Il respiro della montagna si fa più intenso, più verticale. Sulla leggendaria pista Stelvio di Bormio, teatro di imprese memorabili dello sci alpino, il 19 e il 21 febbraio 2026 si scriverà una pagina inedita della storia olimpica. Per la prima volta in assoluto, lo sci alpinismo diventerà disciplina olimpica, portando sotto i cinque cerchi un’attività che affonda le radici nella cultura alpina più autentica, quella degli uomini che da secoli sfidano la montagna con forza, intelligenza e rispetto.
Non è solo l’ingresso di una nuova specialità nel programma dei Giochi Invernali: è il riconoscimento di un modo di vivere la montagna che in Italia ha trovato la sua massima espressione. Quando gli atleti saliranno sulla linea di partenza della Stelvio, avranno sulle spalle il peso di una tradizione che parla valtellinese, valdostano, altoatesino. Parla il linguaggio di chi conosce ogni sfumatura della neve, ogni piega del terreno, ogni segreto della salita.
Quando la montagna incontra la velocità: anatomia di una disciplina estrema
Lo sci alpinismo è uno sport che non ammette mezze misure. Chi lo pratica deve possedere la resistenza di un maratoneta, la tecnica di uno sciatore provetto, l’intelligenza tattica di un corridore su strada e la lucidità di chi sa che in montagna ogni errore si paga caro. È la sintesi perfetta tra alpinismo e sci, tra verticalità e velocità, tra salita e discesa.
Gli atleti partono con sci ai piedi, ma ben presto l’equipaggiamento diventa parte di un balletto frenetico di gesti tecnici. Durante le fasi di salita, le speciali pelli sintetiche applicate sotto gli sci permettono di avanzare senza scivolare all’indietro, mentre gli attacchi con sistema di rotazione consentono al tallone di sollevarsi dal piano dello sci, facilitando la progressione. Ma ecco che arriva il momento del cambio: in pochi secondi bisogna togliere le pelli, bloccare l’attacco in modalità discesa e prepararsi a lanciarsi lungo il pendio.
Nelle gare sprint olimpiche, che dureranno circa tre minuti e mezzo, gli atleti affronteranno salite di circa ottanta metri verticali intervallate da discese tecniche che richiedono controllo assoluto. Durante la risalita ci sono tre fasi cambio: nella prima si tolgono pelli e sci per proseguire a piedi con ramponcini agganciati agli scarponi, nella seconda si rimontano le pelli per completare la salita, nella terza si preparano gli sci per la discesa finale che porta al traguardo con un finale in stile skating. Ogni frazione di secondo persa in queste manovre può costare una medaglia.
La staffetta mista, l’altra specialità olimpica, vedrà gareggiare coppie composte da un uomo e una donna. Un format che valorizza l’aspetto di squadra in uno sport tradizionalmente individuale, creando dinamiche tattiche affascinanti: chi parte per primo? Come gestire le forze? Quando rischiare e quando amministrare?
L’Italia e le radici profonde dello scialpinismo agonistico
Se lo sci alpinismo entra nel programma olimpico, lo deve in gran parte all’Italia. Non è un caso che i Giochi abbiano scelto proprio Bormio per il debutto: la Valtellina è terra di scialpinisti da generazioni, dove questa pratica non è mai stata solo sport ma cultura, tradizione, identità.
I numeri parlano chiaro: negli ultimi dieci anni i praticanti in Italia sono passati da trentatremila a oltre novantaquattromila. Ma soprattutto, sul piano agonistico internazionale, gli azzurri hanno costruito un dominio quasi incontrastato. Dal 2002, anno della prima edizione dei Campionati mondiali di sci alpinismo organizzati a Serre Chevalier in Francia, l’Italia ha conquistato sessantatré medaglie nelle undici edizioni disputate fino al 2023. Un bottino che testimonia non solo il talento individuale degli atleti, ma la capacità del sistema azzurro di creare una scuola, una metodologia, un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.
La disciplina, gestita in Italia dalla FISI e a livello internazionale dall’ISMF (International Ski Mountaineering Federation), ha vissuto una crescita costante negli ultimi vent’anni. I primi Campionati mondiali del 2002 hanno dato il via a una manifestazione che oggi si tiene ogni due anni, alternandosi ai Campionati continentali. Inoltre, ogni anno si disputa un circuito di Coppa del Mondo con almeno cinque tappe che toccano località sparse tra Europa, Nord America, Sud America e Asia.
