C’è qualcosa di profondamente evocativo nel guardare l’autunno scorrere dal finestrino di un treno. Non è solo la successione di paesaggi che si trasformano davanti agli occhi, ma il tempo stesso che rallenta, trasformando il viaggio in un rito di passaggio tra le stagioni. Quando i boschi si incendiano di oro e ruggine, quando i vigneti diventano tappeti di porpora e i larici tingono le montagne di giallo dorato, salire a bordo di un convoglio panoramico significa scegliere di immergersi completamente nella bellezza fugace dell’autunno, quella stagione che i giapponesi chiamano momiji e che da secoli ispira poeti e artisti.
In Europa, dove il foliage diventa uno spettacolo naturale che si rinnova ogni anno da settembre a novembre, esistono linee ferroviarie che sembrano progettate proprio per questo: attraversare il cambiamento, seguire le vene dorate delle vallate, arrampicarsi sui fianchi delle montagne mentre la natura si prepara al sonno invernale. Non è turismo di massa, ma un’esperienza contemplativa, quasi meditativa, dove il ritmo del viaggio coincide con quello della natura.
La magia alpina tra Italia e Svizzera
Tra le esperienze più celebrate dagli appassionati di treni panoramici c’è quella del collegamento tra Domodossola e Locarno, un percorso che attraversa la Valle Vigezzo e le Centovalli, riconosciuto persino da Lonely Planet come uno dei viaggi ferroviari più suggestivi al mondo. Qui il foliage non è solo uno sfondo: diventa il protagonista assoluto del viaggio.
I trenini bianchi e blu della Ferrovia Vigezzina-Centovalli percorrono cinquantadue chilometri di binari a scartamento ridotto, infilandosi tra gole strette dove i torrenti cantano sotto i ponti di ferro, attraversando boschi di castagni e faggi che in ottobre esplodono in una sinfonia cromatica. Ogni curva rivela un nuovo quadro: viadotti che sembrano sospesi nel vuoto, borghi di pietra aggrappati alle pendici, cascate che brillano tra i tronchi rosseggianti. La Valle Vigezzo, conosciuta anche come “Valle dei Pittori” per la sua tradizione artistica, offre scorci che sembrano dipinti en plein air, mentre le Centovalli, sul versante svizzero, stupiscono per la loro natura selvaggia e incontaminata.
Dal 12 ottobre al 17 novembre 2025, vengono proposte partenze speciali con carrozze panoramiche che permettono di godere appieno dello spettacolo. Il viaggio dura circa due ore, ma il tempo sembra dilatarsi: ci si ritrova col naso incollato al vetro, incantati da come la luce autunnale filtri tra i rami, accendendo di riflessi dorati le acque del Melezza. All’arrivo a Locarno, il Lago Maggiore si apre come un premio finale, con le sue sponde punteggiate di borghi storici e la sua atmosfera mediterranea che contrasta dolcemente con i colori decisi della montagna.
Il trenino delle fiabe in Alto Adige
Se esiste un treno che sembra uscito direttamente da una cartolina d’epoca, quello è il Trenino del Renon. Questa piccola ferrovia a scartamento ridotto, inaugurata nel lontano 1907, collega Bolzano all’altipiano del Renon con un percorso che, nonostante sia lungo appena sei chilometri e ottocento metri, racchiude un’intensità paesaggistica straordinaria.
Quando l’autunno avvolge l’Alto Adige, il trenino rosso diventa il mezzo ideale per immergersi nel foliage dolomitico. I larici si vestono di un giallo brillante, i meli nei frutteti completano la loro metamorfosi cromatica e le vette delle Dolomiti, sullo sfondo, assumono quelle tonalità rosate che Albrecht Dürer immortalò nei suoi acquerelli rinascimentali. In venti minuti si attraversa un paesaggio che cambia progressivamente: dai vigneti della valle ai pascoli alpini, dai boschi fitti ai prati aperti dove le baite di legno scuro contrastano con l’erba ancora verde.
