Nel 1998 Nick Broomfield girava il documentario che lo ha portato al successo, dedicato al volto numero uno del grunge Kurt Cobain e al suo rapporto con la moglie Courtney.
Nel 1998 Nick Broomfield girava il documentario che lo ha portato al successo, dedicato al volto numero uno del grunge Kurt Cobain e al suo rapporto con la moglie Courtney. A distanza di vent’anni circa è tornato a dedicarsi a una retrospettiva che celebra un’altra famosa coppia: si tratta di “Marianne & Leonard. Words of love”, un documentario biografico sulla vita sentimentale della norvegese Marianne Ilhen e del cantautore e poeta canadese Leonard Cohen.
Prodotto dalla Bbc e distribuito da Nexo Digital, il docu-film che sarebbe dovuto uscire in Italia il 3 e 4 marzo ha interpellato molti volti del mondo musicale per ricostruire le vicende private del cantante e della sua compagna, da Judy Collins a John Simon, da Julie Felix a Heller Goldman, biografia di Marianne, e ancora da Irving Clayton a Richard Vick…
“Cara Marianne, sono giusto un poco dietro di te, tanto vicino da poter prendere la tua mano. Non ho mai dimenticato il tuo amore, ma questo tu lo sai, non ho altro da aggiungere”. Così scriveva Leonard Cohen alla sua ex compagna e musa Marianne, una donna norvegese precedentemente sposata ad un tale Axel Jensen da cui ebbe solo un figlio. Questa lettera le giunse poco prima di morire per mezzo di un amico a cui lei chiese espressamente di comunicare al suo vecchio amore che stava per lasciare il mondo.
Leonard e Marianne si conobbero sull’isola greca di Hydra, un luogo bucolico dove accorrevano tutti i tipi di artisti in cerca di pace e buona compagnia. Quando vi si conobbero, disse Marianne, entrambi andavano cercando “qualcosa di diverso”. “Quando lo vidi per la prima volta, potevo vedere solo la sua silhouette, e a un certo punto mi disse ‘Vorresti venire a farci compagnia? Siamo seduti al tavolo di fuori”. Marianne era dentro a un locale, e fu colta di sprovvista quando sentì la voce di quello che sarebbe diventato l’uomo più importante della sua vita. Da allora fu un susseguirsi di alti e bassi, come impone del resto il vero amore, spietato ma vitalizzante al contempo.
Il primo anno di convivenza fu felice e sereno, trascorrevano il tempo soprattutto in riva al mare, mentre Leonard scriveva o leggeva: si sedevano al sole, e camminavano sempre al sole. A quei tempi lui non era ancora un cantante, ma soltanto un romanziere; Cohen infatti rivelò a Nick, mentre questo raccoglieva il materiale per il suo documentario, che fu una famiglia di Hydra a incoraggiarlo a scrivere, cioè i Johnston, “gente molto ospitale” che lo aiutò anche ad ambientarsi nell’isola. Nel 1966 Cohen pubblicava il romanzo “Beautiful lovers”, una storia che non tardò ad accaparrarsi i commenti più violenti e sarcastici sullo stile e sulla fantasia posseduta da Leonard. Un critico del Toronto Daisy Star lo descrisse come il libro più rivoltante mai scritto nella storia della letteratura canadese.
Un giorno, sempre cogliendola alla sprovvista, Leonard annunciò a Marianne che voleva partire per Montreal, per conoscere la vera vita e rimanere ispirato. Si può dire che la distanza geografica iniziò a modificare il loro rapporto, sempre più sbilanciato verso la gelosia sfrenata di Marianne che, poco tempo la partenza di Leonard, lo raggiunse impaziente ma lasciando a degli amici di Hydra la custodia di suo figlio Axel. La sua mente era dilaniata: da un lato sentiva la terribile mancanza del figlio, che le scriveva in continuazione, dall’altra pativa l’attesa del ritorno di Leonard dal suo ennesimo tour musicale.
Sul finire degli anni Sessanta Leonard si propose a Judy Collins per imparare a cantare e a suonare la chitarra; tuttavia, Leonard ignorava che il suo timore più grande era cantare davanti al pubblico, un blocco emotivo che fu la stessa Collins a risolvere: credeva in lui come non aveva mai fatto con nessuno prima. Un’altra donna poi lo affiancò in quell’avventura che prendeva il nome di “canto”, all’incirca all’esplodere delle Contestazioni: era Julie Felix, una vecchia conoscenza di Hydra.
Ma più di tutte queste presenze femminili, che sono state alquanto preponderanti nei suoi testi, fu la madre di Cohen a lasciare un segno nella sua vita privata. Ricoverata per depressione all’Henderson Mental Asylum in Inghilterra, Masha e suo marito costituivano una famiglia altamente benestante; lei era molto istruita, acculturata, e indubbiamente intransigente. “Sua madre era bellissima, ma pazza. Credo che ogni bravo scrittore abbia avuto una madre pazza”, ci rivela Anne Layton, ex moglie di Irving, amico di lunga data di Leonard.
Questo è quello che si dice un documentario corposo, intenso e completo, grazie a cui scopriremo davvero tutto quel che c’è da sapere su un animo tormentato come Leonard, emotivo e sensibile, sempre in conflitto con la sua amata musa norvegese, a tal punto da non dimenticarla nemmeno in punto di morte. Cohen amava il suo intelletto, amava la sua immaginazione e pensava che era questa la vera “faccenda” dell’esser poeti; era capace di far sentire le donne soddisfatte di loro stesse.
Non per niente Marianne, che nonostante nei periodi più bui voleva “metterlo in gabbia, rinchiuderlo e poi gettare via la chiave”, non gli credeva quando le diceva che fosse la donna più bella del mondo: “ho sempre pensato di avere la faccia troppo tonda”. Per ironia della sorte, anche Marianne gli diceva sempre che era bello, e Leonard non l’ha mai pensato.

Vorrebbe avere una conversazione con Audrey Hepburn, ma si accontenterà di sognarla guardando i suoi film.
Ama leggere: legge qualsiasi cosa scritta su qualsiasi superficie materiale e, se la trova particolarmente attraente, la ricopia subito senza pensarci troppo.
E fu così che iniziò millemila quaderni delle citazioni sparpagliati tutti sulla sua scrivania in disordine.