Un dicembre carico di significato, mentre il Premio Nobel per la Pace 2024 viene consegnato all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo nella solenne cornice di Oslo, una storia straordinaria di resilienza si dipana tra le foglie di alberi speciali che hanno sfidato l’apocalisse atomica. Sono gli Hibakujumoku, testimoni silenziosi che hanno resistito all’impensabile: le esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki del 1945.
Guardiani verdi della memoria
Come sentinelle del tempo, questi alberi – il cui nome in giapponese significa letteralmente “alberi bombardati” – sono sopravvissuti nell’inferno di radiazioni e devastazione, emergendo dalle ceneri per raccontare una storia che trascende le parole. A due chilometri dall’epicentro delle esplosioni, oltre 160 esemplari appartenenti a più di 30 specie diverse hanno sfidato ogni previsione, trasformandosi in simboli viventi di rinascita.
Dal Giappone all’Italia: un ponte verde di speranza
In un’epoca in cui i sopravvissuti umani – gli Hibakusha – diventano sempre più rari, questi alberi assumono un ruolo ancora più prezioso. Dal 2020, grazie all’impegno di PEFC Italia e dell’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza”, il loro messaggio di pace attraversa continenti sotto forma di giovani germogli. Un viaggio che dalla terra martoriata di Hiroshima giunge fino ai giardini e alle scuole italiane, dove 49 Hibakujumoku hanno già messo radici, da Milano a Palermo.
La rinascita che sfida il tempo
In un laboratorio verde nel cuore dell’Umbria, presso l’orto botanico di Perugia, i semi raccolti dalle piante madri di Hiroshima danno vita a nuove generazioni di messaggeri. Ogni anno, circa dieci giovani alberi vengono affidati a organizzazioni, scuole e istituzioni che si distinguono nel loro impegno per la pace, l’ambiente e l’inclusione sociale. Un processo quasi alchemico che trasforma il dolore del passato in speranza per il futuro.
Un messaggio più attuale che mai
In un momento storico segnato da drammatici conflitti globali, gli Hibakujumoku si ergono come monito vivente contro la follia della guerra. La loro presenza silenziosa nei giardini italiani – dal Kilometro Verde di Parma ai parchi di Vicenza, dalle scuole di Verona ai templi buddisti di Roma – ricorda che la natura trova sempre la forza di rigenerarsi, anche dopo le tragedie più devastanti.
Antonio Brunori, Segretario Generale di PEFC Italia, sottolinea come questi alberi siano “testimoni silenziosi di una tragedia che segna indelebilmente il percorso dell’umanità“. Nel loro DNA portano la memoria di un passato che non deve ripetersi, mentre le loro foglie sussurrano un messaggio di speranza alle nuove generazioni.
Chi desidera diventare custode di questa straordinaria eredità può richiedere l’affidamento di un Hibakujumoku, contribuendo a diffondere il loro messaggio di pace. Perché in un mondo sempre più frammentato, questi alberi ci ricordano che le radici della speranza sono più profonde di qualsiasi ferita.