L’esperienza non si esaurisce sul treno. L’altipiano del Renon è un territorio da scoprire lentamente, a piedi o in bicicletta. La Freud Promenade, dedicata al padre della psicoanalisi che qui trascorse l’estate del 1911, è una passeggiata tra i boschi che in autunno diventa un corridoio dorato. Le piramidi di terra, formazioni geologiche uniche in Europa, emergono dai boschi come sculture naturali, mentre nei masi sparsi si possono degustare i prodotti tipici dell’alpeggio: formaggi stagionati, speck artigianale, mele croccanti appena raccolte.
Attraverso l’Appennino sulla Transiberiana d’Italia
Nel cuore dell’Appennino, tra Abruzzo e Molise, esiste una linea ferroviaria che porta un nome ambizioso: la Transiberiana d’Italia. Il paragone con la leggendaria ferrovia russa non è casuale. Come quella, anche la tratta Sulmona-Isernia attraversa paesaggi aspri e selvaggi, raggiungendo altitudini considerevoli e attraversando territori che sembrano rimasti fermi nel tempo.
Inaugurata nel 1897, questa ferrovia tocca quota 1.268 metri a Rivisondoli-Pescocostanzo, una delle stazioni più alte della penisola. In autunno, quando i convogli storici della Fondazione FS riprendono servizio, il viaggio diventa un tuffo nella memoria collettiva dell’Italia rurale. Le carrozze d’epoca, restaurate con cura, attraversano altopiani costellati di castagneti secolari, borghi medievali arroccati sulle colline, vallate dove i fiumi scorrono tra boschi che sembrano bruciare di colori caldi.
Il foliage qui ha una qualità particolare, più rustica e selvaggia rispetto a quella alpina. I castagni, i faggi e gli aceri creano una palette dove il marrone e l’arancione bruciato dominano, mentre i piccoli paesi attraversati – Palena, Pescocostanzo, Rivisondoli – mantengono intatta la loro autenticità. Alle fermate programmate si può scendere per esplorare centri storici dove il tempo sembra essersi fermato, assaggiare le castagne arrosto e i formaggi pecorini, ascoltare le storie dei montanari che ancora vivono secondo ritmi ancestrali.
Il fascino toscano del Treno Natura
La Toscana in autunno acquisisce una dimensione quasi mistica. Le colline della Val d’Orcia, patrimonio UNESCO, si trasformano in un dipinto rinascimentale dove ogni elemento trova il suo posto in una composizione armonica: i cipressi che punteggiano le strade bianche, i vigneti che virano al cremisi, i borghi di travertino che brillano sotto il sole obliquo di novembre.
Il Treno Natura, con le sue carrozze d’epoca che partono da Siena per raggiungere Abbadia San Salvatore, offre un’esperienza che va oltre il semplice trasporto. È un viaggio sensoriale completo: mentre il paesaggio scorre lentamente oltre i finestrini, a bordo vengono organizzate degustazioni di vini novelli e prodotti tipici autunnali. L’aroma delle castagne arrosto, il profumo dei funghi porcini, il sapore intenso dell’olio extravergine appena spremuto: tutto concorre a creare un’immersione totale nella cultura contadina toscana.
All’arrivo ad Abbadia San Salvatore, un borgo che conserva uno dei complessi monastici medievali più importanti d’Italia, si possono esplorare le vie del centro storico, visitare il Parco Museo Minerario che racconta la storia dell’estrazione del mercurio sul Monte Amiata, oppure semplicemente perdersi tra i vicoli dove le botteghe artigiane vendono tessuti di lana, ceramiche smaltate e conserve fatte in casa. In autunno, quando si celebra la festa della castagna, il borgo si anima di musiche tradizionali e il profumo dei marroni pervade ogni angolo.
Il capolavoro ingegneristico del Bernina Express
C’è una linea ferroviaria che collega il nord dell’Europa al sud attraversando il sito UNESCO della Ferrovia Retica, passando dai ghiacciai alle palme in un crescendo paesaggistico che lascia senza fiato. Il Bernina Express, inaugurato nel 1908, è un prodigio dell’ingegneria ferroviaria che in poco più di quattro ore collega Tirano, in Valtellina, a St. Moritz, attraversando cinquantacinque gallerie e centonovantasei ponti.
