Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller ritorna a Milano, dopo numerosi successi del passato, con la regia di Enrico Lamanna dal 3 al 14 febbraio al Teatro Carcano, fermata Crocetta della metro gialla.
“Uno sguardo dal ponte” si può considerare uno dei drammi più importanti del teatro americano del Novecento, in cui Miller denuncia e racconta in maniera appassionata la vita dei migranti.
La storia si svolge nella dinamica New York degli anni ’50, dove Eddie Carbone e la sua famiglia vivono un dramma dai connotati epici nella loro piccola quotidianità.
Eddie Carbone è un portuale newyorchese che vive e a Brooklyn con la moglie e la nipote Catherine, per cui ha un attaccamento morboso, nato sia dall’amore sia dalla voglia di proteggerla dai mali del mondo, questo sentimento peggiorerà e sfocerà in tragedia, quando giungeranno in maniera clandestina i due cugini della moglie Marco e Rodolfo.
Fin dalla prima volta che si vedono, tra Rodolfo e Catherine scatta un interesse che lentamente diventerà amore.
Eddie, assistendo a questo nuovo amore, perde la testa e va a consultarsi con l’avvocato di famiglia, che si comporta come amico e mentore, consigliandogli di lasciare libera la nipote di vivere la sua vita; ma Eddie non gli presta ascolto e denuncia i due cugini.
A questo punto la tragedia è già in atto con un ritmo sempre più calzante e sfocerà nell’omicidio di Eddie per mano del cugino, allora il narratore in un breve monologo avvertirà il pubblico di accontentarsi di quello che possiede e di non aver la presunzione di tenere tutto per sé.
Il dramma, anche se del secolo scorso, è coinvolgente grazie all’interpretazione di Sebastiano Somma, nelle vesti di Eddie, che riesce a rendere il dramma attuale e dà la propria interpretazione, nonostante la sua presenza scenica tenda a sovrastare quella degli altri attori.
Ottima interpretazione, con scenografie minimaliste che concentrano l’attenzione dello spettatore sullo sviluppo della tragedia; che in alcuni passaggi però risulta un po’ caotica, lasciando lo spettatore disorientato.

Viaggiatore iperattivo, tenta di sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.