Affacciata sullo Ionio con la grazia di una dea marina, Siracusa si distende tra terre e mare come un anfiteatro naturale dove si sono alternate le più grandi civiltà del Mediterraneo. Questa città millenaria, che un tempo rivaleggiava con Atene per potenza e splendore, oggi accoglie i viaggiatori con la stessa magnificenza che conquistò poeti, filosofi e condottieri dell’antichità.

Il fascino di Siracusa risiede nella sua capacità unica di stratificare la storia senza mai cancellarla: qui templi greci si trasformano in cattedrali cristiane, antichi teatri risuonano ancora di voci immortali, e le pietre raccontano tremila anni di dominio di Greci, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni. Ogni angolo della città sussurra leggende antiche mentre il Mediterraneo continua a bagnare queste rive con lo stesso ritmo che cullava le navi di Archimede.

L’isola di Ortigia, centro storico della città, emerge dalle acque come un gioiello architettonico dove il barocco siciliano si intreccia con vestigia elleniche e arabe. Collegata alla terraferma da due ponti, questa lingua di terra di appena un chilometro quadrato racchiude una concentrazione straordinaria di bellezza che lascia senza fiato.

Ortigia: l’isola dove nacque la leggenda

Il cuore pulsante tra mare e memoria

Varcando il Ponte Umbertino, l’accesso principale a Ortigia, si entra immediatamente in un universo parallelo dove il tempo scorre diversamente. Le stradine lastricate in pietra bianca riflettono la luce del sole siciliano creando giochi di ombre e bagliori che cambiano di ora in ora, mentre il profumo del mare si mescola a quello del gelsomino che cresce sui balconi barocchi.

Camminare per Ortigia significa immergersi in un palinsesto vivente dove ogni edificio racconta una storia diversa. I palazzi nobiliari si alternano a botteghe artigiane, le chiese bizantine si affacciano su piazzette dove i pescatori riparano ancora le reti come facevano i loro antenati. Il Castello Maniace, che domina la punta meridionale dell’isola, rappresenta il simbolo della stratificazione storica di Siracusa: costruito da Federico II nel XIII secolo sui resti di fortificazioni precedenti, testimonia secoli di conquiste e riconquiste che hanno plasmato l’identità unica di questa terra.

La passeggiata lungo il lungomare di Ortigia rivela scorci di bellezza mozzafiato: da un lato il mare aperto che si stende all’infinito verso l’Africa, dall’altro la silhouette della città moderna che si erge oltre il porto. È un dialogo continuo tra passato e presente, tra l’intimità raccolta dell’isola e l’espansione urbana della terraferma, che rende ogni momento trascorso qui denso di suggestioni e scoperte.

Piazza Duomo: il trionfo del barocco siciliano

La Piazza del Duomo rappresenta forse il più straordinario esempio di come Siracusa abbia saputo reinventarsi mantenendo la propria identità. Questa piazza scenografica, considerata una delle più belle d’Italia, si apre come un salotto barocco a cielo aperto dove ogni edificio partecipa a una sinfonia architettonica di rara armonia.

Al centro di questo scenario si erge la Cattedrale di Siracusa, un prodigio dell’ingegno umano che racchiude in sé l’intera storia della città. L’edificio attuale, ricostruito dopo il terremoto del 1693, nasconde nelle sue viscere il tempio di Atena del V secolo a.C., di cui si possono ancora ammirare le colonne doriche inglobate nelle pareti della navata. Questa fusione tra sacro pagano e cristiano crea un’atmosfera unica al mondo, dove si percepisce fisicamente la continuità spirituale che ha attraversato i millenni.

La facciata barocca della cattedrale, opera di Andrea Palma, si slancia verso il cielo con un movimento ascensionale che sembra voler toccare l’infinito. I giochi di luci e ombre creati dalle colonne, dalle statue e dai fregi decorativi cambiano continuamente durante il giorno, offrendo spettacoli sempre diversi che incantano i visitatori. All’interno, la Cappella di Santa Lucia custodisce opere d’arte di inestimabile valore, tra cui due dipinti del Caravaggio che testimoniano il passaggio del grande maestro in Sicilia.

