Tutto inizia nel 1993 in una cittadina svedese di dodicimila anime, Fagersta, centro siderurgico dove cinque ragazzini appena tredicenni decidono di formare una band. I membri non si conoscevano nemmeno prima di fondare il gruppo, eppure quella che sembrava una casualità si è trasformata in uno dei sodalizi più esplosivi della scena rock internazionale. Howlin’ Pelle Almqvist alla voce, i fratelli Nicholaus Arson e Vigilante Carlstroem alle chitarre, Dr. Matt Destruction al basso e Chris Dangerous alla batteria: cinque nomi d’arte che suonano come personaggi di un fumetto underground, perfetti per una band destinata a diventare leggendaria.

La mitologia della band racconta di Randy Fitzsimmons, un misterioso mentore che avrebbe inviato una lettera a ciascuno dei cinque componenti chiedendo loro di formare il gruppo. Fitzsimmons è stato accreditato come autore delle canzoni del gruppo, anche se negli anni la stampa britannica ha scoperto prove convincenti che si tratterebbe in realtà di uno pseudonimo del chitarrista Nicholaus Arson. Il mistero su questa figura fantasma è diventato parte integrante dell’identità degli Hives, al punto che il loro album del 2023 si intitola proprio “The Death of Randy Fitzsimmons”, segnando simbolicamente la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase creativa.

L’esplosione: quando il garage rock svedese conquistò il mondo

I primi anni furono di apprendistato e sperimentazione. Almqvist ha confessato che i primi cinque anni il gruppo li ha passati a parlare del tipo di musica che volevano suonare, perché a tredici anni “non potevano davvero farlo”. Ma quella pazienza avrebbe dato i suoi frutti. Nel 1997 esce “Barely Legal”, il debutto che apre le porte, seguito nel 2000 da “Veni Vidi Vicious”, l’album che convince il mondo intero che il rock è vivo e vegeto.

Rolling Stone lo ha acclamato come uno dei migliori album del decennio, mentre Pitchfork ha inserito il singolo “Hate to Say I Told You So” tra le migliori canzoni del periodo 2000-2009. Quella canzone è diventata il loro marchio di fabbrica, un inno garage-punk che ancora oggi fa saltare il pubblico ai concerti. Il brano li ha catapultati nel circuito internazionale insieme ai White Stripes e agli Strokes, nell’ondata del garage rock revival dei primi anni duemila.

Nel 2001 la compilation “Your New Favourite Band” raggiunge la settima posizione nella classifica britannica, consolidando il loro status di fenomeno globale. Alan McGee, lo stesso talent scout che aveva scoperto gli Oasis, decide di scritturarli per la sua etichetta Poptones dopo aver visto il video di “Hate to Say I Told You So” sulla TV tedesca.

Il segreto del suono Hives: semplicità nuda e cruda

Ma cosa rende gli Hives così irresistibili? Almqvist spiega che quando hanno formato la band hanno creato una grande lavagna con le regole su cosa potevano e non potevano fare: da un lato “Cosa non vogliamo” con voci come “melodie in stile Beatles” e “jazz”, dall’altro “Cosa vogliamo” con indicazioni come “vestire solo in bianco e nero”. Quella lavagna è diventata il loro manifesto artistico.

“Il segreto è la tenacia. Non ci arrendiamo finché non ci piace. È una questione di dettagli”, rivela il frontman. La loro musica è semplice ma potente, ispirata ai giganti del garage rock americano come gli Stooges e gli MC5, ma filtrata attraverso una sensibilità scandinava che la rende unica. “Avremmo cercato di far suonare qualcosa come Little Richard, ma non ci riuscivamo – veniva fuori solo il nostro suono. A volte sbagli talmente tanto che diventa tuo. Puoi finire per essere più originale che se sapessi davvero quello che stai facendo”.

Gli Hives non usano accordi minori superflui, non abusano del riverbero, mantengono tutto nudo e diretto. “Quando suoni musica diretta, non c’è dove nascondersi. È molto nuda”, ammette Almqvist. Ed è proprio questa nudità a renderli devastanti dal vivo.

Il look iconico e i “ninja” del palco

Impossibile parlare degli Hives senza menzionare la loro divisa scenica: completi neri perfettamente coordinati, camicie bianche e cravatte. Nel corso degli anni hanno variato lo stile – smoking, papillon, frac – ma sempre rigorosamente in bianco e nero. “Se sia Dracula che Fred Astaire lo indossavano, siamo in buona forma”, scherza Almqvist. Sul palco sono un esercito compatto, un’immagine visiva potente quanto la loro musica.

Ma c’è un altro elemento che rende le loro esibizioni uniche: dal vivo utilizzano esclusivamente strumentazione con connessione via cavo, senza collegamenti radio microfonici, e sono sempre assistiti da tecnici chiamati “Ninja”, vestiti e camuffati come ninja appunto, che intervengono costantemente durante le esibizioni. Questa scelta, anacronistica nell’era della tecnologia wireless, garantisce un suono più diretto e potente, ma richiede una coreografia tecnica impeccabile.

Sul palco con i giganti: aneddoti e incontri memorabili

Gli Hives non sono solo bravi musicisti, sono performer nati. Almqvist ha ammesso: “Penso che sanguiniamo più della maggior parte delle band rock and roll. È come stigmate – ci stiamo sacrificando per i nostri fan”. Durante un concerto si è ferito scivolando mentre stava in piedi su una sedia pieghevole durante “Walk Idiot Walk”, ma non si è lamentato. Le ferite da palco sono medaglie d’onore.

