Sparare con una pistola è come tuffarsi nell’acqua fredda. Stai lì in bilico sul bordo con i muscoli tesi, pronti a scattare. E in ogni istante, fino all’ultimo, hai la possibilità di non farlo. Il potere è nelle tue mani: non quando salti, ma subito prima. E più stai lì, più il potere aumenta, cosicché quando ti tuffi ti stavano già aspettando tutti.

Quando lui è via, vede che sua madre non ha mia la forma né le dimensioni giuste. È eccessiva, e si trascina dietro una nuvola di materia e caos mentre pulisce, sistema, ripara, si affanna come una pazza; oppure è piccolissima, scheletrica, l’ombra di se stessa. Antonia, a cinque anni, dipende da sua madre come l’oceano dipende dalla luna: cresce e si rimpicciolisce di conseguenza.

Mentre Antonia osserva, vede una strana espressione insinuarsi sul viso di Sofia ….. quell’espressione la tormenterò per molti anni. Le tornerà in mente ogni qual volta non saprà se fidarsi di Sofia, nei momenti bui e difficili della loro amicizia.

Il mondo è qualcosa di chiaro, e poi si offusca: un attimo prima è il posto in cui vivi, l’attimo dopo ti è del tutto estraneo, e non puoi neppure respirarne l’aria.

Che gran senso di vuoto deve dare, camminare per il mondo sotto lo sguardo di nessuno. Che cosa inconcepibile, non essere visti. Come si fa a crescere così?

Comincia a comprendere le contraddizioni: come sia possibile volere fortemente qualcosa e allo stesso tempo non volerla, come certe volte un sogno diventa bello perché impossibile

Comincia a capire il valore delle sensazioni, la bruciante necessità del presente. Mentre un tempo viveva di ricordi, congetture, angosce, ora comincia a farsi strada con le unghie e con i denti verso la vita man mano che la ita si apre.

Come sembra semplice la famiglia, vista da fuori.

 

L’incipit di questo romanzo è di una meravigliosa complessa semplicità, come lo è la storia, come lo è la traduzione.

La storia è “qualcosa” che tutti conosciamo ma è ben diversa. Diverso lo stile narrativo, la rievocazione dei fatti narrati, il modo in cui si è introdotti nella “Famiglia”, la prospettiva del racconto.

Mi è difficile trovare le parole giuste per descrivere esattamente, senza sbagliare o fuorviare il lettore, quello che questa lettura mi ha trasmesso, il modo in cui lo ha fatto, le emozioni che mi ha suscitato, i pensieri che mi ha fatto sorgere.

Dire che è da leggere è riduttivo senza darne un giudizio più che positivo e magicamente sorpreso.

Due bambine di cinque anni, che ben presto si troveranno a dover “vivere” la “Famiglia” anche se qualcosa, di cosa fosse la “Famiglia”, lo avevano intuito.

Un’amicizia finita che si ricompone al momento del bisogno perché quando un’amicizia è vera il niente e il tutto possono spezzare ogni cosa che ne impedisce il prosieguo.

Antonia e Sofia non si allontanano nel momento più buio delle loro vite ma quando inizieranno ad affacciarsi alla stessa e si riuniranno quando le loro esistenze prenderanno la piega che prendono le vite di due giovani donne diventate mamme.

Una forte, determinata, sfrontata, l’altra mite, piegata al volere della vita, pacifica.

E quando quella che sembrava più pronta ad affrontare la vita soccomberà sarà l’altra a sorreggerla e quando la più forte verrà travolta nella spirale della “Famiglia” allora la più debole riuscirà a salvare l’impossibile.

Perché non sono solo i legami di sangue a renderci parte della famiglia ma qualcosa di così poco tangibile ma allo stesso tempo così potente da rimetterci in carreggiata mentre vacillavamo sul cordolo del mondo.

La Famiglia di Naomi Krupitsky, #La Famiglia non è mai una risposta semplice

La Famiglia
di Naomi Krupitsky – Rizzoli 2022 – 351pp.
tradotto da Annamaria Raffo