Il Palazzo Senatorio e gli altri edifici che circondano la piazza completano questo teatro architettonico, creando un ambiente dove ogni dettaglio è studiato per sorprendere e coinvolgere. Le sere d’estate, quando le luci artificiali si accendono e la pietra bianca del barocco siciliano si tinge di tonalità dorate, la piazza si trasforma in un palcoscenico magico dove sembrano materializzarsi i fantasmi illustri del passato.

La Fonte Aretusa: dove mito e natura si incontrano

Pochi luoghi al mondo possono vantare una stratificazione mitologica così densa come la Fonte Aretusa. Questo specchio d’acqua dolce che sgorga a pochi metri dal mare racchiude in sé leggende antiche che continuano a vivere nella bellezza del presente. Secondo il mito, la ninfa Aretusa, inseguita dal dio fluviale Alfeo, fu trasformata da Artemide in una fonte per sfuggire alle sue profferte amorose.

La realtà geologica non è meno affascinante della leggenda: la fonte rappresenta infatti l’emergenza di una falda acquifera che attraversa i Monti Iblei per riaffiorare in questo punto magico di Ortigia. Le acque cristalline ospitano una rigogliosa vegetazione acquatica e i famosi papiri, unici in Europa a crescere spontaneamente, che creano un microambiente tropicale nel cuore del Mediterraneo.

Oggi la Fonte Aretusa è diventata un piccolo giardino acquatico dove nuotano anatre e pesci, circondato da una balaustra che permette di ammirare questo miracolo naturale in tutta sicurezza. Il contrasto tra l’acqua dolce della fonte e il mare salato che la lambisce crea giochi di rifrazioni e trasparenze che cambiano con la luce, offrendo ai fotografi e ai romantici scorci di rara bellezza. Le sere d’estate, quando il sole tramonta dietro la città moderna e le prime luci si accendono sulle barche dei pescatori, la Fonte Aretusa diventa un luogo di meditazione dove il fruscio dell’acqua si mescola al rumore lontano delle onde.

Il Parco archeologico della Neapolis: un viaggio nell’antica grandezza

Il Teatro Greco: palcoscenico dell’eternità

Scavato interamente nella roccia calcarea della collina Temenite, il Teatro Greco di Siracusa rappresenta uno dei monumenti più significativi della civiltà ellenica in Occidente. Con i suoi 138 metri di diametro e la capacità originaria di oltre 15.000 spettatori, questo anfiteatro naturale ha ospitato per secoli le rappresentazioni dei più grandi drammaturghi dell’antichità, da Eschilo a Euripide.

Ciò che colpisce maggiormente il visitatore moderno è la perfetta integrazione tra architettura umana e paesaggio naturale. I progettisti greci seppero sfruttare la conformazione naturale della collina per creare una gradinata che sembra essere stata scolpita dagli dei piuttosto che dalla mano dell’uomo. Dalla cavea più alta lo sguardo abbraccia un panorama straordinario che spazia dalla città moderna al mare, dalle montagne dell’entroterra alle isole che punteggiano l’orizzonte.

Durante i mesi primaverili ed estivi, il teatro riprende vita grazie al ciclo delle rappresentazioni classiche che riportano sulle antiche pietre le voci immortali della tragedia greca. Assistere a una rappresentazione di Medea o dell’Edipo Re in questo luogo significa partecipare a un rituale che si ripete da oltre duemila anni, dove le emozioni universali dell’arte drammatica trovano la loro cornice naturale più appropriata.

La cavea del teatro conserva ancora oggi la suddivisione originaria in settori destinati alle diverse classi sociali dell’antica Siracusa, testimoniando la complessa organizzazione sociale di quella che era considerata la più potente città greca d’Occidente. I canali di scolo per l’acqua piovana, le gradinate perfettamente calibrate per l’acustica, i passaggi per gli attori scavati nella roccia: ogni dettaglio racconta la maestria di una civiltà che aveva fatto dell’arte scenica una forma suprema di educazione civica.

L’Orecchio di Dionisio: l’acustica come strumento di potere

L’Orecchio di Dionisio rappresenta forse il monumento più misterioso e affascinante del parco archeologico siracusano. Questa grotta artificiale, alta 23 metri e lunga 65, deve il suo nome pittoresco al Caravaggio che, visitandola nel 1608, ne rimase così colpito da paragonarla a un orecchio gigantesco. La forma particolare e le proprietà acustiche straordinarie hanno alimentato nei secoli leggende e interpretazioni che mescolano storia e fantasia.

