Quando si parla di cocktail essenziali, lo Stinger incarna la filosofia del “less is more” portata ai massimi livelli. Due soli ingredienti – cognac e crème de menthe – che si fondono in un equilibrio sofisticato, dove il calore avvolgente del distillato incontra il brivido rinfrescante della menta. Un dialogo sensoriale che ha attraversato più di un secolo di storia della miscelazione, conquistando aristocratici e stelle del cinema, per approdare nei nostri giorni come testimone di un’epoca in cui l’eleganza non aveva bisogno di eccessi.
Un viaggio nel tempo tra belle époque e proibizionismo
Le origini dello Stinger si perdono nella nebbia dei primi anni del Novecento, quando la miscelazione americana stava ancora definendo i propri canoni. La prima traccia scritta risale al 1900, come annotazione manoscritta nel ricettario di William T. “Cocktail” Boothby “American Bartender”, aggiunta nell’edizione del 1905, dove si attribuisce la ricetta al barista J.C. O’Connor del suo omonimo caffè. Ma la storia della combinazione tra cognac e liquori alla menta affonda radici ancora più profonde: già negli anni Novanta dell’Ottocento, negli Stati Uniti erano in voga cocktail come il Judge e il Painmaster, che sposavano questi stessi ingredienti.
Il barman afroamericano Tom Bullock cita la ricetta di questo after dinner nel suo libro “The Ideal Bartender” pubblicato nel 1917, consolidando la fama dello Stinger nel periodo pre-proibizionista. Ma è proprio durante gli anni bui del proibizionismo che questo cocktail conosce il suo momento di massimo splendore. Il sapore dominante della crème de menthe mascherava il gusto scadente degli alcolici del tempo, non solo serviti ma anche distillati di contrabbando, rendendo lo Stinger una salvezza per chi voleva concedersi un drink dignitoso anche nei tempi più difficili.
La leggenda vuole che lo storico delle bevande David Wondrich abbia attribuito l’invenzione – o quantomeno la popolarità – del drink a Reginald Vanderbilt, padre della celebre stilista ed ereditiera Gloria Vanderbilt, anche se la miscela tra brandy e crema di menta era già nota in precedenza. Negli anni Cinquanta e Sessanta lo Stinger vive una seconda giovinezza, diventando il drink prediletto dell’élite internazionale e comparendo in film e romanzi come simbolo di raffinatezza.
Dal 1961 lo Stinger fa parte della lista dei cocktail ufficialmente riconosciuti dall’IBA, consacrando definitivamente il suo status di classico intramontabile.
La ricetta classica: semplicità esecutiva, complessità aromatica
La bellezza dello Stinger risiede nella sua apparente semplicità, che però richiede precisione e ingredienti di qualità per esprimere tutto il suo potenziale.
Ingredienti:
- 50 ml di Cognac
- 20 ml di Crème de menthe bianca
Bicchiere: coppa da cocktail (cocktail glass o coppetta Martini)
Tecnica: Stir & Strain
Preparazione:
Riempire un mixing glass con abbondante ghiaccio. Versare il cognac e la crème de menthe bianca. Con l’ausilio di un bar spoon, mescolare delicatamente per circa 15-20 secondi, permettendo agli ingredienti di amalgamarsi perfettamente e raggiungere la giusta temperatura. Filtrare utilizzando uno strainer in una coppa da cocktail precedentemente raffreddata in freezer.
Guarnizione: un elegante ciuffo di menta fresca (facoltativo).
La proporzione 50:20 stabilita dall’IBA crea un perfetto bilanciamento dove il cognac mantiene la sua personalità senza essere sopraffatto dalla dolcezza mentolata. La tecnica dello stirring è fondamentale: diversamente dalle ricette originali che prevedevano lo shaking, la miscelazione con il cucchiaio preserva la trasparenza cristallina del drink e ne ammorbidisce il carattere senza eccessive diluizioni.
La scelta del cognac è determinante: un VS può funzionare egregiamente, ma un VSOP regalerà complessità e rotondità superiori. La crème de menthe deve essere rigorosamente bianca (blanc) per non alterare il colore del cocktail: le note fresche e dolci della menta si intrecciano con i tannini e le sfumature fruttate del distillato, creando un after dinner che scalda e rinfresca al tempo stesso.
Gli abbinamenti: quando servirlo e con cosa accompagnarlo
Lo Stinger nasce come after dinner drink per eccellenza, ideale per chiudere una cena importante o per accompagnare il momento del dopocena in compagnia. La sua natura mentolata lo rende un ottimo digestivo, mentre la struttura alcolica del cognac dona quel calore che conclude perfettamente un pasto.
Il momento ideale per servirlo è proprio a fine serata, quando si cerca qualcosa che non appesantisca ma che abbia comunque carattere e presenza. La temperatura fredda e le note fresche di menta lo rendono particolarmente apprezzato anche durante le serate estive, quando diventa un after dinner rinfrescante ma non troppo leggero.
Per quanto riguarda gli abbinamenti gastronomici, lo Stinger dimostra una versatilità sorprendente. La componente mentolata crea un ponte naturale con il cioccolato fondente, sia in purezza che in preparazioni come mousse, torte o praline. L’amaro del cacao e il dolce della menta dialogano creando contrasti affascinanti.
I formaggi stagionati rappresentano un altro abbinamento vincente: il grasso del formaggio viene pulito dalla freschezza mentolata, mentre il cognac sostiene le note sapide e complesse di pecorini invecchiati o parmigiani. Anche i formaggi erborinati come il gorgonzola dolce trovano nello Stinger un compagno ideale, grazie alla capacità della menta di bilanciare le note pungenti della muffa nobile.
Per i più golosi, lo Stinger si presta ad accompagnare dessert alla frutta, in particolare quelli a base di pere, mele cotte o frutti di bosco, dove la componente fruttata del cognac si esalta. Anche la pasticceria secca – biscotti al burro, cantucci, frollini – trova nello Stinger un alleato perfetto per un momento di pausa raffinato.
Infine, per chi ama sperimentare, questo cocktail può accompagnare egregiamente anche momenti meno convenzionali: un sigaro pregiato per gli estimatori, o semplicemente una conversazione importante davanti al camino, quando si cerca un drink che scaldi l’anima senza appesantire i sensi. Lo Stinger è questo: un classico senza tempo che parla il linguaggio dell’eleganza discreta e della qualità sostanziale.

Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.






































