Nelle montagne del Berguedà, a sessanta chilometri da Barcellona, sorge Berga, una cittadina che ogni anno si trasforma in un teatro vivente di fuoco e tradizione. La Patum de Berga, riconosciuta dall’UNESCO come Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità, è una commemorazione religiosa che affonda le radici nei tempi medievali. Per cinque giorni intensi, da mercoledì a domenica durante la settimana del Corpus Domini, questa antica celebrazione catalana cattura l’anima di chiunque vi assista.
La festa non è solo uno spettacolo: è un viaggio nel tempo che porta i visitatori direttamente nel Medioevo, quando le processioni religiose si mescolavano con antichi riti pagani. Le origini della Patum risalgono al Medioevo, quando le attività si svolgevano durante le processioni cattoliche del Corpus Christi, ma nel corso dei secoli si è evoluta in qualcosa di molto più complesso e affascinante.
I protagonisti della danza ancestrale
Il vero spettacolo inizia quando le figure mitologiche prendono vita nelle strade acciottolate di Berga. Durante i giorni di celebrazione si tengono parate di giganti, teste grosse, draghi e altre figure mitologiche, ognuna con un significato simbolico profondo che si tramanda da generazioni.
I giganti (gegants in catalano) dominano la scena con le loro imponenti strutture che possono raggiungere i quattro metri di altezza. Dietro queste maestose figure si nascondono i portatori, eroi silenziosi che danzano per ore sotto il peso delle costruzioni, guidando i giganti in movimenti che sembrano sfidare le leggi della fisica. La loro danza non è casuale: ogni gesto racconta una storia, ogni passo segue un ritmo tramandato oralmente per oltre seicento anni.
I draghi, protagonisti assoluti degli spettacoli pirotecnici, sputano fiamme vere mentre si muovono tra la folla. Questi non sono semplici fuochi d’artificio, ma rituali di purificazione che uniscono sacro e profano in un’esperienza sensoriale totalizzante. Il fuoco, elemento centrale della Patum, rappresenta la rinascita e la protezione della comunità.
L’energia magnetica della piazza Sant Pere
La Plaça de Sant Pere diventa il fulcro pulsante della festa, un palcoscenico naturale dove ogni angolo trasuda storia e passione. Qui, circondata da edifici gotici e rinascimentali, la magia della Patum raggiunge il suo apice. La mescolanza di persone, fuoco, musica e danza, la persistenza del teatro di strada medievale e le componenti rituali la distinguono dagli altri festival della regione.
Il suono dei tamburi (timbals) riecheggia tra i vicoli, creando un ritmo ipnotico che sincronizza i battiti del cuore di migliaia di partecipanti. Non esistono spettatori passivi alla Patum: tutti diventano parte dello spettacolo, trascinati in un vortice di energia collettiva che cancella ogni barriera tra esecutori e pubblico.
Le case che circondano la piazza si riempiono di famiglie locali che aprono le finestre e i balconi, trasformando ogni piano in una tribuna privilegiata. Questa tradizione dell’ospitalità spontanea rende la Patum un evento autentico e comunitario, lontano dalle dinamiche commerciali di molti festival moderni.
Cinque giorni di trasformazione collettiva
La festa dura cinque giorni e in essa confluiscono tradizioni pagane e cristiane in un sincretismo culturale incredibile. Ogni giornata ha la sua personalità e i suoi momenti salienti. Il mercoledì apre le danze con la Patum de lluïment, una versione più formale che prepara il terreno per l’escalation emotiva dei giorni successivi.
Il giovedì e il venerdì vedono intensificarsi le performance, con le rappresentazioni che si susseguono in un crescendo di partecipazione popolare. Il sabato sera raggiunge l’apice con la Patum de foc, quando il fuoco diventa protagonista assoluto e la piazza si trasforma in un inferno dantesco illuminato dalle fiamme dei draghi.
La domenica conclude il ciclo con una celebrazione più riflessiva, dove la comunità si riappropria degli spazi urbani dopo l’ebbrezza dei giorni precedenti. È il momento della catarsi collettiva, quando Berga torna lentamente alla normalità, ma con l’anima trasformata dall’esperienza condivisa.
Un patrimonio vivente che resiste al tempo
È una celebrazione con oltre 600 anni di storia, tenuta annualmente durante le festività del Corpus Christi. Questa longevità straordinaria testimonia la capacità della Patum di adattarsi ai cambiamenti storici senza perdere la sua essenza. Durante la dittatura di Franco, quando la cultura catalana era repressa, la festa sopravvisse camuffandosi da evento puramente religioso, preservando segretamente i suoi elementi più identitari.
Oggi la Patum rappresenta un simbolo di resistenza culturale e di orgoglio locale. Le famiglie bergadane si tramandano di generazione in generazione non solo la partecipazione alla festa, ma anche la conoscenza tecnica necessaria per costruire e mantenere le figure: dai segreti della lavorazione del cartapesta alle tecniche di danza più complesse.
Nel 2005 è stata dichiarata Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, un riconoscimento che ha portato visibilità internazionale ma anche la responsabilità di preservare l’autenticità di questa tradizione millenaria.
Il richiamo magnetico della montagna catalana
Berga stessa contribuisce alla magia della Patum. Situata ai piedi dei Pirenei, la cittadina conserva un’atmosfera medievale autentica che amplifica l’impatto emotivo della festa. I visitatori arrivano non solo da tutta la Catalogna, ma da ogni angolo del mondo, attratti da questa esperienza che promette di toccare corde primitive dell’animo umano.
La dimensione spirituale della Patum va oltre il folklore turistico. È un rito di passaggio collettivo, un momento di comunione universale che ricorda quanto profonde siano le radici che ci legano ai nostri antenati. In un’epoca di globalizzazione e digitalizzazione, la Patum offre un’esperienza di autenticità che diventa sempre più preziosa e rara.
Chi partecipa alla Patum non torna mai lo stesso. Il fuoco, la musica, la danza e l’energia collettiva si combinano in un’alchimia che trasforma i partecipanti, lasciando un segno indelebile nella memoria e nell’anima.

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