Secondo la tradizione più diffusa, il tiranno Dionisio I avrebbe utilizzato questa cassa di risonanza naturale per spiare le conversazioni dei prigionieri rinchiusi nella sovrastante Latomia del Paradiso. La conformazione della grotta amplifica infatti ogni suono con un effetto che può sembrare soprannaturale: un sussurro pronunciato in fondo alla cavità si trasforma in un boato che riecheggia per lunghi secondi.

La realtà storica è probabilmente meno romantica ma non meno affascinante: l’Orecchio di Dionisio rappresentava una delle cave di pietra da cui si estraeva il materiale per costruire la Siracusa monumentale. I segni degli scalpelli degli antichi cavatori sono ancora visibili sulle pareti, testimoniando secoli di lavoro paziente che ha dato forma a questo ambiente unico.

Oggi la visita all’Orecchio di Dionisio rappresenta un’esperienza multisensoriale che coinvolge vista, udito e immaginazione. L’umidità costante che permea la grotta, il gioco di luci e ombre che filtrano dall’apertura superiore, l’eco che trasforma ogni passo in un evento sonoro: tutto concorre a creare un’atmosfera che trasporta il visitatore in una dimensione onirica dove il confine tra realtà e leggenda si fa sempre più sottile.

L’Anfiteatro Romano: spettacoli di sangue e gloria

L’Anfiteatro Romano di Siracusa, scavato anch’esso nella roccia calcarea ma in epoca molto più tarda rispetto al teatro greco, testimonia il cambiamento dei gusti e delle abitudini della città sotto il dominio di Roma. Costruito tra il I e il II secolo d.C., questo imponente edificio poteva ospitare circa 20.000 spettatori ed era destinato ai combattimenti gladiatori e alle venationes, le cacce agli animali esotici che tanto appassionavano il pubblico romano.

Ciò che colpisce maggiormente nell’anfiteatro siracusano è la perfetta conservazione del sistema di canalizzazione che permetteva di allagare l’arena per le naumachie, le battaglie navali in miniatura che rappresentavano il culmine dello spettacolo romano. I corridoi sotterranei, dove venivano rinchiusi gladiatori e belve, sono ancora percorribili e permettono di immaginare l’atmosfera di tensione e paura che precedeva gli spettacoli.

Al centro dell’arena, una fossa rettangolare testimonia la presenza di macchinari scenici che permettevano apparizioni spettacolari di uomini e animali. Questo sistema di argani e contrappesi, di cui restano le tracce nelle rocce, trasformava ogni rappresentazione in uno spettacolo totale che coinvolgeva tutti i sensi degli spettatori.

La visita all’anfiteatro permette di comprendere la trasformazione sociale che Siracusa subì durante i secoli dell’impero romano. Se il teatro greco era il luogo dell’educazione civica e della riflessione filosofica, l’anfiteatro romano rispondeva a esigenze di intrattenimento di massa che privilegiavano l’emozione immediata e il brivido del pericolo. Questa evoluzione del gusto riflette cambiamenti più profondi nella mentalità e nei valori della società antica, di cui Siracusa fu testimone privilegiata.

Alla scoperta della Giudecca: il quartiere ebraico e i suoi segreti

Un labirinto di storia e tradizioni

Nel dedalo di vicoli che si snodano nella parte orientale di Ortigia si nasconde uno dei quartieri più affascinanti e meno conosciuti di Siracusa: la Giudecca. Questo antico quartiere ebraico, sviluppatosi durante il periodo medievale, conserva ancora oggi tracce evidenti di una comunità che per secoli ha contribuito alla vita economica e culturale della città.

Camminare per i vicoli della Giudecca significa intraprendere un viaggio archeologico urbano dove ogni portone, ogni pietra angolare, ogni architrave nasconde frammenti di storia ebraica. Le case-torri medievali si alternano a palazzetti rinascimentali, creando un tessuto urbano stratificato che racconta secoli di convivenza tra culture diverse. Via della Giudecca, l’arteria principale del quartiere, conserva ancora la pavimentazione originaria in pietra bianca che riflette la luce creando suggestivi giochi chiaroscurali.

Il Miqveh, antico bagno rituale ebraico scoperto negli anni ’90, rappresenta una delle testimonianze più significative della presenza ebraica a Siracusa. Questo ambiente ipogeo, scavato nella roccia calcarea, testimonia la vitalità e l’organizzazione di una comunità che mantenne per secoli le proprie tradizioni religiose. La visita guidata a questo sito archeologico permette di comprendere non solo gli aspetti rituali della cultura ebraica, ma anche le sofisticate tecniche idrauliche utilizzate per garantire l’approvvigionamento di acqua dolce.

