Nel cuore del Castello Sforzesco, tra le mura che videro Leonardo da Vinci camminare e pensare, sta per accadere qualcosa di inatteso. Dal primo novembre, le parole dimenticate del genio rinascimentale torneranno a vivere, non più confinate nelle pagine di un antico manoscritto, ma trasformate in sculture, installazioni, manifesti che dialogheranno con la città.

Sabrina D’Alessandro, artista e studiosa, ha scoperto un Leonardo diverso da quello che tutti conoscono: non l’inventore di macchine volanti, non il pittore della Gioconda, ma un collezionista ossessivo di vocaboli. Durante il suo soggiorno milanese, Leonardo riempì il Codice Trivulziano 2162 con circa ottomila termini: liste infinite di parole da ricordare, da non lasciare sfuggire nel vuoto dell’oblio.

Le parole che si salvano

Merore, vivore, plenitudine, infallante. Suonano come incantesimi, questi vocaboli che Leonardo annotava con la stessa cura con cui disegnava anatomie e architetture. La mostra “Leonardo Parlante” li riporta alla luce attraverso il progetto URPS – Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, trasformando Milano in un libro aperto.

Nel Cortile delle Armi del Castello, una scultura in terracotta chiamata Salvatica custodisce al suo interno altri termini leonardiani. Il nome non è casuale: salvatico significa selvatico, spontaneo, ma Leonardo lo interpretava come “quel che si salva”. Un gioco linguistico che diventa manifesto poetico.

Milano diventa dizionario vivente

Ma è quando si esce dal Castello che il progetto rivela la sua ambizione più grande. Le affissioni pubbliche sparse per Milano trasformano la città in un testo filosofico a cielo aperto. Sui muri urbani compaiono parole come infallante, accompagnata dalla sentenza leonardiana “Raro cade chi ben cammina”, o plenitudine, evocata dal frammento “Quando l’amante è giunto all’amato, lì si riposa”.

Nella Corte Ducale, due installazioni dialogano dall’acqua: Vanagroria in acciaio specchiato, effimera e illusoria, contro Purità in terracotta, solida come la nobiltà degli elefanti che si purificavano immergendosi.