Lungo il percorso, il treno attraversa punti panoramici straordinari come il viadotto di Landwasser, la curva di Montebello con vista sul massiccio del Bernina, il ghiacciaio del Morteratsch e i tre laghi Lej Pitschen, Lej Nair e Lago Bianco. Ma è in autunno che questo viaggio raggiunge il suo apice estetico. Mentre le vette del Bernina e del Piz Palü mantengono le loro corazze di ghiaccio perenne, i boschi alle quote più basse esplodono in un festival di colori: larici gialli, betulle argentate, ontani rossastri.
Le carrozze panoramiche, con i loro ampi finestrini che si estendono fino al soffitto, permettono di abbracciare con lo sguardo l’intera ampiezza del paesaggio. Il viadotto elicoidale di Brusio, vero capolavoro di ingegneria dove il treno compie un giro completo su se stesso, diventa ancora più spettacolare quando circondato dai colori autunnali. E quando si raggiunge il Lago Bianco, a 2.253 metri di altitudine, il contrasto tra le acque turchesi, la neve candida delle cime e il rosso fuoco dei cespugli alpini crea una sinfonia visiva indimenticabile.
Verso le terre selvagge della Scozia
Se i treni alpini offrono la maestosità delle montagne, la West Highland Line porta in un mondo completamente diverso: quello delle brughiere scozzesi, dei loch scuri come specchi d’ossidiana, delle vallate battute dal vento dove l’eco del passato gaelico risuona ancora forte. Considerata da molti esperti una delle linee ferroviarie più spettacolari del pianeta, questa ferrovia inaugurata nel 1894 collega Glasgow a Mallaig, sul Mare delle Ebridi.
Il tratto più celebre è indubbiamente quello che attraversa il viadotto di Glenfinnan, reso famoso dalla saga di Harry Potter ma già iconico ben prima per la sua eleganza architettonica. In autunno, quando le felci che ricoprono le colline virano al bronzo e al rame, quando gli ontani lungo i loch si vestono di porpora e le birches brillano di un giallo pallido quasi lunare, questo viadotto diventa il simbolo stesso del romanticismo nordico.
Ma ogni curva del percorso riserva nuove meraviglie. Il Loch Shiel, con le sue acque profonde circondate da montagne che sembrano custodi silenziosi di antiche leggende. Il villaggio di Glenfinnan, dove nel 1745 Bonnie Prince Charlie alzò lo stendardo giacobita. La Rannoch Moor, una distesa di torbiere e brughiere così vasta e desolata da sembrare un frammento di wilderness primordiale. E infine Mallaig, il porto dei pescatori dove i pescherecci ondeggiano nelle acque grigie e da cui partono i traghetti per l’Isola di Skye, regno di miti e fate.
Il viaggio dura cinque ore, ma sembrano scorrere in un battito di ciglia. La luce bassa dell’autunno scozzese, quella qualità dorata e malinconica che i fotografi chiamano “golden hour” ma che qui dura per ore intere, trasforma ogni scorcio in un dipinto naturale. E quando il treno attraversa le foreste di conifere, il profumo resinoso che entra dai finestrini semiaperti completa l’esperienza sensoriale.
I fiordi norvegesi della Flåmsbana
Esiste un luogo dove i treni sembrano sfidare la gravità, dove i binari si arrampicano su pendenze che farebbero impallidire qualsiasi ingegnere, dove ogni metro di salita rivela panorami sempre più vertiginosi. È la Flåmsbana, in Norvegia, considerata una delle ferrovie più spettacolari d’Europa e certamente una delle più ripide: in soli venti chilometri compie una discesa – o salita, a seconda della direzione – di quasi novecento metri di dislivello.
