Quando si parla di grandi classici della mixology italiana, l’Americano occupa senza dubbio un posto d’onore nell’olimpo dei cocktail più iconici del nostro Paese. Questo drink dalla colorazione rubino intenso rappresenta l’essenza stessa dell’aperitivo all’italiana, con la sua elegante semplicità che nasconde un equilibrio perfetto tra amaro e dolce, tra tradizione e modernità. Non è solo un cocktail, ma un vero e proprio simbolo culturale che racchiude in sé l’arte della miscelazione tricolore e l’ospitalità mediterranea.
Le origini di un mito
La storia dell’Americano affonda le radici nel XIX secolo ed è indissolubilmente legata alla nascita del suo predecessore, il Milano-Torino. Il Milano-Torino fu creato nel nord Italia intorno alla metà del XIX secolo, unendo il vermouth di Torino e il bitter di Milano, probabilmente servito per la prima volta da Gaspare Campari nel suo caffè milanese nel 1860. Il nome stesso celebrava la geografia del gusto italiano, unendo simbolicamente due città che rappresentavano l’eccellenza nella produzione di questi ingredienti fondamentali.
Una prima ipotesi farebbe risalire la creazione della miscela agli anni 1860, presso il Bar Gaspare Campari di Milano, come variazione del cocktail Milano Torino, molto amato dai turisti americani, i quali avevano l’abitudine di richiedere l’aggiunta di soda. Fu proprio questa richiesta ricorrente dei visitatori d’oltreoceano a dare il nome al nuovo cocktail: l’aggiunta di acqua gassata al Milano-Torino trasformò la bevanda in qualcosa di più fresco e beverino, perfetto per il clima e i gusti americani.
Esiste però anche una seconda teoria, altrettanto affascinante, che colloca la nascita dell’Americano negli anni Trenta del Novecento. Il primo Americano sarebbe stato miscelato per celebrare il successo del boxer Primo Carnera, campione del mondo di pesi massimi nel 1933 e 1934, detto “l’americano” per i suoi successi negli Stati Uniti. Tutti gli ingredienti utilizzati erano rigorosamente italiani, proprio come il pugile friulano, e il nome del cocktail avrebbe voluto celebrare il luogo dei suoi trionfi pugilistici.
La ricetta classica
La bellezza dell’Americano risiede nella sua disarmante semplicità, che però nasconde un equilibrio sapiente e studiato. La ricetta ufficiale riconosciuta dall’International Bartenders Association prevede ingredienti misurati con precisione millimetrica:
Ingredienti:
- 30 ml di Campari
- 30 ml di Vermouth rosso dolce
- Una spruzzata di soda
- Ghiaccio
- Una fetta d’arancia per guarnire
Preparazione: Riempire un bicchiere old fashioned con abbondante ghiaccio a cubetti. Versare il Campari e il vermouth rosso direttamente nel bicchiere, mantenendo le proporzioni 1:1. Completare con una spruzzata di soda e mescolare delicatamente con un bar spoon. Guarnire con una fetta d’arancia fresca e servire con una cannuccia.
Sebbene la ricetta attuale preveda una composizione 1:1 degli ingredienti, le prime ricette prevedevano una preponderanza del vermouth (3:1), testimoniando l’evoluzione del gusto e delle preferenze nel corso dei decenni.
La scelta degli ingredienti non è mai casuale: il Campari apporta quella nota amarognola caratteristica e il colore rosso intenso, mentre il vermouth rosso addolcisce il tutto con le sue note aromatiche complesse. La soda, infine, alleggerisce la struttura e dona quella freschezza effervescente che rende il cocktail perfetto per l’aperitivo.
Gli abbinamenti gastronomici
L’Americano si presta magnificamente ad accompagnare una vasta gamma di proposte culinarie, grazie al suo profilo aromatico complesso che bilancia perfettamente amaro e dolce. Considerato il gusto amarognolo e agrumato del drink, per un aperitivo diverso dal solito, un’ottima idea di food pairing sono dei carciofini con fonduta al parmigiano.
Gli antipasti mediterranei rappresentano l’abbinamento più naturale: olive ascolane, bruschette al pomodoro, focacce liguri e tartine con acciughe del Cantabrico esaltano le note amare del Campari senza sovrastare la delicatezza del vermouth. I formaggi stagionati come il Parmigiano Reggiano di 24 mesi o il Gorgonzola DOP creano un contrasto interessante con l’amaro del cocktail.
Per chi ama osare, l’Americano si sposa sorprendentemente bene con la cucina orientale leggera: sushi, sashimi e tempura di verdure trovano nel cocktail un compagno ideale che pulisce il palato senza interferire con i sapori delicati del pesce crudo.
Non dimentichiamo gli abbinamenti dolci: la pasticceria secca italiana, dai cantuccini toscani agli amaretti di Saronno, crea un dialogo perfetto con le note amaricanti del drink, mentre la cioccolata fondente al 70% amplifica la complessità aromatica dell’insieme.
L’Americano non è semplicemente un cocktail, ma un’esperienza sensoriale che racchiude in sé la storia, la tradizione e l’innovazione della mixology italiana. La sua capacità di adattarsi ai gusti contemporanei mantenendo intatta la propria identità lo rende un classico intramontabile, perfetto sia per il neofita che si avvicina al mondo dei cocktail sia per l’intenditore più esigente. Un sorso di Americano è un viaggio attraverso l’Italia del gusto, dalla Milano industriale alla Torino sabauda, unendo tradizione e modernità in un equilibrio perfetto che continua ad affascinare generazioni di appassionati.

Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.