Montegiardino si è illuminata di una luce speciale quando Rudy Zerbi ha tagliato simbolicamente il nastro di Fabbri.Ca, la nuova dimora di Marlù. Un momento che segna non solo l’inaugurazione di una sede aziendale, ma il compimento di un sogno iniziato ventiquattro anni fa dalle sorelle Morena, Monica e Marta Fabbri. Su quel terreno che un tempo ospitava la vecchia fabbrica di famiglia, oggi sorge un polo creativo che racconta una delle storie imprenditoriali più affascinanti del nostro tempo.
Dal piccolo negozio all’impero dei gioielli accessibili
La storia inizia in un piccolo negozio del centro storico di San Marino, acquistato dal padre Giuseppe Fabbri. È lì che Morena, la maggiore delle tre sorelle, muove i primi passi, affiancata nei weekend da Monica e Marta. Oggi Marlù conta 44 store in Italia, oltre alla presenza internazionale a Budapest, trasformando un’intuizione familiare in un fenomeno che ha rivoluzionato il concetto di gioiello accessibile.
“Quando l’azienda in cui lavoravo mi ha demansionato dopo la maternità”, racconta Morena Fabbri, “ho capito che dovevo creare qualcosa di diverso. Un marchio che portasse il nome dei miei figli, Marco e Lucia”. Da quella ferita nasce Marlù, un brand che oggi dà lavoro a 288 persone e parla il linguaggio dell’inclusività e dell’autenticità.
La filosofia dei quattro pilastri
La serata inaugurale ha scandito il tempo attraverso quattro capitoli fondamentali: Radici, Tenacia, Sogno e Legami. Quattro chef stellati del territorio – Gianpaolo Raschi, Alberto Faccani, Giuseppe Gasperoni e Riccardo Agostini – hanno accompagnato con le loro creazioni il racconto delle fondatrici, mentre lo chef pâtissier Ernst Knam ha ricostruito i charms signature della nuova collezione “Knoted to my Heart”.
Monica, che ha seguito la sorella maggiore in questa avventura quando anche lei aveva una figlia di otto mesi, spiega: “Sognavamo un’azienda dove il tempo per il business si conciliasse con quello per le nostre famiglie”. Marta, inizialmente architetto nel design industriale, aggiunge: “All’inizio non era il mio sogno, ma quando le mie sorelle mi hanno chiamata ho fatto un salto nel vuoto. Oggi il loro sogno è anche il mio”.
Una festa tra istituzioni e vip
L’evento ha visto la partecipazione degli Eccellentissimi Capitani Reggenti Denise Bronzetti e Italo Righi, insieme ai Segretari di Stato Rossano Fabbri e Stefano Canti. Tra gli ospiti d’eccezione spiccavano Rossella Brescia, Francesco Arca, Micaela Ramazzotti, Teresa Riott, Mapi Danna e Valentina Melis, tutti uniti nel celebrare un traguardo che rappresenta molto più di un successo imprenditoriale.
La collezione presentata durante la serata, “Knoted to my Heart”, celebra i legami autentici attraverso gioielli pensati come nodi simbolici. Morena ha creato un’edizione limitata di soli tre pezzi unici con l’incisione “Marlù – We Made it Together Sisters“, tributo a un percorso costruito insieme con amore e visione.
Il futuro scritto nel nome del padre
“Fabbri.Ca non è solo la nostra nuova casa”, dichiarano all’unisono le tre sorelle, “ma il simbolo di un sogno cresciuto insieme. Questo traguardo lo dedichiamo a nostro padre Giuseppe, che ha creduto in noi quando tutto era solo un’idea e che oggi vive in ogni passo che facciamo”.
In quella vecchia fabbrica che ha dato il nome alla nuova sede, risuona ancora l’eco di una storia fatta di coraggio, determinazione e amore familiare. Un racconto che continua a ispirare, dimostrando come i sogni più belli nascano spesso dalle radici più profonde.
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Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.