Inaugurata nel 1940 per collegare la stazione di Myrdal al fiordo di Aurland, questa linea attraversa paesaggi di una bellezza quasi irreale. Le cascate precipitano da pareti di roccia nera alte centinaia di metri, i boschi di betulle si aggrappano a pendii impossibili, le fattorie di legno rosso punteggiano i pascoli verdi che in autunno si tingono di ocra. Il treno procede lentamente, quasi con riverenza, permettendo ai passeggeri di assorbire completamente lo spettacolo.
La cascata Kjosfossen, una delle più potenti d’Europa con i suoi 225 metri di salto, merita una sosta programmata. Qui, in determinate giornate estive, compaiono figure mitologiche – performer che interpretano le huldra, spiriti femminili dei boschi norvegesi – ma anche senza questo elemento teatrale, la potenza dell’acqua che ruggisce tra le rocce è di per sé uno spettacolo maestoso. In autunno, quando i primi ghiacci cominciano a formarsi ai lati della cascata e i boschi circostanti assumono tonalità ramate, il paesaggio acquisisce una dimensione quasi primordiale.
All’arrivo al fiordo di Aurland, il panorama si apre improvvisamente: acque blu scuro incorniciate da montagne che precipitano quasi verticalmente nel mare, piccoli villaggi di legno colorato, barche che ondeggiano placide. È il contrasto tra la violenza verticale della montagna e la quiete orizzontale del fiordo che rende questo viaggio così memorabile, un’esperienza che continua a risuonare nella memoria molto tempo dopo essere scesi dal treno.
Viaggiare in treno durante l’autunno non è semplicemente spostarsi da un punto A a un punto B. È scegliere un ritmo diverso, quello lento e contemplativo che permette di osservare davvero, di notare come la luce cambi angolazione passando da una valle all’altra, di percepire il graduale passaggio dalle tonalità calde delle quote più basse ai colori freddi delle vette alpine. È riscoprire il piacere del viaggio fine a se stesso, dove la destinazione conta meno del percorso.
Ogni linea ferroviaria raccontata in queste pagine offre un’interpretazione diversa dello stesso tema: il ciclo eterno della natura, quella danza di morte e rinascita che l’autunno celebra con una generosità cromatica ineguagliabile. Che si scelga la dolcezza collinare della Toscana o la drammaticità dei fiordi norvegesi, l’eleganza alpina del Bernina o la ruvidezza dell’Appennino, l’esperienza sarà sempre quella di un’immersione totale nel presente, dove il suono delle ruote sui binari diventa una sorta di mantra e il paesaggio che scorre diventa meditazione pura.
In un’epoca dominata dalla velocità e dalla frenesia, questi treni del foliage rappresentano una forma di resistenza poetica, un invito a rallentare, a guardare, a respirare profondamente l’aria fresca dell’autunno. E mentre il mondo fuori accelera sempre di più, loro continuano a procedere al loro ritmo inalterato, portando i passeggeri attraverso paesaggi che esistevano ben prima dei binari e continueranno a esistere ben dopo, in un dialogo silenzioso tra ingegno umano e potenza naturale.

Racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a raccontare non solo le destinazioni, ma anche i modi di viaggiare, le emozioni, i suggerimenti pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e narrativo, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire, con curiosità e apertura mentale. Per me, il viaggio è un incontro continuo con l’altro, un arricchimento personale e una fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli cerco di trasmettere questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue molteplici sfaccettature.Reporter appassionata di viaggi in tutte le loro sfaccettature, racconto il mondo attraverso gli occhi di chi ama scoprire, esplorare e vivere esperienze autentiche. Dalle mete più celebri a quelle meno conosciute, approfondisco culture, tradizioni, paesaggi e storie locali, offrendo ai lettori una visione completa e coinvolgente del viaggio. Mi dedico a narrare non solo le destinazioni, ma anche le modalità di viaggio, le emozioni, i consigli pratici e le tendenze che animano il settore. Con uno stile fresco e coinvolgente, porto alla luce dettagli unici che ispirano a partire con curiosità e apertura mentale. Il viaggio per me è incontro, arricchimento personale e fonte inesauribile di ispirazione, e attraverso i miei articoli trasmetto questa passione a chi desidera scoprire il mondo in tutte le sue sfumature.