tecnica del teatro nel teatro, lo spettatore si trova ad assistere alla prima di uno spettacolo messo in scena da una compagnia di attori dilettanti. Titolo dello spettacolo è Delitto a villa Haversham che negli intenti della sgangherata comitiva dovrebbe essere un racconto giallo pieno di pathos e colpi di scena.
Tuttavia il risultato è ben diverso. Una scenografia che non sta in piedi, perde pezzi e nel tempo implode sempre di più, porte che si spalancano a sproposito o si bloccano nel momento topico, oggetti di scena che scompaiono per poi ricomparire nei posti più impensati, un attore smemorato ed un po’ dislessico, incidenti che mettono fuori uso gli attori.
In un crescendo di disastri sempre più fuori controllo, così come il divertimento del pubblico, fino al gran finale dove scena ed attori sono ridotti a pezzi e l’intricata trama svela una conclusione senza un senso logico.

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Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.