This Beautiful Fantastic diretto da Simon Aboud è al cinema dall’11 maggio. Un film candidamente piatto, per bambini e pensionati.
La sceneggiatura di Aboud è stata pescata dalla Brit list, celebre archivio di sceneggiature considerato oro dalle case di distribuzione. Insomma, la penna Aboud la sa anche usare, ma da un discreto romanzetto che fa a meno della prosa ad un buon film c’è di mezzo un oceano.
This Beautiful Fantastic racconta le vicende della giovane Bella Brown, quella trovatella abbandonata al lago delle papere che la comunità ha preso in custodia. Bella è schiava dell’ordine più maniacale. Nella sua casa regna la precisione al millimetro ma il giardino è lasciato in scacco alle erbacce. Il suo vicino di casa, appassionato di giardinaggio, trovando oltraggiosa la rovina che Bella ignora giorno dopo giorno, decide di spedirle in casa un funzionario comunale che le impone di mettere ordine al suo giardino entro un mese. La pena è lo sfratto.
Bella viene assunta in una biblioteca ma continua a sperare nella sua carriera da scrittrice. Seppure semplici, i libri per bambini devono comunque essere riempiti da buone idee. Per rendere poco più dinamico un quadretto sinceramente povero e sterile, intervengono Billy, un inventore stralunato conosciuto tra gli scaffali della biblioteca che ruba il cuore di Bella, e il cuoco Vernon, fuggito dalle grinfie del pedante vicino di casa Alfie e assunto come cuoco della giovane aspirante scrittrice.
La data dello sfratto si avvicina e Bella, seppure con tanta immaginazione, non è assolutamente in grado di curare il suo giardino. Grazie ad un accordo con Alfie, che rivuole indietro il suo cuoco Vernon assoldato ormai da Bella, comincia un lungo e faticoso percorso nel mondo floreale.
This Beautiful Fantastic tiene assieme dedizione, passione e amicizia per farne un agglomerato unico. Una commedia che prova a farsi carico del senso del ricordo, dell’amore e dello sforzo per inseguire i propri obiettivi. Che prova, ma niente di più.
Un film che certamente sembra scriversi da se. Certo. E cosa potrebbe esserci di sbagliato dopo tutto? Sbagliato è non poter godere neanche della visione di un film che dopo venti minuti è già diventato una telefonata, non solo per i più svegli. Una confezione pulita, forse troppo. Non ci sono sbavature e tutto si contiene con una certa semplicità infantile, come in un racconto scritto da una tredicenne che non ha ancora scoperto malinconia e dolore. E qui non si sta dicendo affatto che un bel film deve necessariamente essere drammatico e dalle tinte nere. Si sta dicendo che non rischiare è semplice, tanto quanto fare un film che sfiorirà come tutti i bellissimi fiori che vengono mostrati durante la proiezione.
Non un’opera fallimentare ma un film davvero piccolo, quasi nullo, che potrà colpire i più piccoli o più vecchi, quelli dal pollice verde e gli appassionati di trame rosee e ingenue (Le battute del vicino Alfie, queste qualche volta sono davvero divertenti).