Lontano dai riflettori di Manhattan, in un angolo residenziale di Brooklyn dove le case vittoriane si allineano lungo viali alberati, accade ogni inverno qualcosa di straordinario. A partire dal giorno successivo al Thanksgiving, Dyker Heights si trasforma in uno spettacolo luminoso che attira oltre 160.000 visitatori da ogni angolo del mondo. Non è Rockefeller Center, non è Times Square: è un quartiere dove famiglie italoamericane hanno dato vita, quasi per caso, a una delle tradizioni natalizie più sorprendenti d’America.

L’origine di una tradizione: la storia di Lucy Spata

Tutto iniziò nel 1986, quando Lucy Spata e suo marito Angelo si trasferirono nell’84ª Strada tra la 11ª e la 12ª Avenue. Lucy portava con sé un peso nel cuore: aveva da poco perso la madre, una donna che aveva sempre amato il Natale e le sue decorazioni elaborate. Per onorarne la memoria, Lucy decise di installare quaranta angeli luminosi nel giardino della sua abitazione al numero 1152 della 84ª Strada, insieme a fiocchi di neve e soldatini di latta.

I vicini non apprezzarono. Le lamentele cominciarono a fioccare, qualcuno chiamò persino la polizia. La risposta di Lucy fu tanto semplice quanto determinata: “Se non vi piace, trasferitevi altrove”. E così, anno dopo anno, anziché ridimensionare le decorazioni, Lucy le ampliò. Aggiungeva ogni dicembre nuovi elementi, migliaia di luci LED, figure animate sempre più imponenti. Quello che era nato come un tributo personale divenne un manifesto visibile a chilometri di distanza.

La tenacia di Lucy ebbe un effetto inaspettato: i vicini che si erano lamentati iniziarono a seguire il suo esempio. Prima timidamente, poi con crescente entusiasmo. Si innescò quella che oggi viene descritta come una competizione silenziosa tra residenti, ognuno determinato a superare l’altro in creatività e magnificenza. Non esistono premi ufficiali, non ci sono giurie: solo l’orgoglio di contribuire a qualcosa di più grande, una celebrazione collettiva che trasforma strade ordinarie in scenari da favola.

Un quartiere che sfida l’immaginazione

Passeggiare per Dyker Heights in dicembre significa immergersi in un universo dove le proporzioni normali non esistono più. Ci sono Babbo Natale alti quattro metri e mezzo, soldatini di legno che raggiungono i nove metri, giostre animate con cavalli meccanici del peso di oltre mille chilogrammi. Alcune abitazioni presentano cascate di luci che avvolgono ogni centimetro di facciata, altre ospitano presepi viventi con figure a grandezza naturale, nutcrackers giganti che montano la guardia agli ingressi come sentinelle festive.

La casa dei Polizzotto, al numero 1145 della 84ª Strada, rappresenta uno degli esempi più iconici. Il defunto Alfred Polizzotto commissionò questa installazione straordinaria durante la sua battaglia contro il cancro, ventotto anni fa. Voleva creare qualcosa che portasse gioia, che facesse sorridere i bambini, che dimostrasse come anche nei momenti più bui si possa scegliere di illuminare il mondo circostante. Il tema “Toyland” che caratterizza questa proprietà include un Santa Claus parlante alto due piani, affiancato da soldatini monumentali e una giostra funzionante.

Un’altra abitazione celebre è quella soprannominata “Blue Christmas House”, dove un’interessante fusione culturale si manifesta attraverso decorazioni prevalentemente blu: la tradizione vuole che il proprietario italoamericano abbia sposato una donna ebrea, e le luci blu rappresentano un omaggio sia al Natale che a Hanukkah, creando un ponte luminoso tra due fedi.

Poi c’è Sam il Greco, un settantenne che ogni anno installa personalmente oltre 295.000 luci sulla sua proprietà. Nessun aiuto professionale, solo una scala, pazienza infinita e l’amore per una tradizione che sente profondamente sua, nonostante le origini greche.

Il business delle decorazioni professionali

Non tutti i residenti affrontano da soli l’impresa titanica di trasformare le proprie case in cattedrali del Natale. Negli ultimi due decenni è fiorita un’industria specializzata: aziende come B&R Christmas Decorators e DiMeglio Decorators hanno fatto di Dyker Heights il loro palcoscenico principale. James Bonavita, proprietario di B&R, vive lui stesso nel quartiere, e la sua abitazione al numero 1134 della 83ª Strada è considerata tra le più eleganti: luci verdi, rosse e dorate, soldatini a grandezza naturale, cervi e decorazioni natalizie distribuite con gusto raffinato.

