Nel 1992, lungo le sponde del fiume Aterno, nel territorio vestino di Fossa, la costruzione di un capannone industriale ha svelato uno dei segreti archeologici più affascinanti d’Italia. Era il signor Adriano Torrecchia di Poggio Picenze a notare per primo quei frammenti di ceramica e quegli oggetti metallici che spuntavano dalla terra smossa. Non immaginava di aver appena portato alla luce quello che i giornali avrebbero presto ribattezzato “la piccola Stonehenge d’Abruzzo”.
La necropoli di Fossa si stende oggi davanti ai visitatori come un libro di pietra aperto sul passato, dove ogni tumulo racconta storie di vite vissute tra il IX e il I secolo avanti Cristo. Questa monumentale città dei morti, la più estesa dell’Italia centro-meridionale per l’età del ferro, custodisce le testimonianze di quasi un millennio di storia, un arco temporale che abbraccia l’intera esistenza della civiltà vestina in questa valle.
Pietre che sussurrano storie millenarie
Camminando tra i sentieri del sito archeologico, lo sguardo viene catturato da una scenografia di rara suggestione. I tumuli circolari di diverse epoche si mescolano armoniosamente con le monumentali tombe a dromos e i misteriosi menhir, creando un paesaggio funerario unico nel suo genere. Le pietre verticali, disposte in file ordinate accanto ad alcuni tumuli, sembrano guardiani silenziosi di segreti antichi.
Nell’interpretazione più affascinante, questi menhir rappresentano una sintesi allegorica della vita umana: le lastre più piccole simboleggiano i primi anni di vita, mentre quelle più grandi la maturità. Una metafora di pietra che trasforma ogni sepoltura in un racconto poetico dell’esistenza terrena, dove la morte diventa non fine ma trasformazione.
La civiltà vestina tra terra e cielo
I Vestini scelsero questo luogo non a caso: sul vicino Monte Cerro sorgeva il loro villaggio fortificato, databile tra il IX e l’VIII secolo avanti Cristo. Da quella altura controllavano la fertile valle dell’Aterno e le vie di comunicazione che collegavano l’interno montano alla costa adriatica. Era una posizione strategica che permetteva loro di prosperare attraverso commerci e scambi culturali.
La necropoli rivela l’evoluzione di una società complessa. Le sepolture più antiche mostrano influenze orientali e greche, mentre quelle successive testimoniano contatti sempre più intensi con il mondo etrusco e romano. I corredi funerari includono ceramiche raffinate, gioielli elaborati e persino letti funebri, indicando una società stratificata dove l’élite aristocratica ostentava il proprio status anche nella morte.
Rituali sacri tra i tumuli di pietra
Le diverse tipologie di sepoltura raccontano l’evoluzione dei rituali funerari vestini. I tumuli più antichi, circondati da circoli di pietre e affiancati dai caratteristici menhir, erano riservati alle sepolture maschili di alto rango. Con il passare dei secoli, le dimensioni dei tumuli si ridussero notevolmente, perdendo la crepidine e i menhir, mentre le pietre utilizzate per la copertura divennero più piccole.
Questa trasformazione architettonica riflette cambiamenti sociali profondi: l’avvento della cultura romana portò nuove usanze funerarie e una diversa concezione della morte. Tuttavia, i corredi rimasero ricchi di oggetti significativi, come rasoi in bronzo e ferro nelle sepolture maschili, testimoniando la persistenza di tradizioni ancestrali anche in epoca di cambiamento.
Un museo a cielo aperto nel cuore d’Abruzzo
Oggi la necropoli di Fossa si presenta come un parco archeologico perfettamente integrato nel paesaggio abruzzese. I tumuli maschili circondati da menhir di altezza decrescente rimangono la particolarità più conosciuta del sito, quella che ha ispirato il suggestivo paragone con Stonehenge. Ma il fascino del luogo va oltre i confronti: qui si respira l’autenticità di una civiltà che ha saputo lasciare tracce indelebili nella pietra e nel tempo.
L’allestimento museale permette di comprendere la complessità di questo universo funerario. Attraverso pannelli esplicativi e ricostruzioni virtuali, il visitatore può immergersi nella quotidianità dei Vestini, scoprendo come vivevano, in cosa credevano e come concepivano il passaggio nell’aldilà. Ogni tumulo diventa così una finestra su un mondo lontano ma incredibilmente vivo nelle sue manifestazioni culturali.
L’eredità eterna dei Vestini
La necropoli di Fossa rappresenta un importante luogo di sepoltura utilizzato per oltre 800 anni, dal IX fino al I secolo avanti Cristo. Questo lungo arco temporale fa del sito un vero e proprio archivio storico, dove ogni strato racconta un’epoca diversa e ogni reperto svela aspetti inediti della civiltà italica.
Camminando tra questi tumuli millenari, si percepisce il peso della storia e la continuità della memoria umana. I Vestini sono scomparsi, assorbiti dalla romanizzazione, ma le loro pietre continuano a parlare. La piccola Stonehenge d’Abruzzo non è solo un sito archeologico: è un ponte gettato attraverso i millenni, che collega il nostro presente inquieto a un passato di certezze e rituali sacri.
In questo angolo nascosto d’Abruzzo, dove le montagne guardano il mare e la storia affiora dalla terra, la necropoli di Fossa continua la sua missione millenaria: custodire la memoria e trasmetterla alle generazioni future, pietra dopo pietra, tumulo dopo tumulo, in un dialogo eterno tra vivi e morti che rende immortale l’anima di un popolo.

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