L’Arminuta è un film diretto da Giuseppe Bonito, ispirato all’omonimo romanzo di Donatella di Pietrantonio vincitore del Premio Campiello nel 2017. Nel cast artistico figurano due giovani debuttanti: Sofia Fiore, nei panni della protagonista, e Carlotta De Leonardis, sorella minore della protagonista. Non mancano però nomi del calibro di Vanessa Scalera e Fabrizio Ferracane, rispettivamente madre e padre della protagonista.

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Sofia Fiore è l’arminuta di questa storia: il termine, dal dialetto abruzzese, significa letteralmente ‘ritornata’. Fiore#L’arminuta, ritorno alle origini interpreta infatti una bambina di tredici anni che viene strappata alla famiglia con cui aveva sempre vissuto per tornare alla famiglia originaria, composta da madre, padre e cinque figli, di cui tre maschi e due femmine. Il passaggio improvviso causa un forte trauma nella piccola, che pur riuscendosi ad adattare col passare dei giorni alla nuova vita che le spetta, più “tetra” e umile, nonché di campagna, non smetterà tuttavia di chiedersi perché è stata trattata così.

Recensione de L'Arminuta, #L’arminuta, ritorno alle origini

Quello che l’arminuta non può sapere è che i suoi finti genitori non sono altro che dei cugini benestanti dei veri genitori, i quali l’avevano affidata loro quando era ancora in fasce non essendo in grado di provvedere a una famiglia troppo allargata.

Bonito ci ricorda che la storia ha luogo negli anni Settanta, e che in questa storia tutto è “fortemente polarizzato”.

Recensione de L'Arminuta, #L’arminuta, ritorno alle origini

“La città di mare e il paese dell’entroterra, la modernità e l’arcaicità, il benessere borghese e la povertà rurale, l’italiano corretto come viene parlato alla tv e il dialetto stretto che si parla nella nuova casa; e in mezzo c’è lei, l’Arminuta, che è sempre l’una e l’altra cosa insieme, figlia di due madri e di nessuna”.

Recensione de L'Arminuta, #L’arminuta, ritorno alle origini

Dalla tensione che deriva da questa dialettica, che cosa può insegnarci o mostrarci un film del genere? Certamente è più che ovvio che il viaggio qui assume una dimensione di “costrizione”: un trasferimento non voluto, e di conseguenza un nuovo viaggio esistenziale, possono creare più confusione che certezze. Inoltre, prosegue Bonito, “l’Arminuta affronta una delle paure più profonde di ogni individuo, quella di perdere le persone dalle quali dipende la propria felicità”.

Solitudine e scompiglio sono i binari su cui corre questo film prezioso, anacronistico ma anche molto attuale, che ritrae un’Italia socialmente diseguale, dove chi sta in basso è destinato a rimanerci, mentre chi sta in alto può puntare persino al cielo.

Recensione de L'Arminuta, #L’arminuta, ritorno alle origini

A fare questa amara scoperta ci si imbatterà negli studi che emancipano la persona dall’incertezza della vita (l’Arminuta è la più brava della scuola e rimane lucida solo quando scrive temi o fa i compiti per evadere mentalmente da quelle quattro mura domestiche), ma anche negli affetti più impensabili (come l’amicizia con la sorella minore Adriana che le consentirà di ritrovare la stabilità perduta).

Un film promosso a pieni voti che è in attesa con altri titoli di figurare negli Oscar al migliore film straniero della prossima edizione.

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