Secondo alcune stime, allestire una di queste installazioni professionali può costare dai 3.000 ai 30.000 dollari a stagione, a seconda della complessità e delle dimensioni della proprietà. Molte decorazioni includono sincronizzazioni musicali, animazioni programmate, effetti speciali che richiedono mesi di pianificazione. Alcune famiglie iniziano i preparativi già ad agosto, quando le temperature estive rendono il lavoro fisico particolarmente impegnativo.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i costi energetici non sono astronomici. L’adozione massiccia delle luci LED ha ridotto drasticamente i consumi elettrici. Tony Muia, fondatore di A Slice of Brooklyn Bus Tours e profondo conoscitore del quartiere, spiega che la bolletta elettrica durante la stagione natalizia equivale più o meno a quella estiva, quando i condizionatori funzionano ininterrottamente. Timer automatici garantiscono che le luci si accendano al tramonto e si spengano a notte inoltrata, ottimizzando ulteriormente il consumo.

Geografia delle meraviglie: dove trovare le installazioni più spettacolari

Il cuore pulsante delle decorazioni si concentra in un’area ben definita: tra la 83ª e la 86ª Strada, e tra la 11ª e la 13ª Avenue (quest’ultima nota anche come Dyker Heights Boulevard). Camminare lungo queste arterie significa scoprire a ogni angolo nuove sorprese, nuove interpretazioni del tema natalizio, nuove espressioni di creatività collettiva.

La 12ª Avenue tra la 82ª e l’85ª Strada rappresenta probabilmente la sezione più densa di decorazioni, dove quasi ogni casa contribuisce allo spettacolo. Anche la 84ª Strada tra la 10ª e la 13ª Avenue offre una concentrazione notevole di installazioni memorabili, includendo la casa originale di Lucy Spata e quella dei Polizzotto, poste l’una di fronte all’altra come due regine di un regno luminoso.

Alcuni visitatori organizzano percorsi autonomi, armati di mappe scaricate online e scarpe comode. Altri preferiscono affidarsi ai tour guidati in autobus, che partono da Manhattan e attraversano non solo Dyker Heights ma anche altri quartieri meno noti di Brooklyn che hanno sviluppato tradizioni simili, sebbene su scala minore. Questi tour, offerti da compagnie come A Slice of Brooklyn, durano circa tre ore e mezza e includono spesso degustazioni di cannoli, il dolce italiano per eccellenza, e cioccolata calda per riscaldarsi durante le soste a piedi.

Un fenomeno globale nato da un gesto locale

Quello che rende Dyker Heights particolarmente affascinante è il contrasto tra l’origine intima della tradizione e la sua attuale risonanza internazionale. Turisti arrivano dalla Corea del Sud, dove i social media hanno trasformato queste strade in una meta da sogno per chi vive in appartamenti dove non è possibile decorare spazi esterni. Famiglie californiane fanno il viaggio attraverso il continente perché “niente in California si avvicina a questo”. Visitatori europei, australiani, giapponesi: tutti convergono verso questo angolo di Brooklyn per assistere a qualcosa che non ha equivalenti al mondo.

Lucy Spata stessa, oggi ottantenne, ha dichiarato di non aver mai immaginato che il suo gesto personale avrebbe attirato tale attenzione. Ha perso il marito Angelo nel 2018, ma continua la tradizione pensando ai bambini: “Non posso fermarmi, perché questa è la loro casa. Se porti tuo figlio al Rockefeller Center, vendono giocattoli, ci sono le castagne arrosto, ma molte persone non possono permetterselo. Qui a Dyker Heights i bambini si divertono e non costa nulla. Non accettiamo donazioni, non prendiamo niente”.

Questa filosofia dell’accessibilità gratuita rappresenta forse l’aspetto più commovente della tradizione. In una città dove tutto sembra avere un prezzo, dove il turismo natalizio genera milioni di dollari, Dyker Heights rimane un regalo che la comunità offre al mondo intero senza chiedere nulla in cambio. Certo, alcuni residenti vendono cioccolata calda o magliette commemorative nei loro giardini, ma l’ingresso alle strade, il permesso di fotografare, la possibilità di passeggiare liberamente tra le meraviglie: tutto questo resta gratuito.

Rispetto e responsabilità: visitare con consapevolezza

L’affluenza massiccia ha inevitabilmente generato alcune criticità. Il traffico veicolare rallenta fino a bloccarsi, il parcheggio diventa quasi impossibile nei fine settimana, i residenti devono convivere con migliaia di estranei che fotografano le loro case. Per questo motivo, le autorità locali e gli stessi organizzatori dei tour insistono su alcuni principi fondamentali di rispetto.

