Nel panorama industriale italiano, luglio 2025 si annuncia come un mese di grandi trasformazioni per l’industria alimentare. Mentre le temperature estive si alzano, si accendono i riflettori su operazioni milionarie che ridisegnano la mappa dei sapori che accompagnano le nostre tavole da generazioni. Non si tratta solo di bilanci e strategie aziendali, ma del destino di brand che raccontano la storia del gusto italiano.
Il primo protagonista di questo scenario è Cinzano, marchio nato nel 1757 che dal 1999 faceva parte del portafoglio Campari. La cessione di Cinzano e Frattina al Gruppo Caffo 1915 per 100 milioni di euro rappresenta una mossa strategica di razionalizzazione del portafoglio che coinvolge uno dei simboli dell’aperitivo italiano. La transazione, che si concluderà entro la fine del 2025, porta con sé non solo la proprietà intellettuale dei marchi, ma anche magazzini, dipendenti e macchinari produttivi.
L’ascesa calabrese verso l’internazionalizzazione
Il Gruppo Caffo 1915, celebre per il Vecchio Amaro del Capo, vede in questa acquisizione una strategia di espansione che promette di portare i sapori calabresi sui mercati internazionali. Sebastiano Caffo, CEO dell’azienda, non nasconde l’ambizione: attraverso Cinzano, il gruppo punta a entrare immediatamente in oltre 100 mercati globali, sfruttando la forza di un marchio che ha attraversato quasi tre secoli di storia.
La particolarità di questa operazione sta nella sua natura transitoria: Campari continuerà a produrre e distribuire temporaneamente i prodotti in mercati strategici come Argentina, Spagna, Messico, Russia, Corea del Sud e Sud Africa, garantendo continuità mentre si completa il passaggio alla nuova proprietà.
Quando il pandoro diventa irlandese
Parallelamente, un’altra storia di cambiamento si consuma a Verona, dove Melegatti, lo storico marchio del 1894 celebre per panettoni e pandori, è stato acquisito dalla multinazionale irlandese Valeo Foods. L’azienda veronese, che nel 2024 ha registrato 27 milioni di euro di ricavi, entra così nell’orbita di un colosso da 1,8 miliardi di fatturato controllato da Bain Capital.
La famiglia Spezzapria, che aveva salvato Melegatti dal fallimento nel 2018, cede ora il testimone a una realtà internazionale che promette di mantenere l’autenticità dei prodotti mentre ne espande la distribuzione globale. L’acquisizione rappresenta un ulteriore passo nella strategia del Gruppo Valeo Foods di espandere il proprio portafoglio di dolci da forno, portando le specialità italiane a un pubblico internazionale sempre più ampio.
La fusione che crea un nuovo gigante del cioccolato
Il terzo atto di questo teatro imprenditoriale vede protagonisti Pernigotti e Walcor, che sotto l’egida di J.P. Morgan Asset Management si fondono per incorporazione, dando vita a un polo da 70 milioni di euro di fatturato e oltre 340 addetti. La nuova entità mantiene le produzioni storiche negli stabilimenti di Novi Ligure e Pozzaglio ed Uniti, preservando l’eccellenza qualitativa che ha reso famosi questi marchi.
Francesco Pastore, nominato amministratore delegato del gruppo nato dalla fusione, eredita la sfida di valorizzare le sinergie tra due realtà complementari, mentre Luigi Mastrobuono rimane alla presidenza del consiglio d’amministrazione. L’operazione rappresenta un esempio virtuoso del Fondo di salvaguardia per i Marchi Storici, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Le strategie dietro i numeri
Questi movimenti non sono casuali, ma riflettono tendenze precise del mercato alimentare contemporaneo. Da un lato, i grandi gruppi quotati come Campari puntano alla concentrazione su asset strategici, dismettendo brand che, pur storici, rappresentano una percentuale marginale del fatturato totale. Dall’altro, realtà private in crescita vedono in questi marchi consolidati l’opportunità di accelerare la propria internazionalizzazione.
Il caso Cinzano è emblematico: con vendite nette di 75 milioni di euro nel 2024 e una crescita del 5% negli ultimi quattro anni, rappresentava solo il 2% del fatturato totale di Campari Group. Per Caffo 1915, invece, significa l’ingresso immediato in mercati prima irraggiungibili.
Il futuro dei sapori italiani
Queste operazioni pongono interrogativi sul futuro dell’industria alimentare italiana. Se da un lato l’ingresso di capitali internazionali può garantire investimenti e crescita, dall’altro solleva questioni sulla preservazione dell’identità produttiva e culturale dei brand storici.
Il modello Pernigotti-Walcor, con la partecipazione del fondo pubblico, rappresenta un tentativo di bilanciare crescita e tutela del patrimonio industriale italiano. La sfida sarà mantenere l’autenticità dei prodotti mentre si espande la loro presenza globale, in un mercato sempre più competitivo e globalizzato.
L’estate 2025 si annuncia quindi come un periodo di trasformazione per l’industria alimentare italiana, con operazioni che potrebbero ridefinire gli equilibri del settore nei prossimi anni. Mentre i consumatori continuano a gustare i sapori di sempre, dietro le quinte si scrive una nuova pagina della storia imprenditoriale del Bel Paese.

Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.