I campioni azzurri: storie di fatica e gloria
Quando si parla di sci alpinismo italiano, un nome emerge su tutti: Robert Antonioli. Il valtellinese di Sondalo, classe 1990, è semplicemente il più grande scialpinista della storia. Il suo palmares è un catalogo di primati: diciassette medaglie mondiali (sette ori, otto argenti, due bronzi), tre vittorie consecutive nella classifica generale di Coppa del Mondo (2019, 2020, 2021), sei coppe di specialità. Alle Olimpiadi Giovanili di Losanna 2020, dove lo sci alpinismo ha fatto il suo esordio olimpico, Antonioli era già nel mirino degli addetti ai lavori come uno dei favoriti per Milano-Cortina.
Ma l’Italia non è solo Antonioli. Michele Boscacci, altro atleta di vertice, nel 2025 ha conquistato insieme ad Antonioli il titolo mondiale nella prova long distance al Trofeo Mezzalama, la competizione più prestigiosa del calendario internazionale. Un trionfo che dimostra come i due campioni, pur essendo rivali in pista, sappiano fare squadra quando serve.
Nel settore femminile, Alba De Silvestro rappresenta la punta di diamante della squadra azzurra. Nel 2024-2025 si è piazzata terza sia nella classifica vertical che in quella individual di Coppa del Mondo, e durante il test event olimpico di Bormio del febbraio 2025 ha dimostrato di essere in forma smagliante, qualificandosi per la finale A e chiudendo al sesto posto nella sprint. Accanto a lei, Giulia Compagnoni e Giulia Murada completano un terzetto di atlete capaci di competere per le medaglie in ogni gara.
Altri nomi da seguire sono Matteo Eydallin, oro mondiale nel 2023 in coppia con Antonioli nella gara a squadre, Nadir Maguet, Davide Magnini e il giovane Nicolò Canclini, che ha il vantaggio di gareggiare “in casa” essendo valtellinese. Per Canclini, vedere lo sci alpinismo approdare alle Olimpiadi sulla pista dove si è allenato fin da ragazzo ha un sapore particolare: “È veramente bello vedere lo sci alpinismo arrivare ai Giochi Olimpici sulla pista di casa”, ha dichiarato con emozione.
La squadra azzurra per le Olimpiadi 2026
La FISI ha ufficializzato nel maggio 2025 la composizione delle squadre di sci alpinismo per la stagione 2025-2026, che avrà come culmine appunto i Giochi di Milano-Cortina. In totale sono ventinove gli atleti convocati, diciassette uomini e dodici donne, divisi tra la squadra Coppa del Mondo e la squadra specificamente dedicata alle Olimpiadi.
I raduni di preparazione si sono susseguiti durante l’estate 2025: ad agosto a Primaluna, in provincia di Lecco, diciassette azzurri tra cui Antonioli, Boscacci, De Silvestro, Compagnoni e Murada si sono ritrovati sotto la guida del direttore tecnico Fabio Meraldi per affinare la condizione in vista della stagione cruciale. I tecnici Nicola Invernizzi e Manfred Reichegger hanno lavorato su ogni dettaglio, dalla tattica di gara alla gestione delle fasi cambio, dal potenziamento muscolare alla preparazione mentale.
Meraldi, alla guida della nazionale, ha espresso grande fiducia: “Abbiamo un contingente altissimo. Mi aspetto dei buoni risultati perché abbiamo lavorato con serietà e dedizione”. Le aspettative sono altissime, e non potrebbe essere altrimenti: davanti al pubblico di casa, sulla neve di Bormio, gli azzurri punteranno a monopolizzare i podi.
Un debutto atteso: dallo Youth Olympic Games al palcoscenico mondiale
Lo sci alpinismo ha già avuto un assaggio olimpico ai Giochi Olimpici Invernali Giovanili di Losanna 2020, dove quarantotto atleti provenienti da sedici Paesi hanno gareggiato in tre eventi: gara individuale, sprint e staffetta mista. Fu un’anteprima emozionante che convinse definitivamente il CIO a dare il via libera per l’ingresso nel programma dei Giochi “senior”.
L’approvazione definitiva è arrivata nel luglio 2021, quando il Consiglio esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale ha dato il suo assenso all’inserimento dello sci alpinismo tra le discipline di Milano-Cortina 2026. Una scelta motivata da diversi fattori: l’appeal mediatico di uno sport spettacolare e dinamico, la crescita esponenziale del numero di praticanti nel mondo, la possibilità di valorizzare le montagne italiane e, non ultimo, il forte radicamento di questa pratica nella cultura delle Alpi.
Il riconoscimento ufficiale dell’ISMF da parte del CIO nel 2016 aveva aperto la strada. Oggi la federazione internazionale conta trentotto federazioni nazionali affiliate, con una presenza consolidata in Europa ma anche in espansione in Asia, Nord e Sud America. Paesi come Francia, Svizzera, Spagna, Stati Uniti, Canada, Cina, Corea del Sud e Giappone stanno sviluppando programmi nazionali sempre più competitivi.
