Chiusa nella sua camera, i segreti della casa venivano a lei. Della sua vicina di stanza; Lucia, Virginia sapeva che un uomo l’aveva messa incinta e poi le aveva confessato di essere già sposato; aveva continuato a mantenerli, lei e il bambino, fino a quando era scoppiata la guerra in Abissinia, e c’era morto. Ora il ragazzo aveva compiuto sedici anni, si chiamava Alessandro come il padre, Sandrino tuttavia, e Virginia lo aveva conosciuto. Era suo amico.

Il suo bisogno di pietà era così intenso, struggente, che la induceva a diffidare di colore che sembravano disposti a confortarla, e tanto più ne diffidava quanto più il compianto e la partecipazione che riceveva si sforzavano di apparire spontanei; ella li avvertiva troppo immediati per essere sinceri, troppo lamentosi per non celare l’ipocrisia. Invece di consolarla la irritavano, le accrescevano l’angoscia.

I sentimenti di adesso sono sempre i più forti, riempiono per intero la nostra capacità di riflettere, e sicuramente sono i medesimi pensieri di oggi, gli stessi fatti ed azioni che stiamo vivendo e compiamo in piena coscienza o in piena innocenza che domani, tra un mese o un anno, ci parranno assurdi, incredibili, e sarò impossibile rendersi conto di come siano potuti accadere.

Passarono due settimane. Virginia le ricordava come le più belle della sua vita. “Le più pazze” ella si disse in seguito, appunto perché erano le più felici, e incredibili. La sua esistenza recuperava la vitalità della sua prima gioventù. Il suo corpo stesso sembrava giovarsi della pienezza dei sentimenti che l’animavano. Un rifiorire improvviso in cui la maturità diventava ancor più remota.

Ma erano pensieri che sfioravano la sua mente e che ella non riusciva a trattenere. Tutto era forte della rilassatezza, del languore che la possedevano e la rendevano leggera, padrona del proprio corpo, e nello stesso tempo la immobilizzavano. Ora le pareva impossibile di potersi alzare, fidarsi sulle gambe era un tentativo assurdo, come poco fa distaccare i denti di sopra da quelli di sotto.

Ebbe la certezza di trovarsi, così come sedeva, con le spalle al muro. Tutto ciò che nei brevi anni della sua vita egli aveva preso credendo gli fosse dovuto, e che quindi aveva schiacciato e distrutto a suo piacere, ma anche furiosamente amato, premeva adesso contro la sua coscienza per soffocarla definitivamente.

L’oppressione provata durante il viaggio si era accentuata nelle ultime ore. L’aria, rigida, gli offendeva la faccia, gli calava col respiro nei polmoni, si trasformava in un freddo tutto interno che lo costringeva a trattenere la lingua tra i denti per non batterli.

Ma se il suo organismo sembrava proprio ora volerlo tradire, la sua determinazione non lo avrebbe abbandonato. Il suo pensiero era nuovamente uno solo, sottrarsene gli sarebbe stato impossibile.

Preferì indugiare per le strade, voleva godersi ancora un poco, tutto solo, la sua vittoria. Non si chiedeva nulla, né del passato né dell’avvenire, estranei a quel presente così intensamente vissuto. Era una creatura persuasa di sé, che stringeva il mondo in pugno e lo tratteneva senza sforzo e senza presunzione.

«Non accade mai nulla a nostra insaputa. C’è sempre il tempo di accorgersene. Soltanto che a volte non si può impedire che accada.»

«È una risposta?»

«Credo di sì… capisco che tu te ne entusiasmi. Io no, invece.

 

Alla fine della Seconda guerra mondiale, in un appartamento vivono: Lucia e il figlio Sandrino, Bruna e Faliero e infine Virginia giovane donna vedova.

Già dalle prime pagine aleggia la violenza dell’animo umano, chi per ideali politici, chi per fede politica chi per carattere.

Se fosse stato scritto ai giorni nostri questo romanzo si sarebbe potuto intitolare: “La vita del giovane narcisista” ma ai tempi di Pratolini questo termine non veniva usato. Il maschio doveva essere rude, farsi vedere forte ed egoista. La donna, al contrario remissiva e disponibile. E nessuno ci vedeva nulla di sbagliato.

Mi ha sorpreso come Pratolini ha saputo descrivere, appieno, il rapporto che nasce tra un narcisista e una donna indifesa e poco sicura di sé.

Un romanzo duro e crudo, la scelta tra il giusto e l’ingiusto, tra il bene e il male.

Non nego che, a tratti, ho fatto fatica a proseguire la lettura perché la cieca fiducia che Virginia nutre in Sandrino mi ha fatto ribollire il sangue nel cervello.

Una lettura che consiglio a tutte le donne indipendentemente dall’età.

Un eroe del nostro tempo di Vasco Pratolini, L’avidità e l’egoismo di un giovane uomo

Un eroe del nostro tempo
di Vasco Pratolini
BUR 2018 (220 pag.)