Il Pavillon Vendôme si è trasformato in un teatro di ombre e luci la sera del primo ottobre. Sono seduta in terza fila, circondata da un parterre che conta Janet Jackson, Pamela Anderson, Kate Moss e Rita Ora. L’aria è densa di aspettativa. Quando le luci si abbassano completamente e un singolo fascio cinematografico trafigge il buio della passerella, capisco che Haider Ackermann sta per raccontarci una storia d’amore tra forza e fragilità.

La sua seconda collezione per Tom Ford è un manifesto di sensualità consapevole, lontana dall’urlato eccesso, vicina invece a quella seduzione sussurrata che ti avvolge come seta sulla pelle. Non è la prima volta che vedo Ackermann all’opera, ma questa sera c’è qualcosa di diverso: ha preso il linguaggio muscolare e filmico di Tom Ford e lo ha ammorbidito con la sua firma morbida, quasi liquida.

Il prologo in mesh brevettata e perforazioni preziose

Le prime tre modelle avanzano come apparizioni notturne. Indossano abiti aderenti in mesh brevettata che sembrano una seconda pelle: bordeaux profondo, verde muschio, nero assoluto. Quello che inizialmente sembra una texture di pelle di serpente è in realtà un gioco di perforazioni sottili e paillettes che catturano la luce, creando un effetto ipnotico. I cinturoni segnano la vita con precisione chirurgica. È un’apertura decisa, quasi sfrontata, che stabilisce immediatamente il codice della serata: eleganza provocatoria.

Seguono trench in camoscio morbidissimo e completi sartoriali nei toni del gelato – menta, rosa pallido – che sembrano rubati da una dolce vita romana. Ackermann li ha abbinati a maglioni di cachemire lussuosi gettati sulle spalle, stile italiano, un cenno raffinato al legame del brand con il Gruppo Ermenegildo Zegna. C’è un’italianità sottile in questa collezione, un modo di portare il lusso con disinvoltura, come se fosse naturale nascere vestiti così.

La palette che parla di contrasti

I colori scorrono sulla passerella come capitoli di un romanzo visivo. Dal bianco assoluto di un completo con maglione coordinato – che immagino già addosso a Pamela Anderson – alle tonalità di grigio, blu pastello, taupe e nero che si alternano con ritmo cinematografico. Ackermann non cerca l’effetto calligrafico del colore puro, preferisce le sfumature tonali, le gradazioni che richiedono un secondo sguardo per essere comprese appieno.

C’è un abito drapeggiato bicolore, menta e nero, che mi toglie il respiro. È fluido come acqua, con spacchi vertiginosi sul davanti e un drappeggio che ricorda uno scialle. La modella che lo indossa si muove come se danzasse, e il tessuto la segue con una naturalezza che solo le mani più esperte sanno creare.

L’armatura contemporanea: giacche e tailoring ridefinito

Alcune giacche sono realizzate in tessuti tradizionali da uomo con una finitura lucida – ideali per il palco, penso guardando Janet Jackson in prima fila che annuisce con approvazione. Ackermann conosce bene il potere di una giacca: non è solo protezione, è dichiarazione di intenti. I suoi completi sartoriali hanno linee pulite ma mai rigide, con spalle definite che non opprimono ma sostengono.

Una giacca bianca tempestata di borchie brilla sotto le luci come una costellazione. È rock’n’roll senza essere volgare, è potere femminile senza dover urlare. In questo equilibrio sottile tra forza e grazia risiede tutto il talento di Ackermann.

La notte si fa più profonda: abiti da sera e rivelazioni

Quando le note di “Heroes” di David Bowie riempiono lo spazio – una versione lenta, quasi malinconica – la collezione vira verso il territorio della sera. Gli abiti che seguono sono architetture di tessuto: corsetti tagliati con precisione geometrica, schiene completamente nude, gonne con fenditure strategiche. Alcuni modelli indossano abiti scultorei con corpetti ritagliati in modo intelligente e schiene scoperte, mentre altri sono vestiti in stili fluidi come acqua, con spacchi alti sul davanti.

C’è una sensualità adulta in questi capi, una consapevolezza del corpo che non ha bisogno di eccessi per comunicare desiderio. Le slip dress in seta con bordi in pizzo tagliato al laser sembrano intimo portato all’esterno, un gioco di rivelazione e occultamento che è il marchio distintivo della seduzione intelligente.

Il confine audace: quando il menswear incontra la provocazione

Poi arrivano i look maschili, e qui Ackermann spinge ulteriormente. Camicie drappegiate con morbidezza fluida, pantaloni dalle linee pulite, maglieria soffice. Un completo in pelle attira tutti gli sguardi, ma è la serie di look con t-shirt trasparenti blu e micro-shorts abbinati a jockstrap e perizoma in pelle nera a suscitare reazioni contrastanti. Questi ensemble inquadrano audacemente jockstrap e slip tanga neri, rivelando scorci di fianchi e cosce con un’aria disinvolta.

Sono pezzi che dividono, lo ammetto. Forse troppo audaci anche per una passerella Tom Ford, eppure c’è un’onestà disarmante in questa nudità. È il corpo maschile celebrato senza filtri, con la stessa libertà che da decenni viene riservata alle donne in passerella. Provocatorio? Certamente. Ma anche coraggioso.

Il gran finale tra fumo e standing ovation

L’ultima modella appare avvolta in un abito lungo in jersey blu lapislazzuli che sembra avere maniche tonde ma è in realtà completamente aperto sulla schiena, sostenuto solo da una struttura interna invisibile. È il simbolo perfetto di questa collezione: ciò che appare solido è in realtà vulnerabile, ciò che sembra coprire in realtà rivela.

Quando le luci si riaccendono tra sbuffi di fumo scenografico, l’intero pubblico è in piedi. Le celebrità sono saltate in piedi e hanno iniziato ad applaudire nel momento in cui lo show è terminato, letteralmente in una nuvola di fumo. Vedo Ackermann emergere dalla passerella oscura e la folla lo circonda, lo abbraccia, lo bacia. “Haider è un genio”, sento dire a Janet Jackson accanto a me.

In questo momento capisco che Ackermann non sta semplicemente disegnando vestiti: sta ridefinendo cosa significa sensualità nel 2026. Non è l’esibizionismo sfacciato né la timidezza nascosta, ma una via di mezzo sofisticata dove eleganza e audacia convivono senza contraddizione.

Esco nel fresco della sera parigina con questa consapevolezza: Tom Ford è in mani sicure, mani che sanno accarezzare il tessuto come si accarezza una storia, trasformando ogni capo in un capitolo di un romanzo che vogliamo continuare a leggere.