Immerso tra le dolci colline della Valpolicella, dove i filari di viti si stagliano contro il cielo veneto, il Giardino di Pojega si distende su 54.000 metri quadrati nel comune di Negrar, in provincia di Verona. Questo capolavoro dell’arte paesaggistica italiana rappresenta una delle testimonianze più pure e conservate della tradizione seicentesca del giardino all’italiana, un luogo dove la geometria della natura si fonde con la poesia dell’architettura verde.
L’approccio a questo eden terrestre avviene attraverso sentieri che serpeggiano tra le vigne, dove l’aria profuma di terra bagnata e di uve mature. La proprietà di Pojega è situata su un versante soleggiato nella località di Negrar in Valpolicella, e la tenuta, di proprietà dei Conti Rizzardi dal 1649, si rivela gradualmente al visitatore come un libro antico che sfoglia le sue pagine al vento.
L’architetto dei sogni e la nascita di un capolavoro
Il Giardino di Pojega fu realizzato tra il 1783 e il 1796 dall’architetto Luigi Trezza, esponente di spicco dell’architettura neoclassica veneta, su commissione del conte Antonio Rizzardi. Trezza, visionario dell’epoca, immaginò uno spazio che potesse sfidare le convenzioni del tempo, creando un dialogo inedito tra la rigidità geometrica del giardino all’italiana e la libertà espressiva del romanticismo nascente.
Il progetto fu disegnato con l’obiettivo di intrattenere gli ospiti attraverso continui colpi di scena, avviando un dialogo con la natura e le architetture naturali. Il genio di Trezza si manifesta nella capacità di orchestrare ogni elemento del paesaggio come un direttore d’orchestra che governa una sinfonia verde, dove ogni pianta, ogni statua, ogni prospettiva contribuisce a creare un’esperienza sensoriale totalizzante.
I disegni originali di questo progetto visionario sono ancora oggi conservati presso la Biblioteca Civica di Verona, testimoniando la precisione matematica e l’ispirazione artistica che hanno dato vita a questo paradiso geometrico.
Il teatro di verzura: quando la natura diventa palcoscenico
Il teatro di verzura rappresenta senza dubbio l’elemento più spettacolare e innovativo dell’intero complesso. Il Giardino di Pojega è principalmente noto per il suo teatro di verzura e rappresenta uno degli ultimi esempi di giardino all’italiana. Questa struttura naturale, scolpita interamente nel verde vivo delle piante, trasforma la vegetazione in un’architettura teatrale dove le nicchie nel carpino ospitano le statue dei vari personaggi mitologici dedicati alla commedia e alla tragedia.
Camminando tra le quinte verdi di questo teatro vegetale, il visitatore si trova immerso in una dimensione onirica dove la mitologia classica prende vita attraverso le statue che emergono dall’ombra dei carpini. Le figure della commedia e della tragedia, immortalate nel marmo, sembrano sussurrare storie antiche mentre la brezza fa danzare le foglie intorno ai loro volti di pietra.
I tre livelli del paradiso: un viaggio attraverso i paesaggi dell’anima
Il parco si estende su 54.000 metri quadrati su tre livelli paralleli, focalizzandosi sulle strutture architettoniche del progetto originale di Trezza che sono sopravvissute intatte. Questa strutturazione verticale del giardino crea un percorso di scoperta che si snoda come un racconto a capitoli, dove ogni terrazza rivela nuove sorprese e nuove prospettive sul paesaggio circostante.
La visita si divide in diversi sentieri che si snodano attraverso il giardino tra viali di cipressi, carpini, siepi di bosso, statue, fontane e laghetti. Il primo livello accoglie il visitatore con la solennità dei viali alberati, dove i cipressi svettano come sentinelle del tempo, creando prospettive infinite che si perdono tra le colline della Valpolicella.
Il laghetto rappresenta una delle parti che ricalca fedelmente i progetti del Trezza, dove il tema principale è quello dell’acqua, fondamentale in un giardino verde. Le acque tranquille riflettono il cielo mutevole del Veneto, creando un specchio liquido dove si riflettono le architetture vegetali e le nuvole che corrono veloci sopra le vigne.
