Un po’ drammatico, un po’ commedia. Il nuovo film di Stefano Incerti La parrucchiera è ambientato a Napoli ed arriva nelle sale il 6 aprile.

Rosa è una ragazza dei quartieri spagnoli di Napoli che lavora come parrucchiera nel negozio dei coniugi Lello e Patrizia. Lello è attratto da Rosa che dopo un episodio di molestia decide di licenziarsi. Il suo sogno d’aprire un salone prende vita grazie alle amiche Micaela e Carla. La vita di Rosa si risolleva, ma un evento spiacevole cambia le sorti del salone e della sua vita.

 

Stefano Incerti mi ha reso furioso. Il film dura 108 minuti e per tre quarti della proiezione mi sono girato e rigirato sulla poltrona, pensando quanto sia distruttiva la noia, e cosa più importante, quanto sia snervante dover vedere e poi scrivere di un film che non lascia traccia, che passa più veloce di una piuma al vento senza che nessuno se ne accorga. Poi tutto ha cominciato a prendere forma, a schiudersi dopo una lenta covata, ma solo durante gli ultimi venti minuti del film (o qualcosa in meno).

Dopo aver ribadito a iosa il classico calore napoletano, la perfidia femminile che quando ci si mette Dio ci salvi, dopo aver seguito la storia di Rosa e delle sue amiche, fatta di continui annacquamenti, luoghi comuni e pessima cura per i dettagli ( meglio scrivere bene i ruoli minori, ho visto di meglio alle recite scolastiche) possiamo finalmente addentrarci nel vero progetto di Incerti: l’ossessione.

 

Ossessione è la parola chiave. Se Lello è ossessionato da Rosa, Patrizia è ossessionata dal suo primato nel settore. L’omosessuale Kevin è ossessionato dalla sua breve e fugace carriera da enfant prodige del canto che non ha sviluppi nel suo futuro, ossessionato dal voler comparire in televisione a tutti i costi, anche tradendo Patrizia. Ossessione è ciò che vive Carla, il transessuale amico di Rosa che resta vittima della vergogna del suo partner che non ha il coraggio di presentarla a sua madre a ai suoi figli; al massimo viene portata a cena in un ristorante deserto in autostrada per non essere vista.

Anche il giovanissimo figlio di Rosa resta vittima di un’ossessione, quello per le ragazzine che continua a spiare nei bagni.

 

Degna di nota è l’interpretazione di Cristina Donadio, quella Scianel della serie tv Gomorra che qui non perde affatto i tratti da matriarca, da donna forte e determinata che è disposta a tutto per i propri interessi. Dona alla scena un timbro vigoroso, di un’altra categoria, ciò che il resto del cast non è assolutamente in grado di fare, mostrando per lo più insipidi coaguli di diverse emozioni spalmate un po’ a casaccio in tutte le sequenze.

La parrucchiera è una spirale concentrica che troppo spesso si perde nelle lunghe rotatorie del suo roteare. Lo stesso regista sembra perdersi a metà film senza sapere più cosa voler mostrare ai suoi spettatori. Non è possibile dover vivere un’attesa costruita nel peggiore dei modi per giungere allo snodo finale in cui finalmente ci mettiamo dritti sulla poltrona e cominciamo a dirci che forse qualcosa in questo film c’è, che dovremmo smetterla di pensare agli impegni che attendono ansiogeni oltre le tendine. Il rischio è quello di vedere gente svuotare la sala prima del previsto, prima delle questioni importanti, prima del vero film. E questo è tutto ciò che di Incerti mi ha fatto infuriare, perché alle proprie idee bisogna dar il giusto peso e al contrario la parrucchiera porta il peso del proprio smarrimento.