Tra le colonne del Bellevue-Stratford Hotel di Philadelphia, in un’epoca in cui i cocktail erano sinonimo di virilità e distillati bruni, un drink dal colore rosa intenso osò sfidare le convenzioni. Il Clover Club rappresenta uno dei paradossi più affascinanti della storia della mixology: nato tra avvocati, banchieri e capitani d’industria, venne poi relegato nell’oblio per decenni proprio a causa del suo aspetto delicato, considerato troppo femminile per i palati dell’epoca.
Oggi questo cocktail pre-proibizionista è tornato prepotentemente alla ribalta, conquistando i menu dei migliori bar internazionali e dimostrando che l’eleganza non ha genere. La sua schiuma vellutata, l’equilibrio perfetto tra acidità e dolcezza, e quella nota fruttata di lampone lo rendono un’esperienza sensoriale completa, capace di sedurre tanto i puristi quanto i neofiti del mondo dei cocktail.
La storia di un club esclusivo
Il Clover Club prende il nome dall’omonimo club maschile di Philadelphia, fondato nel 1882, che rappresentava l’élite culturale ed economica della città. Nei primi del Novecento, letterati, avvocati e professionisti dell’economia e della finanza si riunivano regolarmente al bar dell’hotel Bellevue-Stratford, un tempio dell’ospitalità di lusso situato all’incrocio tra South Broad Street e Walnut Street nel cuore di Philadelphia.
In quel contesto di conversazioni raffinate e affari importanti, il bartender dell’hotel creò questo drink sofisticato, un sour arricchito dall’albume d’uovo e dallo sciroppo di lampone. In un’epoca dominata da drink forti e spiritosi, il Clover Club si distingueva per il suo perfetto equilibrio tra dolce e acido, con il lampone come ingrediente chiave.
Il destino di questo cocktail subì però una battuta d’arresto negli anni successivi al Proibizionismo. Per anni venne dimenticato proprio per un pregiudizio di genere, considerato inadatto al pubblico maschile a causa del suo colore rosa acceso. Solo nei primi anni 2000, grazie al movimento della cocktail renaissance e al lavoro di bartender visionari, il Clover Club è rinato dalle proprie ceneri, venendo inserito nella lista IBA dei cocktail classici nel 2012.
La ricetta classica: semplicità e tecnica
La preparazione del Clover Club richiede pochi ingredienti ma una tecnica impeccabile. Ecco la ricetta ufficiale secondo gli standard IBA:
Ingredienti:
- 45 ml di Dry Gin
- 15 ml di sciroppo di lampone
- 15 ml di succo di limone fresco
- Alcune gocce di albume d’uovo
- Lamponi freschi per la decorazione
- Ghiaccio
Preparazione:
La tecnica distintiva del Clover Club è il dry shake, fondamentale per ottenere quella schiuma densa e cremosa che caratterizza il drink. Si versano tutti gli ingredienti nello shaker senza ghiaccio e si agita vigorosamente per circa 15-20 secondi: questo primo passaggio permette all’albume di emulsionarsi perfettamente con gli altri componenti.
Successivamente si aggiunge il ghiaccio e si procede con uno shake energico per altri 10-15 secondi, raffreddando il cocktail e amalgamando tutti i sapori. Si filtra quindi con un doppio strainer in una coppetta cocktail precedentemente raffreddata, per eliminare eventuali residui di ghiaccio e ottenere una texture perfettamente liscia.
La decorazione finale prevede due o tre lamponi freschi adagiati sulla schiuma bianca, che oltre a impreziosire l’aspetto del drink ne completano l’esperienza aromatica.
Il segreto di un Clover Club riuscito sta nell’equilibrio: il gin deve farsi sentire con le sue note botaniche, il limone deve bilanciare la dolcezza del lampone senza sovrastarla, e l’albume deve creare quella texture setosa che rende ogni sorso un’esperienza vellutata. La scelta del gin è cruciale: meglio optare per un London Dry classico, con un profilo aromatico pulito che non copra il delicato sapore del lampone.
Gli abbinamenti: dalla cucina di mare ai dolci
Il Clover Club si presta a molteplici abbinamenti gastronomici grazie alla sua complessità aromatica e alla sua versatilità. Si sposa perfettamente con frutti di mare leggeri, formaggi dal gusto tangy e dessert ai frutti di bosco, creando armonie di sapore sorprendenti.
Per un aperitivo raffinato, il Clover Club accompagna splendidamente tartare di pesce, carpacci di crudo e ostriche. La sua acidità pulisce il palato tra un boccone e l’altro, mentre le note fruttate dialogano con la dolcezza naturale del pesce. Un abbinamento particolarmente riuscito è con i crostacei: gamberi rossi, scampi o aragoste trovano nel cocktail un partner ideale, capace di esaltarne la delicatezza senza sovrastarla.
Nel mondo dei formaggi, privilegiate formaggi freschi o leggermente stagionati come caprini, robiola o stracchino. L’acidità del limone taglia la grassezza del formaggio, mentre il lampone aggiunge una nota fruttata che bilancia la sapidità. Evitate formaggi troppo intensi o erborinati, che entrerebbero in conflitto con i sapori delicati del drink.
Per gli abbinamenti dolci, il Clover Club trova la sua dimensione naturale accanto a dessert ai frutti rossi: cheesecake al lampone, crostate, panna cotta o semifreddi ai frutti di bosco creano un dialogo armonioso con il cocktail. La schiuma cremosa dell’albume ricorda quella dei dolci al cucchiaio, mentre l’acidità del limone evita che l’insieme risulti stucchevole.
Un abbinamento più audace ma sorprendentemente riuscito è con il cioccolato bianco: la dolcezza burrosa del cioccolato viene bilanciata dall’acidità del cocktail, creando un contrasto piacevole e goloso. Provate ad accompagnare il Clover Club con praline al cioccolato bianco e lampone per un’esperienza che chiude il cerchio degli aromi.
Infine, questo cocktail si dimostra un compagno ideale per un brunch elegante, affiancando Benedict eggs, salmone affumicato, avocado toast o french toast. La sua natura di all day cocktail lo rende perfetto per ogni momento della giornata, dall’aperitivo al dopo cena, confermandosi come uno dei drink più versatili e affascinanti del repertorio classico.

Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.






































