Masayume

Un piccolo teatro di sapori dove il rumore della città si assottiglia e lascia spazio a una cucina che parla sottovoce ma con decisione; le luci sono calde, il bancone compatto invita a osservare la trama del servizio e la mano che plasma i piatti, e l’ambiente—intimo e informale—profuma di zenzero, brodo e pan brioche al vapore appena scaldato.

Il menù è un racconto di giapponesità reinterpretata: ramen corposi e mazemen che avvolgono, gyoza dalla pasta accarezzata e ripieni saporiti, bao morbidi che intercettano ingredienti rustici come il grano saraceno; ci sono piccoli piatti concepiti per essere condivisi e bocconi che alternano dolce, salato e acidità con sapienza.

Qui la tecnica non ostenta: affina il brodo, progetta la cottura del chashu e celebra il prodotto con una grazia pratica che trasforma ogni piatto in un invito a sorridere. È un posto che non pretende, ma conquista — lascia il ricordo di un pasto autentico, ben calibrato, capace di riportare alla memoria le sere giapponesi senza perdere la cifra milanese.