Nelle cabine di prima classe della Lufthansa, a trentamila piedi d’altitudine, accade qualcosa di impensabile fino a pochi anni fa. Accanto agli champagne francesi e alle porcellane di manifattura tedesca, fanno la loro comparsa barattoli che recano un’etichetta insolita: “Made in China”. Non si tratta di gadget o souvenir, ma di caviale, il più aristocratico tra i prodotti gastronomici, quello che per generazioni ha evocato esclusivamente le gelide acque del Mar Caspio e i banchetti degli zar russi.
La Cina domina oggi il mercato globale del caviale, controllando il 44% delle vendite mondiali nel 2024, distanziando nettamente l’Italia che si ferma al 10%. È una trasformazione che ridisegna le gerarchie della gastronomia internazionale, spostando verso Oriente il baricentro di un’industria che sembrava destinata per sempre alle coste europee e mediorientali.
L’ascesa di un impero gastronomico
La storia inizia sulle rive del Lago Qiandao, un bacino artificiale di oltre 570 chilometri quadrati a sud-ovest di Shanghai. Qui, dove le acque cristalline raggiungono una profondità di sette metri e la copertura forestale arriva al 90%, la società Hangzhou Qiandaohu Xunlong Sci-Tech gestisce il più grande allevamento di storioni al mondo, monitorando oltre 200.000 esemplari attraverso sistemi di intelligenza artificiale che analizzano ogni parametro vitale dei pesci.
Il marchio Kaluga Queen, prodotto dall’azienda, è diventato un simbolo di questa ascesa. Le sue preziose uova di storione sono servite in 21 dei 26 ristoranti tristellati Michelin di Parigi, hanno fatto il loro ingresso nei menu del ristorante di punta dello chef Alain Ducasse a Monaco, e sono state presentate ai leader mondiali durante il vertice G20 di Hangzhou nel 2016.
I numeri raccontano un’espansione vertiginosa. Nel 2023, la Cina ha esportato 276 tonnellate di caviale nel mondo, quasi il doppio rispetto alle 140 tonnellate del 2019. Con un prezzo medio di circa 300 dollari al chilogrammo, le esportazioni cinesi hanno generato 82,7 milioni di dollari, conquistando quote di mercato in Europa, Stati Uniti e Asia centrale.
Oltre le uova di storione
Ma il caviale è solo la punta dell’iceberg. La Cina sta ridefinendo la propria identità nel settore agroalimentare di lusso, passando dalla tradizionale immagine di “fabbrica del mondo” a quella di produttore di specialità gastronomiche d’élite. È una strategia orchestrata da Pechino, che ha sostenuto gli agricoltori nell’identificare prodotti ad alto valore aggiunto capaci di conquistare i mercati più esclusivi.
Nella contea di Linqu, tra le montagne dello Shandong, si trova un altro epicentro di questa trasformazione. Qui operano oltre 100 aziende dedicate alla produzione di foie gras, con una produzione annuale che supera le 5.000 tonnellate. Le oche di razza Landes, importate dalla Francia nel 1988, hanno trovato un habitat ideale tra i monti Mengshan e il fiume Yishui, dando vita a un’industria che vale oltre 8 miliardi di yuan.
Il foie gras cinese ha preso strade creative inaspettate: non si limita più alle preparazioni classiche della cucina francese, ma viene reinterpretato in gelati al fegato d’oca, servito brasato con salse alla frutta nei ristoranti di dim sum, o incorporato nei mooncake durante le festività tradizionali. È una fusione tra Oriente e Occidente che sta creando un nuovo linguaggio culinario.
La sfida della percezione
Eppure, nonostante i successi commerciali, il “Made in China” nel settore del lusso gastronomico deve ancora superare barriere culturali profonde. Wang Bin, presidente di Kaluga Queen, ha ammesso che inizialmente i prodotti cinesi dovevano affrontare preoccupazioni legate alle percezioni passate di prodotti economici piuttosto che di qualità.