Si tratta, è bene ricordarlo, di abitazioni private. Famiglie reali vivono dietro quelle facciate illuminate. Non è permesso oltrepassare cancelli o recinzioni, entrare nei giardini privati, bussare alle porte o disturbare i residenti. I contenitori per i rifiuti vengono posizionati strategicamente per mantenere pulite le strade. Si raccomanda di parlare a bassa voce dopo una certa ora, di non bloccare gli accessi privati, di comportarsi come ospiti educati in una casa altrui.

La tradizione vuole inoltre che le figure del Bambino Gesù nei presepi non appaiano prima del 25 dicembre, riflettendo le usanze italiane secondo cui Cristo nasce solo nella notte di Natale. È un dettaglio che molti visitatori non notano, ma che testimonia quanto profondamente le radici culturali del quartiere permeino anche questa celebrazione apparentemente secolarizzata.

Come raggiungere il quartiere delle luci

Dyker Heights si trova nella parte sudoccidentale di Brooklyn, confinante con i quartieri di Bay Ridge, Bensonhurst e Borough Park. Per chi parte da Manhattan, l’opzione più diretta consiste nel prendere la linea D della metropolitana in direzione Coney Island e scendere alla fermata 79th Street. Da lì, una camminata di circa venti minuti verso est conduce nel cuore dell’area illuminata.

Un’alternativa è la linea R, scendendo alla fermata 86th Street, che avvicina leggermente al nucleo principale delle decorazioni. Entrambe le opzioni richiedono comunque una passeggiata significativa, particolarmente impegnativa nelle fredde serate di dicembre. Per questo motivo, molti visitatori optano per i tour organizzati o per servizi di ride-sharing che possono lasciare i passeggeri più vicini alle attrazioni principali, anche se trovare un punto di drop-off senza intralciare il traffico può rivelarsi complicato.

Il periodo ideale per la visita va dal venerdì successivo al Thanksgiving fino ai primi giorni di gennaio, quando le decorazioni vengono rimosse. Le luci si accendono automaticamente al tramonto, generalmente intorno alle 17:00 o 17:30, e rimangono attive fino alle 22:00-23:00. I fine settimana vedono le folle più numerose, specialmente nelle due settimane prima di Natale, mentre i giorni infrasettimanali offrono un’esperienza più tranquilla e contemplativa.

Il significato profondo di una comunità che brilla

Al di là dello spettacolo visivo, al di là dei numeri impressionanti di visitatori e luci, Dyker Heights racconta una storia più profonda. Parla di identità comunitaria in un’epoca di individualismo crescente. Dimostra come un quartiere possa definirsi non attraverso l’esclusione ma attraverso l’inclusione, aprendo le proprie strade a chiunque voglia condividere la gioia.

Racconta anche della resilienza degli immigrati italiani che hanno costruito queste case, di come le tradizioni si evolvano e si adattino mantenendo però un nucleo essenziale. Lucy Spata gestisce ancora Lucy’s Sausage and Peppers, l’attività di street food fondata dalla nonna nel 1927 durante la Festa di San Gennaro a Little Italy. Il legame tra generazioni, tra memoria e futuro, tra lutto e celebrazione: tutto questo pulsa sotto la superficie scintillante di Dyker Heights.

In un mondo dove le comunità si frammentano, dove i vicini spesso non si conoscono, questo quartiere di Brooklyn ha scelto una strada diversa. Ha trasformato il dolore privato di una donna in una celebrazione pubblica. Ha preso una tradizione familiare e l’ha amplificata fino a farla diventare un faro che si vede dallo spazio, letteralmente: le immagini satellitari mostrano chiaramente l’aumento dell’illuminazione in quest’area durante dicembre.

E quando, nelle fredde notti di dicembre, migliaia di persone camminano lungo quelle strade, fermandosi a fotografare, sorridendo davanti a un Santa gonfiabile gigante o a una cascata di luci blu, stanno partecipando a qualcosa che va oltre il turismo. Stanno testimoniando la capacità umana di creare bellezza dal dolore, comunità dall’isolamento, magia dall’ordinario. Stanno vedendo cosa accade quando una persona decide di non arrendersi all’oscurità, ma di accendere una luce. E poi un’altra. E un’altra ancora. Fino a illuminare non solo una casa, ma un intero quartiere. Non solo un quartiere, ma il cuore di chiunque si fermi a guardare.