Calendario e sfide olimpiche: Bormio si prepara al grande show
Il calendario olimpico dello sci alpinismo è concentrato in due giornate intense. Giovedì 19 febbraio 2026, alle ore 9:50, prenderanno il via le qualificazioni della sprint maschile e femminile. Solo i più veloci accederanno alle fasi finali che si disputeranno nel pomeriggio dello stesso giorno, a partire dalle 12:55. Sarà uno spettacolo rapido, esplosivo, senza respiro: nel giro di poche ore verranno assegnate le prime due medaglie d’oro olimpiche della storia dello sci alpinismo.
Sabato 21 febbraio, alle 13:30, sarà la volta della staffetta mista. Qui la tattica diventa fondamentale: le coppie dovranno sincronizzarsi perfettamente, gestire le energie, sfruttare i punti di forza di ciascun componente. L’Italia, che ai Mondiali 2023 ha conquistato l’argento nella staffetta mista con la coppia Nicolò Canclini-Giulia Murada, ha tutte le carte in regola per puntare all’oro davanti al pubblico amico.
La pista Stelvio, che per l’occasione sarà allestita in una versione inedita, promette di essere un teatro perfetto. Con i suoi 3.186 metri di lunghezza, 987 metri di dislivello e una pendenza massima del 63%, è uno dei tracciati più tecnici e impegnativi al mondo. Chi ha visto passare generazioni di discesisti lanciati a oltre 140 chilometri all’ora sul celeberrimo salto di San Pietro ospiterà ora una disciplina diversa ma altrettanto spettacolare.
Le sfide internazionali: Francia e Spagna all’assalto
Se l’Italia parte con i favori del pronostico, dovrà vedersela con avversari temibili. La Francia schiera un esercito di fuoriclasse: Emily Harrop, vincitrice degli ultimi tre globi di Coppa del Mondo generale e quattro sprint consecutive nella stagione 2024-2025, arriva a Milano-Cortina come la donna da battere. Al suo fianco, Thibault Anselmet e Axelle Mollaret, quest’ultima pluricampionessa mondiale, formano un tandem micidiale.
Anche la Spagna non va sottovalutata: Oriol Cardona Coll, nome ricorrente nei podi delle gare internazionali, e una squadra in crescita costante rappresentano un’insidia seria per le ambizioni azzurre. La Svizzera, tradizionalmente forte in tutti gli sport alpini, ha anch’essa carte da giocare con atleti esperti e determinati.
Un’eredità che va oltre le medaglie
Quando lo sci alpinismo lascerà Bormio dopo il 21 febbraio 2026, avrà consegnato qualcosa di più di tre set di medaglie. Avrà raccontato al mondo intero una storia di montagna vissuta nella sua essenza più pura, dove non esistono impianti di risalita, dove ogni metro di dislivello va conquistato con le proprie forze, dove la fatica è il prezzo da pagare per la discesa liberatoria.
Per i ragazzi delle valli alpine, vedere questa disciplina sul palcoscenico olimpico significa riconoscere valore a una pratica che per loro è quotidianità, passione, stile di vita. Significa dire che la montagna non è solo turismo invernale e piste battute, ma anche verticalità, silenzio, solitudine cercata e ritrovata. È il trionfo di uno sport che non ha bisogno di strutture faragoniche ma solo di neve, pendii e gambe forti.
L’Italia ha contribuito più di ogni altra nazione a portare lo sci alpinismo sotto i riflettori olimpici. Ora, sul suolo di casa, davanti agli occhi del mondo, avrà l’occasione di dimostrare che quel dominio costruito in vent’anni di Mondiali e Coppe del Mondo non era casuale, ma il frutto di una cultura profonda, di una conoscenza intima della montagna, di una tradizione che da Ottorino Mezzalama arriva fino a Robert Antonioli passando per generazioni di alpinisti-sciatori che hanno fatto della verticalità la loro ragione d’essere.
Il 19 febbraio 2026, quando il cronometro partirà per la prima finale olimpica di sempre, sulla Stelvio risuonerà l’eco di quella storia. E chissà che dalle curve di Bormio non parta un inno tricolore capace di scalare anche le cime più alte del mondo.

Direttore editoriale di nonewsmagazine.com | Il magazine dell’ozio e della serendipità.
Direttore responsabile di No News | La free press dell’ozio milanese.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare agli amori sofferti tra le campagne inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo, c’è chi lo chiama “il fondamentalista del Loggione”. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita, tuttavia, rimane la Tosca.





