Il belvedere: finestra sull’infinito della Valpolicella
Il complesso del Belvedere è situato nel punto più alto del giardino ed è formato da una struttura ottagonale, già costruita nel 1783. Questa corona architettonica domina l’intero giardino e offre una visione panoramica che abbraccia le dolci ondulazioni dei colli veronesi, dove i vigneti si alternano agli oliveti in un mosaico naturale di infinite sfumature di verde.
Dal belvedere, lo sguardo può spaziare fino all’orizzonte, dove le montane sagome delle Prealpi fanno da sfondo a questo anfiteatro naturale. È qui che il visitatore comprende appieno la genialità del progetto di Trezza: ogni elemento del giardino è stato pensato per creare continue sorprese visuali, prospettive che si aprono e si chiudono, scorci che invitano alla contemplazione e al sogno.
Il boschetto inglese: l’anima selvaggia del giardino
Il Boschetto incarna il giardino informale inglese: selvaggio, incontaminato e irregolare. In questa sezione del parco, Trezza ha voluto dimostrare la sua capacità di padroneggiare non solo la geometria rigorosa del giardino all’italiana, ma anche la poetica libertà del paesaggio romantico inglese.
Questo giardino era inteso per riconciliare le spettacolari tradizioni formali italiane con quelle del romantico stile paesaggistico informale. Il contrasto tra la disciplina delle siepi geometriche e l’apparente casualità del boschetto crea una tensione creativa che rende l’esperienza di visita un viaggio continuo tra ordine e spontaneità, tra controllo umano e libertà naturale.
In questa area più selvaggia, i sentieri si fanno più sinuosi, le piante crescono con maggiore libertà, e il visitatore può abbandonarsi a una passeggiata meditativa tra alberi secolari che hanno assistito al passare di oltre due secoli di storia.
Un patrimonio che rinascе: i restauri del nuovo millennio
Tre anni di restauri hanno restituito la bellezza originaria al Giardino di Pojega, un intervento che ha permesso di riportare questo gioiello architettonico al suo antico splendore. I lavori di conservazione hanno rispettato scrupolosamente l’impianto originale di Trezza, utilizzando tecniche moderne per preservare l’autenticità storica del sito.
Con l’apertura della stagione 2025, prevista per il 1° aprile, il Giardino di Pojega tornerà ad accogliere i visitatori, offrendo un’esperienza unica tra paesaggio, storia e vini della Valpolicella. Questa rinascita contemporanea del giardino rappresenta un ponte temporale tra il genio settecentesco di Trezza e le esigenze del turismo culturale moderno.
I restauri non hanno solo preservato la struttura fisica del giardino, ma hanno ridonato vita all’anima poetica del luogo, permettendo alle nuove generazioni di visitatori di sperimentare le stesse emozioni che due secoli fa provavano gli ospiti del conte Rizzardi.
L’eredità vivente di un sogno settecentesco
Oggi il Giardino di Pojega continua a essere di proprietà della famiglia Rizzardi, custodi fedeli di un patrimonio culturale che trascende i confini della proprietà privata per diventare testimonianza dell’eccellenza italiana nell’arte dei giardini. La visita a questo luogo magico rappresenta un’immersione totale in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato al tramonto del Settecento.
Trezza, ispirandosi ai giardini della tradizione veneta del Cinquecento, riuscì a unire con sapienza i classici canoni del giardino all’italiana con il gusto più pittoresco del Romanticismo, creando un’opera che ancora oggi incanta e emoziona chiunque varchi i suoi cancelli.
Il Giardino di Pojega non è solo un’attrazione turistica, ma un laboratorio vivente dove natura e cultura continuano a dialogare, dove ogni stagione porta nuovi colori e nuove suggestioni, dove il visitatore può riscoprire la bellezza di un tempo lento, contemplativo, in cui l’arte del giardino era considerata la più alta espressione della creatività umana applicata alla natura.