Una vecchia signora, Anne Marie Dalcò, ironica e raffinata. Un ricchissimo imprenditore figlio dell’amante storico (morto da alcuni anni) della vecchia signora. L’imprenditore si trascina indolente e infastidito nel suo percorso di finanziere e di puttaniere, ma sempre piú spesso sosta (il cambio dei cavalli) da questa specie di comprensiva matrigna con cui sviluppa discorsi bizzarri e laterali, che toccano nel profondo la sua debolezza esistenziale. Fra loro si inserisce con consapevole prepotenza una giovane donna.
Una commedia sul rapporto fra le generazioni nel quale forza e debolezza si nascondono e passano da un personaggio all’altro. Alla vecchia signora e al maturo figliastro si contrappone la giovane donna: sfrontata e impertinente. Un’approssimazione alla maternità, trasversale e affettiva, ma anche una rappresentazione realistica e amara della società contemporanea.
“Il cambio dei cavalli è stato nei secoli quello che oggi si chiama ‘far benzina’ – scrive Franca Valeri. – Il viaggio riprende, i cavalli sono freschi, il serbatoio è pieno. Il tema mi affascina metaforicamente dato che il teatro è certamente, da sempre, il miglior contenitore delle segrete ambiguità dei rapporti umani”.
Franca Valeri oltre ad essere l’autrice, è anche la protagonista nella commedia Il cambio dei cavalli e vederla in scena così, commuove.
Appare sul palco in compagnia del suo glorioso passato e con la malattia che da tempo l’ha colpita (non è Parkinson, ma tremore essenziale, uno dei più comuni disturbi del movimento). Nulla riesce a fermarla, vuole continuare a esserci, infatti tra libri, regia (ai quali si dovrebbe unicamente dedicare) e teatro lavora a pieno ritmo.
Il pubblico le tributa una standing ovation a fine spettacolo e la sensazione che si prova è che più che per la commedia in cui ha appena recitato, gli applausi siano un tributo alla sua carriera. É una sorta di ringraziamento collettivo per quello che è stato. Non importa che la performance non sia delle migliori, non importa che buona parte delle battutte non siano state chiare al pubblico basta che lei sia lì, con i suoi capelli scuri, gli occhiali grandi e la sfrontatezza dei suoi 95 anni.
Per gli irriducibili amarcord.

Viaggiatore iperattivo, tenta di sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.