Le botteghe artigiane che oggi animano la Giudecca continuano una tradizione commerciale millenaria. Qui si lavorano ancora metalli preziosi, si realizzano ceramiche artistiche e si tramandano tecniche tessili che affondano le radici nel mondo medievale. Ogni laboratorio rappresenta un piccolo museo vivente dove il sapere artigianale si trasmette di generazione in generazione, mantenendo vivo lo spirito creativo che ha sempre caratterizzato questo quartiere.

Il Castello Maniace: sentinella dell’isola

Una fortezza tra storia e mare

All’estremità meridionale di Ortigia, là dove l’isola si protende verso l’Africa come la prua di una nave di pietra, si erge il Castello Maniace, ultimo baluardo di una serie di fortificazioni che per secoli hanno difeso Siracusa dalle incursioni nemiche. Costruito da Federico II di Svevia intorno al 1240, questo imponente edificio quadrangolare rappresenta uno degli esempi più significativi dell’architettura militare sveva in Sicilia.

Il castello deve il suo nome al generale bizantino Giorgio Maniace, che nell’XI secolo riconquistò temporaneamente la Sicilia orientale sottraendola agli Arabi. Federico II scelse di intitolare a questo condottiero la sua fortezza come simbolo della continuità imperiale che legava Bisanzio al Sacro Romano Impero, creando un ponte ideale tra Oriente e Occidente che Siracusa ha sempre rappresentato.

L’architettura del castello riflette l’evoluzione delle tecniche difensive medievali: le mura spesse oltre tre metri, le feritoie studiate per l’uso delle balestre, il fossato che isolava completamente la fortezza dalla terraferma. Ogni elemento era calibrato per resistere agli assedi e per permettere una difesa prolungata anche in condizioni di isolamento totale.

Oggi il Castello Maniace ospita mostre temporanee e eventi culturali che valorizzano questo spazio monumentale restituendolo alla fruizione pubblica. La terrazza superiore offre uno dei panorami più spettacolari di tutta la Sicilia orientale: lo sguardo spazia dalle scogliere frastagliate della costa iblea alle montagne dell’Etna, dal mare aperto che si perde all’orizzonte ai profili della città moderna che si specchia nel porto. Durante i tramonti estivi, quando il sole trasforma il mare in un lago di fuoco e le prime luci si accendono sui palazzi di Ortigia, il castello diventa un osservatorio privilegiato per contemplare la bellezza senza tempo di Siracusa.

Il Tecnoparco Archimede: innovazione e memoria del genio siracusano

Un omaggio al più grande scienziato dell’antichità

Archimede, il più illustre figlio di Siracusa, continua a vivere nella memoria della città attraverso il Tecnoparco Archimede, un innovativo museo scientifico che unisce divulgazione e spettacolo per raccontare le straordinarie scoperte del grande matematico e inventore del III secolo a.C. Questo spazio espositivo rappresenta un unicum nel panorama museale italiano per la capacità di rendere accessibili e coinvolgenti concetti scientifici complessi attraverso esperimenti interattivi e ricostruzioni fedeli.

Il percorso museale si sviluppa attraverso sezioni tematiche che ripercorrono i diversi ambiti di ricerca archimedea: dalla matematica pura all’ingegneria militare, dall’idrostatica all’ottica. Ogni sezione permette ai visitatori di sperimentare direttamente i principi scientifici attraverso postazioni interattive che trasformano l’apprendimento in gioco e scoperta.

La ricostruzione degli specchi ustori, le leggendarie lenti che secondo la tradizione Archimede utilizzò per incendiare le navi romane durante l’assedio del 212 a.C., rappresenta uno dei momenti più spettacolari della visita. Gli esperimenti ottici condotti utilizzando queste ricostruzioni permettono di comprendere quanto fosse avanzata la scienza ellenistica e quanto geniale fosse l’applicazione pratica delle scoperte teoriche.