Un momento particolarmente memorabile della loro carriera è stato quando hanno supportato i Rolling Stones in tour. “Li pensi come icone, ma guardandoli durante il soundcheck noti che sono una band vera che ha ancora gli stessi problemi che affrontiamo noi”, racconta Arson. Carlstroem completa la storia: “Stavano suonando Rocks Off, e Keith si avvicina al microfono e dice: ‘The Hives, mangiatevi il fegato!'”. Un complimento da Keith Richards vale più di mille recensioni entusiaste.

Nel 1998 ricevono un’altra benedizione inaspettata quando Courtney Love dichiara che la band è migliore dei Nirvana, il gruppo del suo defunto marito Kurt Cobain. Una dichiarazione controversa ma che contribuisce ad accrescere l’attenzione mediatica sulla band svedese.

L’evoluzione: collaborazioni eclettiche e nuovi suoni

Dopo il successo di “Veni Vidi Vicious” e “Tyrannosaurus Hives” (2004), gli Hives hanno dimostrato di non temere la sperimentazione. Nel 2006 collaborano con il produttore hip hop Timbaland per il brano “Throw It on Me”, lavorano con Jack White dei The Raconteurs, con i N.E.R.D e nel 2008 con Cyndi Lauper per il singolo natalizio “A Christmas Duel”. Collaborazioni che sulla carta sembravano azzardate ma che hanno dimostrato la versatilità del gruppo.

Il loro album del 2012, “Lex Hives”, arriva dopo il “The Black and White Album” (2007) che aveva visto la partecipazione di produttori come Pharrell Williams e Joshua Homme dei Queens of the Stone Age. Almqvist ha spiegato: “Dovevamo davvero liberarci e vedere come saremmo stati facendo altri tipi di musica. Anche se detto questo, ci sono cose molto Hives in The Black and White Album”.

Il ritorno dopo l’assenza: undici anni per rinascere

Tra “Lex Hives” e “The Death of Randy Fitzsimmons” passano undici lunghi anni. I problemi iniziano nel 2013 quando il bassista Dr. Matt Destruction lascia il gruppo per motivi di salute, continuano nel 2019 quando il batterista Chris Dangerous deve sottoporsi a un importante intervento allo stomaco, e culminano nel 2020 quando la pandemia rende impossibile viaggiare in America per registrare.

Ma quando finalmente tornano nel 2023, lo fanno con dodici brani ad alta energia che ricordano il loro miglior lavoro dei primi anni duemila. “Non importa davvero quando esce un disco degli Hives o quanti anni sono passati. Abbiamo sempre una visione abbastanza chiara di quello che vogliamo raggiungere. Anche se siamo 20 anni più vecchi rispetto al picco dei nostri poteri, deve comunque essere il tipo di musica che vogliamo ascoltare”, dichiara Chris Dangerous.

L’album è prodotto da Patrik Berger, il genio svedese dietro “Dancing on My Own” di Robyn e “I Love It” di Icona Pop, ma che in passato militava nei punk Snuffed by the Yakuza. Un produttore che conosce sia il pop che il punk, perfetto per gli Hives.

Sul palco oggi: energia indomabile e nuove prospettive

Nel 2025 gli Hives hanno pubblicato “The Hives Forever Forever The Hives”, il loro settimo album in studio. Registrato nello studio Riksmixningsverket di Benny degli ABBA con il produttore di lunga data Pelle Gunnerfeldt e con contributi di Mike D dei Beastie Boys, il disco dimostra che la band non ha perso un grammo della sua ferocia originale.

Almqvist promette ai fan: “Immaginate un normale concerto rock ma con più di tutto: è più veloce, più forte, saltiamo più in alto e urliamo di più”. La formazione attuale vede Johan And Only al basso, entrato nel 2014 al posto di Dr. Matt Destruction, mentre il resto della lineup originale rimane intatto.

“Mi sembra che siamo probabilmente la band popolare più veloce nel rock normale – non nel metal o altro”, dichiara Almqvist senza falsa modestia. Ed è proprio questa sicurezza, questa consapevolezza del proprio valore, che ha sempre contraddistinto gli Hives. “Penso che sia dovuto al fatto che odiamo quando non suona energetico. È davvero difficile per noi rallentare e sembrare mezzi addormentati, perché non sembra The Hives”.

Gli Hives non sono mai stati una band che si accontenta. Sono squali musicali: “Gli squali sono gli stessi da miliardi di anni e continuano a dominare. Non hai bisogno di evolverti se sei uno squalo. Non ti evolvi perché niente ti uccide”. Una filosofia che li ha portati a rimanere fedeli al loro suono per oltre tre decenni, continuando a dominare ogni palco su cui salgono.

Chi assisterà al loro concerto non vedrà semplici musicisti che suonano canzoni: vedrà un rituale sudato di rock and roll puro, dove ogni nota è suonata come se fosse l’ultima, dove l’energia sprigionata dal palco è contagiosa e irresistibile. Gli Hives non promettono la salvezza, ma garantiscono quarantacinque minuti di pura adrenalina sonora. E in un’epoca dove il rock sembra spesso addomesticato e privo di mordente, loro sono ancora lì, vestiti di nero, pronti a ricordarci che il rock and roll non è mai morto. Ha solo aspettato che gli Hives salissero di nuovo sul palco.

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