Nel cuore della Svezia, a circa centodieci chilometri da Stoccolma, si consuma quotidianamente una piccola insurrezione contro la cultura dell’usa e getta. Eskilstuna, cittadina di circa settantamila abitanti, ospita dal 2015 ReTuna Återbruksgalleria, un esperimento sociale ed economico che sta riscrivendo le regole del consumo moderno. Non chiamatelo mercatino dell’usato: qui dentro pulsa un modello di business che ha trasformato l’idea stessa di shopping, dimostrando che sostenibilità e profitto possono camminare mano nella mano.

L’edificio che oggi accoglie i visitatori da ogni angolo del pianeta era un tempo un deposito di camion per una compagnia logistica. La trasformazione di Eskilstuna è stata profonda: da città industriale con alti tassi di criminalità a municipalità pioniera nella sostenibilità. Il progetto è nato dalla visione lungimirante dell’amministrazione comunale, che ha visto nell’economia circolare non solo una risposta ambientale, ma anche una strategia di rigenerazione urbana. Gli investimenti iniziali sono stati sostenuti dal governo locale, che ha acquistato l’edificio e reso finanziariamente attraente l’iniziativa per i commercianti attraverso uno sconto del 50% sull’affitto nei primi due anni e del 30% nel terzo.

Un ecosistema circolare che funziona

Il centro commerciale occupa tremila metri quadrati con quattordici negozi specializzati, spaziando dall’abbigliamento vintage agli articoli sportivi, dall’elettronica ai mobili recuperati da edifici abbandonati. Ma la vera magia accade nell’invisibile: il percorso che trasforma un oggetto scartato in un prodotto desiderabile.

I cittadini possono depositare gli oggetti che non utilizzano più nel centro di raccolta adiacente, chiamato Returen, dove il personale dell’AMA (l’unità risorse del municipio per attività, motivazione e lavoro) effettua una prima selezione. Gli articoli vengono poi smistati, riparati, restaurati da artigiani e tecnici specializzati, prima di tornare sugli scaffali come nuovi. È un ciclo virtuoso dove nulla si spreca, tutto si trasforma.

La manager Anna Bergström, che gestisce il centro, ha accolto visitatori da ventotto paesi diversi e oltre duecento municipalità svedesi interessate a replicare il modello. Il suo obiettivo non è mai stato creare l’ennesimo negozio di seconda mano polveroso e dimenticato, ma uno spazio moderno e attraente che sfidasse lo stigma associato ai beni usati. Gli interni, realizzati interamente con materiali riciclati, ricordano l’estetica pulita e funzionale di un centro commerciale IKEA, ma con un’anima completamente diversa.

Oltre il commercio: educazione e comunità

ReTuna non si limita a vendere oggetti. Il centro organizza eventi, workshop, conferenze e giornate a tema, tutti focalizzati sulla sostenibilità. La scuola superiore di Eskilstuna offre qui un programma educativo annuale in design del riciclo, mentre il Café Returama serve piatti preparati con ingredienti biologici a chilometro zero. È un luogo dove teoria e pratica si incontrano, dove i cittadini possono imparare concretamente cosa significhi vivere in modo più sostenibile.

I negozi sono gestiti come vere imprese, non come organizzazioni benefiche, e ciascuno paga un affitto mensile medio di circa centocinquanta dollari. Firmando il contratto, i commercianti si impegnano a mantenere la produzione di rifiuti a zero – un obiettivo ambizioso che non sempre viene raggiunto, ma che rappresenta l’aspirazione etica del progetto.

Numeri che parlano di successo

Nel 2018, ReTuna ha registrato vendite per 11,7 milioni di corone svedesi in prodotti riciclati. Il centro commerciale accoglie in media oltre settecento visitatori al giorno con un fatturato annuo di 1,8 milioni di dollari. Ma i numeri più significativi riguardano l’impatto sociale: il centro ha generato cinquanta nuovi posti di lavoro in una città che lottava contro alti tassi di disoccupazione, offrendo opportunità soprattutto agli immigrati in cerca del loro primo ingresso nel mercato del lavoro svedese.

La Svezia intera sta abbracciando questa filosofia con rinnovato vigore. A novembre 2024, il governo svedese ha avviato una riforma importante della gestione dei rifiuti, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità ambientale e rafforzare la transizione verso l’economia circolare. Entro il 2027, i comuni dovranno offrire sistemi di raccolta gratuiti per facilitare il riutilizzo dei prodotti, estendendo il modello ReTuna su scala nazionale.

Lezioni per il mondo

Dal 2018, la Svezia ha istituito un gruppo consultivo speciale per l’economia circolare per rendere questo approccio parte fondamentale della politica governativa. Il paese scandinavo dimostra che l’economia circolare non è utopia, ma pragmatismo illuminato: riduce l’impatto ambientale, crea occupazione, genera profitto e rafforza il tessuto sociale.

ReTuna rappresenta qualcosa di più prezioso di un semplice centro commerciale alternativo. È la dimostrazione concreta che un altro modello di sviluppo è possibile, dove il valore non si misura solo in termini di crescita economica, ma anche di benessere collettivo e rispetto per il pianeta. Mentre il mondo si confronta con la crisi climatica e l’esaurimento delle risorse, questa cittadina svedese offre una risposta semplice ma rivoluzionaria: non serve sempre comprare nuovo, basta reimparare a dare valore a ciò che già esiste.

Ogni mobile restaurato, ogni elettrodomestico riparato, ogni abito che trova una seconda vita sugli scaffali di ReTuna è un piccolo atto di resistenza contro la logica dell’obsolescenza programmata. È la prova che il futuro dello shopping potrebbe non passare attraverso centri commerciali scintillanti pieni di merci prodotte dall’altra parte del mondo, ma attraverso spazi dove creatività, sostenibilità e comunità si intrecciano per creare qualcosa di autenticamente nuovo.