Il museo dedica particolare attenzione alla dimensione umana del grande scienziato, presentando Archimede non come un personaggio mitologico ma come un intellettuale profondamente legato alla sua città. Le testimonianze antiche, i reperti archeologici e le ricostruzioni degli ambienti dove visse e lavorò contribuiscono a creare un ritratto a tutto tondo di una figura che incarnava l’eccellenza della civiltà siracusana antica.

Le catacombe di San Giovanni: il cristianesimo delle origini

Un mondo sotterraneo di fede e arte

Sotto la moderna Siracusa si estende un labirinto sotterraneo di gallerie, camere sepolcrali e basiliche rupestri che testimoniano l’antichità e la vitalità del cristianesimo siracusano. Le Catacombe di San Giovanni, le più estese di tutta la Sicilia, rappresentano un patrimonio archeologico e spirituale di inestimabile valore che permette di ripercorrere i primi secoli della diffusione cristiana nell’isola.

Scavate nel tufo calcareo tra il IV e il VI secolo d.C., queste catacombe si sviluppano su più livelli per una lunghezza complessiva di diversi chilometri. I corridoi principali si diramano in centinaia di cunicoli minori che conducono a camere sepolcrali decorate con affreschi e simboli che raccontano la fede dei primi cristiani siracusani. La complessità dell’impianto urbanistico sotterraneo testimonia l’esistenza di una comunità cristiana numerosa e ben organizzata.

Gli affreschi parietali delle catacombe rappresentano un documento artistico eccezionale per comprendere l’evoluzione dell’iconografia cristiana primitiva. I simboli paleocristiani si mescolano a elementi decorativi di tradizione classica, creando un linguaggio figurativo originale che riflette il sincretismo culturale caratteristico della Sicilia tardoantica.

La Basilica di San Giovannello, costruita sopra le catacombe, completa questo complesso religioso che per secoli ha rappresentato il centro spirituale della cristianità siracusana. Rovinata dal terremoto del 1693, oggi mostra solo parte della sua antica magnificenza, ma conserva ancora suggestioni straordinarie che trasportano il visitatore nell’atmosfera raccolta dei primi luoghi di culto cristiani.

Oltre Ortigia: tesori nascosti nella terraferma

Il Santuario della Madonna delle Lacrime

Dominante il panorama della Siracusa moderna, il Santuario della Madonna delle Lacrime rappresenta una delle architetture religiose più audaci del XX secolo. Progettato negli anni ’50 dagli architetti francesi Michel Andrault e Pierre Parat, questo edificio piramidale alto 102 metri sfida le convenzioni architettoniche tradizionali per creare uno spazio sacro che dialoga con il cielo e con la modernità.

Il santuario custodisce l’immagine della Madonna che nel 1953 lacrimò per quattro giorni consecutivi, evento che scosse profondamente la comunità siracusana e richiamò pellegrini da tutto il mondo. L’architettura dell’edificio, con la sua forma conica che si slancia verso l’alto, sembra materializzare l’ascensione spirituale e la ricerca del divino che caratterizza l’esperienza religiosa.

L’interno del santuario può ospitare oltre 10.000 fedeli ed è caratterizzato da un’acustica perfetta che permette a ogni voce di raggiungere anche i posti più distanti. Le vetrate policrome filtrano la luce creando atmosfere cangianti che accompagnano il susseguirsi delle ore del giorno, mentre l’altare centrale, realizzato in marmo di Carrara, costituisce il fulcro visivo e spirituale dell’intero complesso.

Escursioni nei dintorni: un territorio di meraviglie

La provincia di Siracusa offre un ventaglio straordinario di destinazioni che arricchiscono il soggiorno nella città aretusea. Verso nord, la Riserva Naturale del Ciane permette di risalire il fiume sacro ad Artemide attraverso una vegetazione lussureggiante di papiri che crea scenari africani nel cuore della Sicilia. Le escursioni in barca lungo il Ciane rappresentano un’esperienza unica per scoprire un ecosistema rarissimo che ha resistito ai millenni.

L’altopiano ibleo si distende verso l’interno con i suoi panorami dolcemente ondulati punteggiati da muretti a secco, carrubi secolari e antiche masserie fortificate. Questo paesaggio rurale, che ha ispirato scrittori come Elio Vittorini e Gesualdo Bufalino, conserva intatto il fascino di una Sicilia arcaica dove i ritmi della natura scandiscono ancora la vita quotidiana.

