«La storia stessa della nostra persecuzione dovrebbe portarci a usare per loro le stesse parole che noi per primi abbiamo atteso per secoli».

“Alcune emozioni si rivelano così potenti che, tristi o lieti che siano, ci distruggono”.

 

Prosa eccellente, personaggi ben descritti, cenni storici ben presenti.

Si prova frustrazione, rabbia, dolore, ma anche gioia e sollievo durante la lettura di questo libro.

È come se la storia te la stesse raccontando qualcuno che conosci, qualcuno seduto accanto a te. È un bambino di 8 anni che è stato costretto ad abbandonare la propria casa, i genitori e il solito tran tran della vita quotidiana.

Ci racconta di un uomo che è riuscito a salvare tanti bambini e con loro anche oggetti di culto della loro religione e della loro cultura. Un prete fidato a cui si rivolgeva chi aveva bisogno di proteggere un bambino perché non finisse nelle mani dei soldati tedeschi e facesse chissà quale fine.

Un moderno Noè che invece di navigare nelle acque del diluvio universale ha remato contro le atrocità di una guerra e di una cultura nemica della tolleranza.

Sono stati scritti tanti libri sulla Shoah; e ognuno di noi sa cosa successe. Allora perché a distanza di 80 anni da quei terribili fatti, si ripetono gli eccidi? Le bombe sugli innocenti, la condanna ai bambini di rimanere vittime e orfani. La morte e la distruzione.

Allora leggiamolo questo libro e facciamolo leggere alle nuove generazioni, magari tra le righe, questo moderno Noè ci insegnerà cos’è la tolleranza.