Alcuni ristoranti di fascia alta, consapevoli di questi pregiudizi, preferiscono non evidenziare l’origine cinese dei prodotti gourmet nei loro menu. Jeffrey Merrihue, esperto del settore, ha osservato che molti operatori della ristorazione credono, giustamente o ingiustamente, che l’etichetta “Made in China” sia percepita come meno prestigiosa rispetto alle denominazioni europee tradizionali.
La qualità, tuttavia, sta gradualmente conquistando terreno. Dal 2017, Lufthansa ha scelto di rifornirsi esclusivamente dal produttore cinese Kaluga Queen per il servizio caviale in prima classe, una decisione che parla più di qualsiasi campagna pubblicitaria. La compagnia aerea tedesca non è sola: anche Cathay Pacific, Singapore Airlines e diverse compagnie asiatiche hanno inserito il caviale cinese nei loro menu di lusso.
Le ombre dietro il successo
La rapida espansione non è priva di controversie. La produzione di foie gras, in particolare, solleva questioni etiche significative riguardo al benessere animale. Il metodo tradizionale del gavage – l’alimentazione forzata attraverso un tubo inserito direttamente nello stomaco dell’animale – è vietato in molti paesi occidentali per motivi di crudeltà. Jeff Zhou, rappresentante cinese di Compassion in World Farming, ha dichiarato che l’industria cinese mostra un estremo disinteresse per il benessere degli animali, sviluppandosi in diretto conflitto con i valori globali emergenti.
Anche la concorrenza con i produttori tradizionali genera tensioni. Gli allevatori italiani sostengono che la qualità del loro caviale superi nettamente quella della produzione di massa cinese, evidenziando come il prestigio centenario delle denominazioni europee sia difficile da replicare in pochi decenni di produzione industriale.
Un futuro in trasformazione
Nonostante le sfide, la traiettoria sembra tracciata. La Cina controlla oltre il 60% della produzione mondiale di caviale, una quota dominante che le conferisce un potere di mercato senza precedenti. Città come Ya’an, nella provincia del Sichuan, sono diventate il secondo produttore mondiale con 60 tonnellate annue, esportando in oltre 30 paesi e rifornendo hotel di lusso come il Burj Al Arab di Dubai e le Galeries Lafayette di Parigi.
Wang Bin, fondatore di Kaluga Queen, prevede che i cibi di lusso cinesi evolveranno rapidamente da semplici imitazioni a simboli di alta qualità riconosciuta a livello mondiale. “La produzione cinese era solita competere principalmente sui prezzi bassi,” ha affermato, “ma ora tutto si sta spostando verso l’alta gamma.”
È una visione ambiziosa, ma supportata da investimenti massicci in tecnologia, controllo qualità e innovazione. Gli storioni di Kaluga Queen impiegano un decennio per raggiungere la maturità sessuale, e ogni pesce può valere quanto un’automobile di lusso. Sono custoditi 24 ore su 24 in condizioni meticolosamente controllate, con sistemi di sicurezza degni di una banca.
Nel frattempo, sulle tavole dei ristoranti stellati e nelle cabine di prima classe delle compagnie aeree internazionali, il caviale cinese continua a conquistare palati e a ridefinire cosa significhi davvero “lusso” nel ventunesimo secolo. Il percorso dalla fabbrica del mondo alla cucina del mondo è ancora in corso, ma la direzione appare irreversibile.

Curioso per natura, vivo la vita come se non ci fosse un domani.
Appassionato di enogastronomia e viaggi, racconto storie di sapori, tradizioni e culture attraverso itinerari culinari e destinazioni autentiche. Esploro territori, scopro vini, piatti e prodotti locali, condividendo esperienze sensoriali e consigli pratici per viaggiatori enogastronomici. Amo immergermi nelle tradizioni di ogni luogo, catturando l’essenza di culture diverse e facendo emergere il legame tra territorio e gastronomia. Con uno stile vivace e coinvolgente, trasformo ogni racconto in un’esperienza da gustare e vivere, ispirando chi desidera scoprire il mondo attraverso i suoi sapori autentici. Per me, viaggio e cucina sono strumenti di conoscenza e confronto, capaci di unire le persone e arricchire l’anima.






