Verso sud, Noto rappresenta la capitale mondiale del barocco siciliano. Ricostruita interamente dopo il terremoto del 1693, questa città-gioiello offre un campionario completo dell’architettura settecentesca siciliana. Il corso Vittorio Emanuele, con le sue chiese, i palazzi nobiliari e la scenografica scalinata della cattedrale, costituisce un museo a cielo aperto di bellezza abbagliante.

Modica, arroccata sulle colline iblee, affascina per i suoi palazzi barocchi costruiti seguendo l’andamento naturale della roccia. La tradizione del cioccolato modicano, lavorato ancora oggi secondo tecniche azteche, aggiunge un tocco di originalità gastronomica a questa perla dell’UNESCO. Le ciese rupestri sparse nel territorio circostante testimoniano la presenza di comunità monastiche bizantine che hanno lasciato tracce indelebili nella spiritualità locale.

Ragusa Ibla, con il suo dedalo di viuzze medievali che si arrampicano verso la cattedrale di San Giorgio, rappresenta l’altra grande meraviglia barocca della zona. Il Giardino Ibleo, sospeso tra cielo e terra, offre panorami mozzafiato sulla vallata sottostante dove crescono carrubi millenari e fichi d’india che disegnano paesaggi di rara suggestione.

L’enogastronomia siracusana: sapori di mare e terra

La cucina siracusana rappresenta una sintesi perfetta tra tradizioni marinare e culture agricole degli altipiani interni. I piatti tipici raccontano una storia di scambi e contaminazioni che affonda le radici nell’antichità greca e si è arricchita nei secoli successivi con apporti arabi, normanni e spagnoli.

Tra i primi piatti più caratteristici spicca la pasta fritta alla siracusana, dove spaghetti o linguine vengono saltati in padella con acciughe, mollica tostata e pomodorini del Pachino. La tradizione vanta diversi primi e secondi piatti di pesce. Tra i più tipici vi sono la pasta fritta alla siracusana con le acciughe, la mollica e i pomodorini; gli spaghetti alla bottarga di tonno, la zuppa di mare, il tonno alla ghiotta e i tranci alla “matalotta“.

Il tonno rappresenta il protagonista assoluto della cucina marinara siracusana. Piatto tipico di Siracusa sono le Pur petti di tonno da zà Cicca, piatto a base di tonno, pecorino, pangrattato, aglio, prezzemolo, uova e chiodi di garofano. Altri piatti a base di tonno sono la salsiccia di tonno e il tonno stufato con le cipolle e i peperoni. La tonnara di Marzamemi, poco distante da Siracusa, fornisce ancora oggi esemplari di qualità eccellente che vengono lavorati secondo ricette tramandate di generazione in generazione.

Tra le specialità di terra merita particolare menzione il farsumauru, un rotolo di carne ripieno di salumi e formaggi che rappresenta l’evoluzione locale del braciole napoletano. Il coniglio alla stimpirata, cucinato con capperi, olive taggiasche e pomodori, testimonia l’influenza della cucina mediterranea più autentica.

I prodotti caseari dell’area iblea godono di fama internazionale. E l’area di Siracusa e dei monti Iblei si contraddistingue proprio per ottimi prodotti caseari. Dalle ricotte al primosale. Ma soprattutto le provole, il pecorino col pepe e il caciocavallo, che qui e nella vicina provincia di Ragusa trova la sua versione DOP, nota come il Ragusano. Il Ragusano DOP, formaggio a pasta filata stagionato secondo metodi tradizionali, accompagna perfettamente i vini rossi della zona.

Lo street food siracusano ha nella scaccia il suo simbolo più rappresentativo. Partiamo dallo street food tipico della città, ideale per un pranzo veloce o anche da acquistare e portare in spiaggia. Qui le regine sono scacce e cucche. Le prime sono note anche come schiacciate di Siracusa e sono piccole focacce al forno che possono essere ripiene o arrotolate. Questi impasti lievitati vengono farciti con ingredienti stagionali che variano dalla ricotta e spinaci ai pomodori e acciughe.

I dolci della tradizione siracusana mescolano influenze greche, arabe e normanne. Le cassatelle di ricotta, piccole sfoglie fritte ripiene di ricotta dolce aromatizzata con scorza d’arancia, rappresentano l’evoluzione locale della più famosa cassata siciliana. I biscotti regina, ricoperti di sesamo, testimoniano la persistenza di tradizioni alimentari che risalgono all’epoca della dominazione saracena.